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Caserta sta per smantellare

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2012 15:56
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11/11/2012 15:06

Re:
SteveH, 11/11/2012 14:20:

Questa estate non si sapeva già in partenza che Caserta non poteva arrivare alla fine della stagione.




A detta di chi ha scritto l'articolo sì:


Una crisi che parte da lontano (sono due anni che la Juve annaspa per reperire soldi per disputare regolarmente la stagione)



che poi la Lega non lo possa sapere sono d'accordo, sta all'onestà sportiva di chi le cose le sa (certo, mi rendo conto che questo concetto sia piuttosto sconosciuto).
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11/11/2012 15:37

Sono due anni che annaspa ma poi è riuscita sempre a reperirli. Non c'è nessun motivo per escluderla.
Un'altra questione sono le situazioni debitorie pregresse, i conti in rosso, qui si spera che i controlli della Fip siano seri e non aggirabili con espedienti finanziari.



15/11/2012 14:45

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18/11/2012 15:56



Che brutta [SM=g2490502] Certo potevano risparmiarsela [SM=x49446]


Sacripanti e una Caserta che non molla ''Stringiamo i denti, ma ci siamo''

Senza americani, con grosse nubi sul futuro, eppure la Juve tiene la testa alta, vince partite importanti (come contro Bologna) con l'apporto degli italiani e spera in buone notizie. Il coach: ''Il basket è bello ma è malato, se serve blocchiamo le retrocessioni''
di STEFANO VALENTI
ROMA - C'è una sola squadra che ieri ha mandato in campo sei giocatori italiani e nessun americano. Ed ha vinto la partita. Fa clamore, nella stagione che ha concesso ai club di tesserare più stranieri, nonostante si vorrebbe che ad essere protagonisti tornassero ad essere i prodotti dei nostri vivai. Fa ancora maggior clamore perché la squadra che ha perso, la Virtus Bologna, aveva il suo parco-stranieri al completo. E la Juve Caserta, invece, è andata in campo con grosse nubi sul suo futuro. Intanto si gode il lunedì che la vede in classifica con le stesse vittorie di Milano e Venezia.

Stefano Sacripanti, la vostra partita di ieri da dove nasce?
"Mi aspettavo di farne una così, poi non sapevo fin dove ci avrebbe potuto portare. Ma è un po' che ci alleniamo bene, con intensità".
Americani tagliati e non sostituiti, un roster all'osso, notizie solo allarmanti: e lei ci vuol convincere che, in un mondo professionistico, ci si può allenare bene?
"L'emergenza ha responsabilizzato tutti. Non abbiamo né play né guardia americana. Ma abbiamo un'identità. Poi è vero che se riusciamo ad allenarci è perché sono con noi tre ragazzi della zona che non hanno trovato squadra nelle minori, Tomasiello, Luigi e Santoro. Con loro ed i giovani arriviamo ad undici".
Ma allena pur sempre una squadra di Serie A, con esigenze da Serie A.
"I giocatori vogliono giocare.
Quando giocano male dicono "è perché gioco poco". Bene, ora i miei non hanno scuse".
La Juve di oggi s'è aggrappata a tre italiani navigati: il 34enne Michelori, il 33enne Mordente, il 31enne Maresca. Il primo ha giocato con un ginocchio dolorante, il secondo ha dato la svolta, il terzo messo due canestri cruciali. Assieme agli 8 punti di Gentile nell'ultimo quarto.
"Non ho mai nascosto la grande sintonia che ho con Michelori, un guerriero che ha avuto le migliori stagioni con me. Maresca è quello che da questa situazione gode di più perché è un po' come le offerte delle compagnie telefoniche, ora qui ha minuti illimitati. Ed ha bisogno di questo, soffre il dentro e fuori".
Manca Mordente.
"Al di là delle qualità del giocatore e della sua durezza mentale, si sta dimostrando un grande professionista ed un uomo di spessore. E' un esempio per il suo modo di stare in campo, rapportarsi all'allenatore, per i suoi gesti a vantaggio della squadra. E riguardo a Gentile, spero che sfrutti l'occasione di condividerci questa stagione, che può aiutarlo moltissimo nella maturazione".
La vostra stagione dipende da loro?
"Non solo. Ho rivoluto con me Akindele, nonostante opinioni contrarie, perché è uno che mette energia ed attenzione. E poi dipendiamo dalla crescita di Jonunas e Jelovac. Siamo questi, ad oggi. Ma è giusto aggiungere che ragazzini come Cefarelli e Marzaioli hanno tenuto il campo e questo ci ha consentito di essere ancora freschi alla fine. Noi siamo crollati a Roma solo negli ultimi sette minuti e con Varese che non perde mai negli ultimi quattro. Abbiamo un'identità, difensiva. Mentre in attacco, a 65 di media, non sempre si può vincere".
Lei invece quanto tiene ancora, nella situazione di precarietà finanziaria che grava sul club?
"Dipende dalla buona volontà che la società saprà dimostrarci. Noi possiamo arrivare fino ad un certo punto, rinunciando agli americani ed a questo punto contando su un budget inferiore alla metà dello stipendio di qualche giocatore di questa Serie A. C'è da stringere i denti, ma ci siamo".
Qual è il suo punto di non-ritorno?
"Io sono orgoglioso di essere l'allenatore della Juve, da quattro anni. Ho dato, ma anche Caserta mi ha dato tanto. La cosa che mi lascia perplesso è che ogni giorno cambiano cifre e scenari".
E' vero che le hanno proposto una rescissione del contratto, per alleggerire ulteriormente il budget?
"Ci sono proposte che vanno e vengono. Se sarò considerato un peso, valuteremo. Sto aspettando notizie dalla società, ma quella che più desidero è se possiamo metter dentro almeno un giocatore".
L'impressione è che ci si parli molto addosso: il presidente Gervasio ha accusato l'ex patron Caputo di aver abbandonato senza onorare gli impegni; l'onorevole Polverino ha detto a Gervasio che la politica ha fatto quel che poteva, portando dentro l'imprenditore Iavazzi ma che il suo impegno è finito tutto nei debiti pregressi, pesanti. Come si può fare sistema, se lo scenario è questo?
"A questa domanda non posso rispondere. Tutti fanno fatica. Resta cha la Juve è un'eccellenza del territorio. E che meno di così non può costare. A meno di andare in campo con dieci bambini".
Ma se le dicessero: l'obiettivo è salvare il titolo sportivo della Juve, anche a costo di una retrocessione. Lei cosa risponderebbe?
"Sarebbe la focalizzazione di un obiettivo. Se la vittoria su Bologna fa viceversa dire 'dobbiamo salvare il titolo di A' allora bisogna averne i mezzi".
Mercoledì in palestra per ricominciare. I giocatori attendono notizie dalla società o da lei?
"C'è un incontro al giorno. Aspettiamo. I giocatori sono tutte persone serie, si allenano con dedizione. Il mio obbligo è farli lavorare in modo sereno, responsabilizzarli ma senza gravarli di un fardello che non dipende da loro. Allenarli gestendone le forze, per non farli arrivare stesi agli ultimi minuti. E riconosco di aver avuto responsabilità, in qualche partita".
Ci dà una buona notizia su questo campionato?
"Da allenatore della Nazionale Under 20 sono contento che qualche giovane di quella fascia si stia facendo vedere. Il loro problema è avere opportunità in quelle tre stagioni che vanno dai 20 ai 22 anni, ma alcuni stanno dimostrando che, se sperimentati, reagiscono. Poi ci sono tante squadre nuove, Varese è stata la prima a trovare la chimica. Ed è bello non sapere chi vincerà, perché Siena è un'ottima squadra ma ci sono anche Cantù, Milano e Varese. E magari anche altre, che però hanno roster più corti e saranno penalizzati dai quarti al meglio delle sette partite. Che io disapprovo, aiuterà ancora di più le forti e non chi gioca meglio".
La sua ricetta?
"Il basket è bello ma malato, va individuata la cura per rimetterlo in salute. Anche col blocco delle retrocessioni per qualche stagione, se serve".

notiziarioitaliano.it



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