Leggo e pubblico sperando che sia uno scherzo.
Stavo guidando per tornarmene a casa. Da sola. E quindi stavo ascoltando la radio. Tutto procedeva tranquillamente: traffico, pioggia, stomaco brontolante, stanchezza.
Finché d’un tratto non ho scoperto di avere un problema con l’intervista al Prof della InterFacoltà di Economia - Lettere e Filosofia dell’Università del Sacro Cuore Simone Regazzoni. Sento crescere dentro di me un misto di stupore e indignazione man mano che Simone espone la sua “Filosofia di Lost”.
Lost.
L-O-S-T.
Posso tollerare che chiami i personaggi del mio serial tv preferito “caduti”, posso tollerare che altre persone oltre me si siano fatte domande su “come andrà a finire la serie”… ma non posso assolutamente accettare che gli studenti di Simone abbiano questo programma nei loro piani di studio (copio-incollo così com’è dal sito):
Filosofia delle arti visive
Prof. Simone Regazzoni
OBIETTIVO DEL CORSO
Il corso si propone di analizzare il significato e il valore estetico delle nuove forme di arte visiva prodotte nell’ambito della cultura di massa, con particolare attenzione alle nuove serie tv americane.
PROGRAMMA DEL CORSO
Il corso ricostruirà, in prima battuta, la trasformazione della cultura visuale e il suo impatto nella società contemporanea, per poi dedicarsi all’analisi delle nuove serie tv americane, in particolare Lost, Dr. House e 24.
BIBLIOGRAFIA
Blitris, La filosofia del Dr House, Ponte alle Grazie, 2007.
F. Carmagnola, Il consumo delle immagini. Estetica e beni simbolici nella fiction economy, B. Mondadori, 2006.
A. Grasso, Cattiva maestra televisione. Perché i telefilm sono diventati più importanti dei libri e del cinema, Mondadori, 2007.
N. Mirzoeff, Introduzione alla cultura visuale, Meltemi, 2005.
S. Regazzoni, La filosofia di Lost, Ponte alle Grazie, 2009.
S. Regazzoni (a cura di), Pop filosofia. Esercizi filosofici attraverso la cultura di massa, il Melangolo, 2009.
J.J. Wunenburger, Filosofia delle immagini, Einaudi, 1999.
DIDATTICA DEL CORSO
Lezioni in aula.
METODO DI VALUTAZIONE
Orale, con possibilità di integrare l’esame orale con la discussione di una tesina.
Ecco, io ho un problema con tutto questo.
Simone ha 9 anni più di me, è docente a contratto e fa sostenere ai suoi studenti UN ESAME UNIVERSITARIO su Lost. E io - quaggiù - sto per sentirmi male.
Due cose in particolare mi stanno trafiggendo nel più profondo dell’anima:
1) Che qualcuno scriva dei libri come “La filosofia di Lost” e li venda al prezzo di 12 euro. (Con la conseguenza che c’è chi se li compra e il numero minimo di acquirenti è sicuramente almeno pari al numero di studenti del corso “Filosofia delle arti visive”). O anche “Harry Potter e la filosofia” - medesimo autore - ha, per me, un che di sconcertante.
2) Che lo studente medio di “Filosofia delle arti visive” debba STUDIARSI Lost mentre io ho fatto anche le 4 del mattino per guardare 7 o 8 episodi di fila della mia adorata serie tv, trascurando così lo studio di materie di ingegneria dove, purtroppo, a nessun professore passerebbe per l’anticamera del cervello di verbalizzarti un voto sul libretto perché hai impiegato ore e ore* della tua vita a “studiare Lost”.
* Quante ore? Dunque, fino alla 5 stagione sono stati trasmessi 98 episodi (tralascio gli speciali). Ciascun episodio ha una durata media di 40 minuti. In totale 65,3333 ore.
Bene, dicevo che ho un problema.
Mi sento autolesionista. Sento di aver sbagliato tutto nella mia vita. E’ come se mi fosse stata schiaffata davanti agli occhi la verità nuda e cruda: SEI SCEMA, c’è scritto a lettere cubitali luminose nel mio cervello. SEI SCEMA perché invece di deprimerti con il test del Chi-Quadro o le varie implementazioni del TCP a quest’ora potevi guardare e riguardare Lost in loop senza che tua mamma si lamentasse con “non mi dire che stai ancora guardando quella stupida serie!!!!!! Non sarebbe meglio se ti mettessi a studiare?”. E io, se mi fossi iscritta al corso “Filosofia delle arti visive”, avrei potuto replicare con un “mammina cara, non disturbarmi: STO STUDIANDO!”.
Simone, bravo. Hai generato in me uno sconforto tale che è un miracolo che io sia ancora qui a scrivere sul blog e non sia andata a schiantarmi contro il primo palo mentre guidavo e ascoltavo la tua assurda intervista. Ho sentito che vaneggiavi, sostenevi che alcune serie tv americane possono essere considerate una nuova forma di Arte. Ti ho sentito, sai? E da allora ho un nuovo problema.
drunla.altervista.org