Certo ragazzi, avete entrambi ragione: sindacare sulla morte di un giovane sarebbe assurdo e quasi offensivo.
Tutti noi abbiamo rischiato la vita almeno una volta facendo una c*zzata, ad esempio io ho rischiato di cadere da tot metri (non ricordo il numero preciso) cercando di accedere a un playground chiuso per giocare di notte.
Il problema che ho voluto sottolineare è l'utilizzo dei social nell'ambito della felicità personale, in pratica più bello è il selfie, più riceverò like e più mi sentirò bene.
Parliamo di un vortice che ha inghiottito molti nostri ragazzi bravissimi (Roberto aveva appena preso 30 e lode in analisi II all'UniFI) che lì per lì sono contenti, ma poi si trovano il vuoto dentro.
E a volte il vuoto può essere anche fuori e, ahimè, reale.