Fonte: basketuniverso.it
Mario Delle Cave: una stellina che si è spenta due volte
7 Giugno 1994, 4 Settembre 2004, 7 Settembre 2011… Sono tra quelle date che tutti vorremmo non dover ricordare e che invece rimarranno per sempre nella storia di questo sport. Il 7 Giugno 1994, il 4 Settembre 2004 e il 7 Settembre 2011 non fu tagliata nessuna retina e le lacrime versate non furono di gioia; in questi tre giorni tragici furono tagliati i fili delle vite di tre cestisti e il mondo della palla a spicchi versò lacrime amare, amarissime.
Probabilmente molti di voi sapranno che il 7 Giugno 1994 morì Drazen Petrovic, uno dei migliori, se non il migliore in assoluto, giocatori europei di sempre e che il 4 Settembre 2004 se ne andò Alphonso Ford, il miglior marcatore dell’Eurolega moderna. Sono meno invece coloro i quali sanno che il 7 Settembre 2011 non si spense un campione affermato, ma un ragazzo che aveva tutte le carte in regola per diventarlo:
Mario Delle Cave, talento classe ’93 della Stella Azzurra Roma.
Mario nasce il 25 Febbraio 1993 in Bolivia, ma si trasferisce poco dopo in Italia, con la sua famiglia e il fratello Gianni, di due anni più grande e anch’egli cestista scuola Stella Azzurra. Nel 2007 viene notato dalla società capitolina ed entra così a far parte di uno dei settori giovanili più importanti d’Italia: qui, tra gli altri, si è formato un certo Andrea Bargnani.
Alla Stella ci si allena duramente, i giovani atleti fanno una vita da professionisti e il modus operandi è talmente metodico da poter sembrare ossessivo: qui si respira basket 24 ore al giorno e la cura dei dettagli è maniacale. I risultati però sono lusinghieri e le soddisfazioni non tardano ad arrivare, visto che Mario era uno dei prospetti più interessanti del basket nazionale e che nella sua, seppur breve, carriera aveva già mostrato doti non comuni. Durante il suo primo anno alla Stella vinse il titolo regionale segnando i due liberi decisivi allo scadere del tempo supplementare, conquistò il Trofeo delle Regioni rifilando 28 punti in finale alla Lombardia e disputò i primi tornei con la maglia della Nazionale. Negli anni successivi si aggiudicò diversi titoli regionali e partecipò a varie finali nazionali, ma alcune sue prestazioni resteranno negli annali.
Nella finale valida per il Trofeo Under 17 Elite segnò 40 punti regalando la vittoria alla sua squadra, l’anno successivo ne infilò 38 in una gara contro la Virtus Roma e trascinò così i suoi alle finali nazionali. Pochi mesi dopo fu protagonista della salvezza della sua squadra in C Dilettanti: prima segnò il canestro della vittoria allo scadere a Cagliari, al ritorno annientò la squadra sarda con 28 punti. Il destino però già iniziava a giocare contro di lui, dato che un brutto infortunio alla spalla gli fece saltare tutto il finale di stagione. In estate Mario lavorò duramente e recuperò dall’operazione a tempo di record, venendo convocato per una tourneé della Nazionale Under 18 negli Usa. In questa occasione Mario giocò contro Oak Hill Academy e North Carolina, avendo l’opportunità di calcare il leggendario parquet di Chapel Hill. Purtroppo questo talento purissimo non ebbe mai la possibilità di finire il suo percorso delle giovanili e di sbocciare definitivamente ad altissimi livelli, perché poco prima dell’inizio del suo ultimo anno di Under 19 un maledetto incidente stradale lo portò via.
Mario, intorno alle 14:00 di quel giorno maledetto, era fermo ad un semaforo nella zona del Foro Italico, in sella al suo scooter con un compagno di squadra: stavano andando ad allenarsi, come faceva tutti i giorni nel centro sportivo della Stella Azzurra sulla Flaminia. Quel giorno però Mario non arrivò mai all’Arena Altero Felici, perché venne travolto da un Fiat Ducato dei Carabinieri e si spense per sempre. Il militare alla guida del furgone dichiarò che l’impianto frenante del veicolo non rispose ai suoi comandi e quindi non riuscì a fermarne la corsa. Le perizie però dimostrarono che la verità era un’altra: l’impianto frenante e sterzante del furgone funzionavano correttamente e l’incidente avvenne perché il maresciallo affrontò una curva a 70 kilometri orari in un tratto dove il limite era di 50, toccò con due ruote il marciapiede e perse il controllo del furgone, che andò così a invadere le altre corsie e travolse il povero Mario.
A distanza di poco più di due anni il processo contro l’uomo che ha ucciso Mario si è concluso con una sentenza indecente: il carabiniere ha patteggiato una pena di due anni con sospensione condizionale. In base agli articoli 163-168 del codice penale al reo, la cui condanna non supera i due anni di reclusione e che secondo il giudice non commetterà di nuovo lo stesso reato, può essere concessa la sospensione condizionale della pena per cinque anni (in caso di delitti). Se al termine di tale periodo il condannato non avrà commesso altre azioni della stessa natura, il reato si estingue e la pena non viene eseguita. Parafrasando per i meno pratici di diritto: se quest’uomo nei prossimi cinque anni non commetterà nessun altro omicidio, non farà neanche un giorno di carcere dopo aver ucciso un giovane diciottenne e dopo, per di più, aver reso falsa testimonianza sull’accaduto. Una sentenza pazzesca, inaccettabile e che sporca in maniera vergognosa (non ho nessuna remora nel dirlo) la memoria di un ragazzo che non faceva altro che inseguire il suo sogno con costanza, abnegazione e risultati eccellenti.
I genitori di Mario ovviamente non hanno accettato il responso:”Giustizia oggi non è stata fatta. La giovane e preziosa vita di nostro figlio è stata ingiustamente portata via e nessuno di certo mai ce la ridarà. Essere costretti però, a distanza di anni, a vedere il responsabile della sua morte cavarsela con così poco è l’ennesima, orribile beffa che infanga la memoria di Mario e con la quale saremo costretti a convivere per il resto dei nostri giorni”.
Neanche i suoi ex compagni di squadra e la società in cui Mario è cresciuto hanno accettato la sentenza e in occasione della partita di DNB contro Pescara hanno messo in atto una singolare protesta: il quintetto base della Stella Azzurra ha scioperato, rifiutandosi di giocare la prima azione della gara e sedendosi a terra, mentre la gigantografia di Delle Cave, sempre esposta all’Arena Altero Felici, veniva coperta da uno striscione che recitava “Due anni in cambio di una vita”. Una protesta civile ma molto toccante, a testimoniare la rabbia per una perdita che lascia ancora un segno profondissimo in tutta la Stella Azzurra. Per la cronaca poi gli stellini hanno vinto la gara grazie alle giocate di un altro giovane fenomeno, quell’Andrea La Torre, classe ’97, che prima ha segnato la tripla del supplementare e poi il canestro della vittoria all’overtime. Una vittoria sofferta, voluta e sudata: per Mario, come l’avrebbe conquistata Mario, che arriva però poco dopo una sua grande sconfitta, la seconda, dolorosa come la prima e della quale, anche stavolta, è solamente la vittima e non il responsabile; una stellina che si è spenta due volte, una stellina che hanno spento due volte.
Ecco il
video della protesta dei giocatori della Stella Azzurra
[Modificato da !LULLABY! 25/02/2015 17:58]