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Droga, la svolta dei grandi del mondo "E' il momento di legalizzarla"

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2016 20:42
02/06/2011 03:36

NEW YORK - Cinquant'anni di guerra alla droga hanno fallito e all'Onu non resta che prenderne atto. Dicendo basta alla criminalizzazione e trattando l'emergenza mondiale per quello che è: una questione sanitaria. Di più: legalizzando il commercio delle sostanze stupefacenti - a partire magari dalla cannabis. Firmato: l'ex presidente dell'Onu che di questa politica fallimentare è stato uno dei responsabili, cioè Kofi Annan. Ma anche Ferdinando Cardoso, George Schultz, George Papandreu, Paul Volcker, Mario Varga Llosa, Branson. I grandi del mondo della politica, dell'economia e della cultura mondiale - che certo nessuno si sognerebbe mai di associare a un battagliero gruppo di fumati antiproibizionisti.

La clamorosa dichiarazione verrà resa nota oggi a New York in una conferenza stampa: il primo atto di una grande campagna mondiale che raccoglie e rilancia tante idee di buon senso che troppi governi (compresi quelli che loro amministravano) continuano a negare. Lo slogan è efficace: "Trattare i tossicodipendenti come pazienti e non criminali". E l'obiettivo è più che ambizioso: cambiare radicalmente i mezzi che Stati e organismi internazionali hanno fin qui inutilmente seguito per sradicare la tossicodipendenza. Il traguardo è una petizione da milioni di firme che verrà presentata proprio alle Nazioni Unite per adottare le clamorose conclusioni dei "saggi": su cui certamente si scatenerà adesso un dibattito internazionale.

"La guerra mondiale alla droga ha fallito con devastanti conseguenze per gli individui e le comunità di tutto il mondo" si legge nel rapporto presentato dalla Global Commission on Drug Policy. "Le politiche di criminalizzazione e le misure repressive - rivolte ai produttori, ai trafficanti e ai consumatori - hanno chiaramente fallito nello sradicarla". Non basta. "Le apparenti vittorie nell'eliminazione di una fonte di traffico organizzato sono annullate quasi istantaneamente dall'emergenza di altre fonti e trafficanti". Basta dare un'occhiata alle statistiche raccolte dal rapporto. Nel 1998 il consumo di oppiacei riguardava 12.9 milioni di persone: nel 2008 17.35 milioni - per un incremento del 34.5 per cento. Nel 1998 il consumo di cocaina riguardava 13.4
milioni: dieci anni dopo 17 milioni - 27 per cento in più. Nel 1998 la cannabis era consumata da 147.4 milioni di persone: dieci anni dopo da 160 milioni - l'8.5 per cento in più. Sono i numeri di una disfatta.

A cui si accompagna un'altra debacle. "Le politiche repressive rivolte al consumatore impediscono misure di sanità pubblica per ridurre l'Hiv, le vittime dell'overdose e altre pericolose conseguenze dell'uso della droga". Da un'emergenza sanitaria a un'altra: un disastro che è anche un tragico spreco. "Le spese dei governi in futili strategie di riduzione dei consumi distraggono da investimenti più efficaci e più efficienti". L'elenco delle personalità coinvolte è impressionate. Il panel è l'organismo che a più alto livello si sia mai pronunciato sul fenomeno: tutti esponenti della società politica e civile internazionali che prima o poi si sono occupati ciascuno nel proprio campo dell'emergenza. Da Kofi Annan all'ex commissario Ue Javier Solana. Dall'ex segretario di Stato Usa George P. Schultz all'imprenditore miliardario e baronetto Richard Branson. Dal Nobel Vargas Llosa all'ex presidente della Fed Paul Volcker. Ci sono quattro ex presidenti: il messicano Ernesto Zedillo, il brasiliano Fernando Cardoso, il colombiano Cesar Gaviria, la svizzera Ruth Dreifuss. C'è l'ex premier greco George Papandreu. C'è lo scrittore messicano Carlos Fuentes. C'è il banchiere e presidente del Memoriale di Ground Zero John Whitehead. La loro voce sarà rilanciata adesso dall'organizzazione no profit Avaaz che conta già nove milioni di iscritti in tutto il mondo.

Non è solo la denuncia del fallimento della politica internazionale. E' anche la prima sistematica proposta di una risposta globale. Invitando i governi a sperimentare "forme di regolarizzazione che minino il potere delle organizzazione criminali e salvaguardino la salute e la sicurezza dei cittadini". Ma anche di quelle persone negli ultimi gradi del sistema criminale: "Coltivatori, corrieri e piccoli rivenditori: spesso vittime loro stessi della violenza e dell'intimidazione - oppure essi stessi tossicodipendenti". Il rapporto presenta e analizza una serie di "casi critici" dall'Inghilterra agli Usa passando per la Svizzera e i Paesi bassi. Evidenziando quattro principi.

Principio numero uno: le politiche antidroga devono essere "improntate a criteri scientificamente dimostrati" e devono avere come obiettivo "la riduzione del danno". Principio numero due: le politiche antidroga devono essere "basate sul rispetto dei diritti umani" mettendo fine alla "marginalizzazione della gente che usa droghe" o è coinvolta nei livelli più bassi della "coltivazione, produzione e distribuzione". Principio numero tre: la lotta alla droga va portata avanti a livello internazionale ma "prendendo in considerazione le diverse realtà politiche, sociali e culturali". Non sorprende il coinvolgimento di tante personalità dell'America Latina: quell'enorme mercato che finora si è cercato di sradicare soltanto a colpi di criminalizzazione e che è invece - dice proprio l'ex presidente colombiano Gaviria "il risultato di politiche antidroga fallimentari". Principio numero quattro: la polizia non basta e le politiche antidroga devono coinvolgere dalla famiglia alla scuola. "Le politiche fin qui seguite hanno soltanto riempito le nostre celle - dice Branson, l'inventore del marchio Virgin - costando milioni di dollari ai contribuenti, rafforzando il crimine e facendo migliaia di morti".

E' una rivoluzione. Sostanziata dalle raccomandazioni contenute nei principi. Una su tutte: "Sostituire la criminalizzazione e la punizione della gente che usa droga con l'offerta di trattamento sanitario". Come? "Incoraggiando la sperimentazione di modelli di legalizzazione" a partire dalla cannabis. L'appello è secco. Bisogna "rompere il tabà sul dibattito e sulla riforma" dicono i saggi. Che concludono con uno degli slogan che hanno portato alla Casa Bianca Barack Obama: "The time is now". Il momento è questo. Non abbiamo già buttato cinquant'anni?
(02 giugno 2011)

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anche se venisse fatto solo per incassare un po' del sommerso del mondo sarebbe già una buona cosa.
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02/06/2011 11:17

E da oggi in poi "Legalize it" si trasfomerà in "They're going to legalize it"!



19/06/2011 13:05

Una proposta antiproibizionista arriva proprio dalla Francia. Un Paese dove la ‘canna’ ha rappresentato sempre un argomento tabù. Dove la legge è rimasta costantemente durissima contro l’uso delle droghe leggere. Una delle più severe d’Europa anche quando, tra gli anni Ottanta e Novanta, in Italia e ancora di più in Spagna si ostentava in merito una certa nonchalance. Ebbene, proprio in Francia si chiede ora una possibile depenalizzazione della cannabis.

Ad avanzare la proposta, mercoledì scorso, è stato un gruppo di deputati del Partito socialista, la principale forza dell’opposizione che alle presidenziali del prossimo anno, visto il tracollo di Nicolas Sarkozy nei sondaggi, potrebbe anche strappare la vittoria. I parlamentari sono capeggiati da Daniel Vaillant, ex ministro degli Interni : classe 1949, aria seriosa della nomenclatura socialista pura e dura dei tempi che furono. Insomma, niente a che vedere con un no global o con un intellettuale della rive gauche che senza ‘fumo’ manca d’ispirazione. Vaillant lo disse la prima volta nel 2003, in un’intervista al quotidiano ‘Libération’: “Se vogliamo ridurre il numero dei consumatori di droghe leggere in Francia dobbiamo depenalizzare: non c’è altra strada”. Ora lui, che è pure sindaco del 18° arrondissement di Parigi, una delle aree più popolari della città e che ne sa qualcosa della violenza che il traffico di stupefacenti può provocare, ritorna all’attacco.

Il rapporto chiede “la legalizzazione controllata da parte dello Stato della cannabis, per uscire una volta per tutte dall’ipocrisia”. Nel concreto si liberalizzerebbe il commercio di droghe lggere, consentito in appositi punti vendita, simile ai tabacchi. In parallelo sarebbe consentita la creazione di una sorta di coffee shop sul modello olandese, dove poter comprare e consumare il prodotto. “Spazi di socialità” li definisce il testo. Al pari delle sigarette e degli alcoolici, lo Stato gestirebbe e regolerebbe produzione, commercializzazione e consumo della cannabis, al quale si potrebbero consacrare fino a 53mila ettari di terreno in Francia per la coltivazione.

Il progetto, che ha provocato polemiche, ma raccolto anche tanti inattesi consensi, arriva a sorpresa in un Paese dove al riguardo si è sempre scelto di ricorrere alla mano dura. Sulla base di una legge del 1970, applicata mediante il codice di salute pubblica, il consumo di cannabis è punito con una pena che può andare fino a un anno di carcere o con una multa fino a 3.750 euro: nessuno sconto per una dose di consumo giornaliera. In realtà dipende tutto dall’atteggiamento della polizia, che può decidere di non richiedere l’avvio di una procedura penale. Sta di fatto che i fermi per le droghe leggere si aggirano intorno ai 90mila all’anno. E che molte delle custodie cautelari (strumento utilizzato in misura massiccia in Francia) vengono applicate proprio nel caso di giovani beccati con un po’ di fumo in tasca. Non solo: il carattere perentorio e un po’ vago, senza alcun accenno alle dosi giornaliere, rende talvolta difficile la distinzione fra consumatore e trafficante, per il quale si prevede fino a dieci anni di prigione.

La severità della legge francese, poi, non ha ottenuto i risultati attesi nella prevenzione. Vengono stimati a quattro milioni i francesi che ricorrono alle droghe leggere almeno una volta nell’anno e a 1,2 milioni i consumatori abituali. Uno degli argomenti ricordati in questi giorni da chi ha voluto appoggiare l’idea di Vaillant. Sono molti i politici fra i socialisti - ma perfino un conservatore come Dominique de Villepin, ex premier di centro-destra, prototipo dell’alto borghese parigino – che hanno ammesso di apprezzare il lavoro di Vaillant. E di essere favorevole a limitare alla sola multa la possibile condanna del consumo di cannabis. Alcuni, invece, come Ségolène Royal, ne hanno preso le distanze.

Intanto un sondaggio di Ifop, pubblicato dal quotidiano ‘Sud-Ouest’, rileva che il 63 per cento dei francesi è contrario alla depenalizzazione e il 36 per cento favorevole Una minoranza, certo, ma neanche tanto piccola in un Paese dove il tema ha sempre rappresentato più o meno un tabù, non proprio al centro di un dibattito nazionale. Richiesto, invece, ora da Vaillant e dai deputati socialisti. Tra chi ha meno di 35 anni, poi, è già il 51 per cento ad appoggiare la proposta.

di Leonardo Martinelli


bello che settimana scorsa ero ad amsterdam e lì dopo l'estate i coffee shop diventeranno associazioni solo per residenti...

dimenticavo la fonte ilfattoquotidiano.it
[Modificato da FussingAndFighting 19/06/2011 13:10]
11/12/2013 17:09

nel frattempo qualche cosa si è mosso

MONTEVIDEO - ll Senato uruguayano ha approvato in via definitiva il progetto di legge che prevede che sarà lo Stato a farsi carico della produzione, distribuzione e vendita della marijuana, dopo una lunga giornata di dibattito.

La norma è passata con i soli voti del Frente Amplio, la coalizione di sinistra al governo a Montevideo. I partiti dell'opposizione si sono opposti alla storica riforma, con un risultato di 16 voti a favore e 13 contrari, su un totale di 30 seggi (uno dei senatori dell'opposizione era assente).

IMMAGINI Il presidente più povero del mondo

La legge prevede la creazione di un Istituto di regolamentazione della cannabis (Inc), che concederà licenze ai privati per la coltivazione delle piante da parte di singoli (massimo sei piante a testa), associazioni di consumatori (massimo 45 soci e 99 piante) e produttori più importanti, che venderanno la marijuana attraverso una rete di farmacie autorizzate, per un massimo di 40 grammi mensili a persona.

Per rendere possibile il controllo del mercato della marijuana sarà creato anche un registro di consumatori, la cui privacy sarà garantita dalle norme già esistenti in materia di protezione dei dati.

Il presidente José Mujica ha ribadito che l'obiettivo della riforma non è "diventare un Paese del fumo libero", ma piuttosto tentare un "esperimento al di fuori del proibizionismo, che è fallito" per riuscire a "strappare un mercato importante ai trafficanti di droga".

I senatori del Fronte Ampio hanno argomentato, durante le 12 ore che è durato il dibattito, che la riforma rappresenta un punto di equilibrio fra la proibizione e la legalizzazione del cannabis, attraverso la regolamentazione e il monitoraggio del ciclo produttivo della marijuana in ognuna delle sue fasi.

IL RITRATTO La rivoluzione di "Pepe" Mujica

L'opposizione, da parte sua, ha sostenuto che la legge approvata rappresenta una chiara violazione dei trattati internazionali in materia di droghe, presenta grosse difficoltà di implementazione e potrebbe risultare incostituzionale, perché prevede la creazione di un organismo statale, l'Inc, meno di un anno prima delle elezioni politiche e presidenziali previste per novembre del 2014, il che è proibito dalla carta magna uruguayana.

Lo stesso Mujica ha ammesso che "forse l'Uruguay non è pronto per questa esperienza", come dimostrano i sondaggi, secondo i quali oltre il 60% dei cittadini si oppone alla riforma, sottolineando che se l'opposizione riunisce le firme necessarie non si opporrà alla convocazione di un referendum abrogativo della discussa riforma.

Concluso l'iter parlamentare, l'anno prossimo - dopo l'estate australe - si passerà alla prova dei fatti. Responsabili del governo hanno detto che la produzione e la vendita della marijuana di Stato sarà pronta verso giugno o luglio e hanno garantito un prezzo competitivo con quello del mercato illegale: un dollaro al grammo.

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oltre l'uruguay ci sono un po' di stati negli stati uniti. come ad esempio lo stato di washington il colorado e altri che ora non ricordo. ieri davo una occhiata ad una delle poche città americane che mi piacerebbe ancora vedere seattle. sono organizzati talmente male che fanno anche il servizio a domicilio.http://www.thcfinder.com/?searchtxt=seattle&x=0&y=0
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12/12/2013 16:45

Re:
FussingAndFighting, 19/06/2011 13:05:




bello che settimana scorsa ero ad amsterdam e lì dopo l'estate i coffee shop diventeranno associazioni solo per residenti...

dimenticavo la fonte ilfattoquotidiano.it




So di arrivare lunghissimo, comunque ad amsterdam i coffee shop continuano ad essere aperti a tutti


12/12/2013 17:03

e h heh eh e si si ho avuto anche tempo di riandarci....

meno male che hanno capito la follia. vero è che comunque in olanda diminuiscono

questa estate sono stato a barcellona. un amico vive li è mi ha introdotto al cannabis club dove va lui in modo da farmi associare. che dire avessimo anche noi un vuoto legislativo di questo genere lo aprire anche io un cannabis club in italia!!!

detto questo ho trovato il rapporto qualità prezzo superiore a quello di amsterdam. chiaramente dovendo essere presentati per entrare si è molto più limitati nella scelta. almeno da turista.

hai dato una occhiata ia menù di seattle? ora il fumo si chiama concentrato!!! :D
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14/12/2013 19:24

Re:
FussingAndFighting, 12/12/2013 17:03:

e h heh eh e si si ho avuto anche tempo di riandarci....

meno male che hanno capito la follia. vero è che comunque in olanda diminuiscono

questa estate sono stato a barcellona. un amico vive li è mi ha introdotto al cannabis club dove va lui in modo da farmi associare. che dire avessimo anche noi un vuoto legislativo di questo genere lo aprire anche io un cannabis club in italia!!!

detto questo ho trovato il rapporto qualità prezzo superiore a quello di amsterdam. chiaramente dovendo essere presentati per entrare si è molto più limitati nella scelta. almeno da turista.

hai dato una occhiata ia menù di seattle? ora il fumo si chiama concentrato!!! :D





In realtà da quanto so nel sud dell'olanda sono un paio d'anni che i coffee shop sono aperti esclusivamente ai residenti, però non ho ancora conosciuto qualcuno che si è preso il rischio di andare a verificare!
linkami il menù!
18/12/2013 15:08

il link è alla fine del terzo post. comunque basta che vai su thcfinder e cerchi seattle
15/01/2014 03:49

OMA - Rivedere la legge Fini-Giovanardi sulle droghe. E' quanto propone il M5S che ha dato il via sul portale online alle procedure per discutere un progetto di legge. Si parte dalla proposta a firma di Vittorio Ferraresi. Il deputato Cinque Stelle propone, di fatto, una liberalizzazione dell'uso della cannabis attraverso tre punti: dalla depenalizzazione della Cannabis Indica, alla possibilità di coltivarla. Ma pagando una tassa di concessione governativa.

"La legge Fini-Giovanardi è un provvedimento intollerabile che ha creato solo un'assurda repressione nei confronti di chi fa uso di droghe leggere - si legge sul blog di Beppe Grillo - ha contribuito all'emergenza carceraria e ha distolto le Forze dell'Ordine da impegni più importanti. Oggi il MoVimento 5 Stelle presenta una proposta che rappresenta il primo passo verso la modifica di questa legge".

"I punti principali della proposta: 1) Spostamento in Tabella II della "Cannabis Indica" tra le sostanze a blando effetto stupefacente, differenziandola quindi dalle droghe pesanti presenti in Tabella I. Si dimezzano in modo deciso le sanzioni penali per le sostanze previste in Tabella II". 2) Rendiamo non punibile la coltivazione di max 4 piante di Cannabis Indica in un luogo indicato nel provvedimento autorizzativo vincolato al pagamento di una tassa di concessione governativa. Viene consentita la detenzione fuori da questo luogo, e la cessione a titolo gratuito di una quantità di max 5 g di sostanza per uso personale. Resta fermo il vincolo della maggiore età - prosegue Ferraresi - 3) Eliminiamo l'arresto obbligatorio per le sostanze in Tabella II (inclusa la cannabis indica), per evitare che per modiche quantità si venga condotti in carcere. Inoltre si eliminano gli illeciti amministrativi per le sostanze della stessa tabella in modo da evitare intasamenti burocratici e gravi impedimenti, come la sospensione della patente di guida o sospensione del passaporto".

Si invitano, infine, tutti gli attivisti e simpatizzanti del Movimento a partecipare attivamente alla stesura della legge: "Sul portale LEX del M5S il testo può essere modificato seguendo i vostri consigli, proposte e critiche.
Partecipa!"

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dopo le imbeccate di leghisti e vendoliani che lasciano il tempo che trovano già questa idea di proposta del m5s potrebbe essere un notevole miglioramento
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15/01/2014 07:20

Torino ha votato x la liberalizzazione.
Intanto se vi sentite tappati e dovete sboccare ascoltatevi Formigoni a mattino5 di ieri, commenti cosi da bar e qualunquisti sulla cannabis non li avevo mai sentiti.
15/01/2014 10:44

MattinoCinque? Ammazza rici, ti tratti proprio bene! Nell'etere cosa ascolti? Radio Mater?

Cooooooomunque se non ha detto Preferisco un buon bicchiere di vino è una dichiarazione a metà.
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15/01/2014 18:50

I miei quando escono di casa per lavorare hanno il vizio di lasciare la tv della cucina accesa (oh, ne avremo così tanti da buttar via) e quando faccio colazione mi ritrovo canale 5 già impostato. Tendenzialmente piazzo dmax, ma siccome si parlava di liberalizzazione ho ascoltato un confronto di cervelloni fra Cecchi Paone e Formigoni!
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16/01/2014 23:40

Cecchi Paone per mettere sul campo una voce tendezialmente illuminata.
Il must è dalle droghe leggere si passa a quelle pesanti.

Almeno l'uso terapeutico deve passare...


Dietrofont anche per un’altra depenalizzazione della discordia. Il senatore Sergio Lo Giudice, Pd, chiedeva di liberalizzare le droghe leggere. Dopo una intera mattinata di polemiche, di fronte alle barricate dell’opposizione e del Ncd, il Pd ha deciso di rinviare la discussione ad altro momento. «Meglio sminare il terreno del ddl sulla messa in prova. Avremo presto l’occasione giusta», dice Lo Giudice.
Già, perché mezzo Pd si è accodato al senatore Luigi Manconi per un ddl che liberalizza la cannabis sia pure per scopi terapeutici. «In Italia - spiega Manconi - l’uso terapeutico della cannabis è ancora un tabù, mentre da anni la letteratura scientifica ha mostrato l’efficacia dei farmaci a base del principio attivo Thc per molte malattie».



Come ricorda la relazione preparatoria al ddl, «in America sono già ventuno gli Stati dell’Unione che consentono l’uso terapeutico dei derivati della cannabis». E sono noti gli effetti positivi su pazienti per diverse patologie, da quelle neurologiche a quelle oculistiche.



17/01/2014 11:58

Temo il giorno in cui aboliranno le tette perché dal colostro si passa al whisky.
17/01/2014 16:04

ahhhhhhh ecco perchè!!!!!!! :D

a me fa piacere vedere come dal 2011 ad oggi le cose siano iniziate effettivamente a cambiare nel mondo. 21 stati americani con dispensari di cannabis per uso terapeutico. 2 di questi stati hanno fatto poi un paio di conti e si sono detti che potenziali 1.5 miliardi di dollari in 5 anni schifo non gli avrebbero fatto e via di legalizzazione per la massa. in uruguay hanno svoltato in maniera epocale. produzione interna e vendita statale. in spagna sfruttando un vuoto legislativo che non sembra voler essere colmato, hanno aperto negli ultimi anni un numero notevole di cannabis club e comunque il possesso è punito con una multa.

noi come al solito siamo in dietro anni luce (la giovanardi fini è un qualche cosa di folle) ma per fortuna (sfortuna in realtà ma tant'è) siamo talmente privi di iniziativa che qualcuno dobbiamo copiare...

inizio ad essere ottimista per tutte le persone che potrebbero trarne benefici fisici ma non possono ed anche per quelli come me che per uno 0.2 sono rimasti senza patente, sono finiti dallo psicologo (che ti guarda e ti dice: è che ci vuoi fare così funziona...ora ci facciamo due chiacchiere) ed hanno ulteriormente intasato la macchina burocratica italiana
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10/02/2014 23:14

www.linkiesta.it/fini-giovanardi-costituzione

Non credo che la Consulta arrivi a tanto, per un discorso di equilibri fra i poteri. Vero anche che questa pratica di decreti più confusionari dei derivati della finanza deve finire. E soprattutto é triste come ogni volta che in un referendum si raggiunge un risultato, la legge ordinaria successiva trova un modo per calpestare la volontà della maggioranza. É successo qui, é successo in materia di responsabilita dei giudici, é successo con gli stipendi della regione sardegna
11/02/2014 00:10

sono tutto incrociato. aspettavo domani per parlarne.... speriamo ci liberino da sto schifo

comunque quel paio di petizioni (inutili ma comunque poco pubblicizzate) a favore dell'uso terapeutico hanno fatto in pochi giorni 80k di adesioni. una l'ho firmata ed è di una donna ammalata di sclerosi multipla che non volendola fumare ha iniziato a mangiarla

vediamo un po'
[Modificato da FussingAndFighting 11/02/2014 00:20]
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11/02/2014 12:40

Sono sempre dell'idea: legalizzazione totale, ma estremamente controllata.

Siamo tutti consci che una canna "non fa male", ma comunque altera momentaneamente il tuo stato pisco-fisico. Ergo, a mio modo di vedere, il numero di canne che ti fai deve e dove the le fai deve essere estremamente regolamentato. Uso della stessa solo all-interno di strutture regolamentate e acquisto tramite tessera sanitaria con i dati dei tuoi acquisti che diventano dato sensibile. Avrei piacere che il mio chirurgo non sia fatto un super cannone in pausa pranzo. Cosi' come vorrei evitare di assumere nella mia ditta autisti che ogni tanto si fanno una sigaretta un po' piu' forte.

Questo ovviamente deve essere affiancato ad una lotta totale del nero che emergerebbe: se io stato ti offro una soluzione a prezzo giusto e regolamentata, non fai il furbo ad aggirare l'ostacolo. Ergo galera, in quanto non hai scusanti.
11/02/2014 13:06

Io con lo stesso principio legalizzerei TUTTE le droghe ma non succederà mai.
11/02/2014 14:07

Re:
hogfan, 11/02/2014 12:40:

Sono sempre dell'idea: legalizzazione totale, ma estremamente controllata.

Siamo tutti consci che una canna "non fa male", ma comunque altera momentaneamente il tuo stato pisco-fisico. Ergo, a mio modo di vedere, il numero di canne che ti fai deve e dove the le fai deve essere estremamente regolamentato. Uso della stessa solo all-interno di strutture regolamentate e acquisto tramite tessera sanitaria con i dati dei tuoi acquisti che diventano dato sensibile. Avrei piacere che il mio chirurgo non sia fatto un super cannone in pausa pranzo. Cosi' come vorrei evitare di assumere nella mia ditta autisti che ogni tanto si fanno una sigaretta un po' piu' forte.

Questo ovviamente deve essere affiancato ad una lotta totale del nero che emergerebbe: se io stato ti offro una soluzione a prezzo giusto e regolamentata, non fai il furbo ad aggirare l'ostacolo. Ergo galera, in quanto non hai scusanti.




e se invece come più probabile si beve 3 bicchieri di vino?


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