Il basket è una scienza quasi esatta.
La maggior parte delle scelte da fare su un terreno di gioco segue regole matematiche, è la diretta conseguenza di un'azione che causa una reazione da parte dell'avversario. Questo è vero a tal punto che se si prendono degli ottimi giocatori di basket essi possono giocare tranquillamente insieme anche senza schemi ed anche se non hanno mai giocato insieme prima.
Quanto scritto finora è vero quasi sempre. Appunto,
quasi.
Esistono poi le scelte dettate dalla filosofia, che sono le più difficili proprio perché non esiste risposta giusta o sbagliata, o meglio è giusta la scelta vincente, ma non è possibile sapere a priori quale essa sia. Mentre guardavo la lavagna tattica ho pensato a questo argomento, anche perché tocca molti aspetti del gioco.
Inizio dal tiro.
In che misura un tiro segnato è bravura dell'attaccante stesso, inteso come singolo giocatore, ed in che misura influisce la bravura della squadra di costruire un buon tiro? Io sono della scuola di pensiero che fonda le sue radici nell'affermzione "il tiro o ce l'hai o non ce l'hai", quindi penso che sia principlalmente bravura individuale e di conseguenza tendo a rispettare i tiratori sempre, anche se non sono in buona posizione o fuori equilibrio, e a concedere il tiro a chi non ha percentuali eccelse anche quando si tratta di un tiro relativamente facile. Ovviamente la premessa è che dove è possibile difendere su tutto si difende su tutto, queste considerazioni vengono quando la coperta si rivela corta e bisogna scegliere a chi concedere cosa.
Difesa, raddoppi.
Quando raddoppiare? Beh, ovviamente sempre quando questo non porta svantaggio, quindi quando è l'attacco che si spazia male per esempio dando palla dentro ad un lungo molto schiacciato e lasciando un tiratore mediocre che al posto di andare in angolo resta a 6 metri dal canestro; e quando raddoppiare rischiando? Vale la pena raddoppiare un lungo che sta facendo il vuoto in post basso? Per me solo in casi estremi, da Shortsanitis in su per intenderci, lasciare un uomo responsabilizza il difensore mentre sapere di avere un aiuto porta ad una condivisione di responsabilità che può causare una difesa molle di due al posto di una difesa attenta ed energica di uno. In più se un avversario è forte in genere è anche un buon passatore e quindi il raddoppio non vale la candela. Invece dove lo farei sempre è su un portatore di palla scarso tecnicamente o con poco talento, perché un raddoppio prima della metà campo porta uno svantaggio alla difesa che è ancora possibile recuperare con una buona rotazione, in quel caso il gioco vale la candela.
Difesa a zona. Quando toglierla?
A questo faccio fatica a rispondere, ovviamente il primo attacco alla zona, il più facile di tutti, è quello di tirare da fuori. Dall'angolo se è a fronte dispari o dall'ala se è pari ma è sempre possibile arrivare ad un tiro perlomeno accettabile. Bene, se gli avversari fanno 3/3 cosa fare? E' un dilemma simile all'uomo che aspetta l'autobus alla fermata. Teoricamente più aspetta e più gli conviene aspettare ancora, oppure tanto valeva partire subito a piedi, ecco è poco probabile che una squadra segni sempre però la reazione d'istinto di dire "3/3 basta, si torna ad uomo" spesso prevale.
Gestione della panchina.
Le squadre di eurolega hanno roster da 10 giocatori, in campionato spesso si gioca con 7/8 elementi. Quando chi entra dalla panchina offre una prestazione nettamente inferiore ai titolari cosa fare? E' meglio peredere qualche punto di vantaggio (o aumentare lo svantaggio) facendo riposare i titolari oppure spremerli fino alla fine col rischio di trovarseli stanchi nel finale? Secondo me decisamente la seconda, perché credo fortemente nel cuore dei campioni, se un giocatore è veramente bravo potrà essere stanco quanto vogliamo farà sempre la differenza, sempre.
Mi sono dilungato abbastanza (
), ditemi quello che ne pensate voi, scrivete altre situazioni analoghe in cui non esiste una scelta giusta per definizione, oppure se siete d'accordo o meno con me su quanto scritto sopra da me.