Nella "seconda serie" (lo metto sempre virgolettato perché è un manga-anime con regole tutte sue, è anche quello il bello) i personaggi cominciano decisamente a prendere forma e ci si sbellica dalle risate. Devo dire che c'è un po' di fanservice (ah-ehm... Jigoku no Fubuki...), ma pace, ci si accontenta, tutto sommato ci sta.
Solo una cosa non riesco a capire: come mai nel "fumetto" non vengono conclusi degli avvenimenti e si passa di botto ad altri a volte facendo intuire come sono finiti, altre volte no. Il "cartone" non ha quella caratteristica, credo che sia voluto per dimostrare qualcosa che francamente mi sfugge.
One-Punch Man è un'opera di rottura totale col passato, non è solo una parodia: da una parte si prende per il culo le storie di supereroi e affini, dall'altra l'autore sta provando a creare qualcosa di diverso, di semplice ma innovativo al tempo stesso.
Riguardo quest'ultimo, so che recentemente sono girati dei nomi, ma nessuno è sicuro della sua vera identità... se è una trovata commerciale anche questo è geniale.
Perfino Nonciclopedia non riesce a farci ironia e, anzi, viene battuta dalla stessa ironia del manga, perché è talmente "avanti" che non sono riusciti a fare la parodia della parodia.
Per l'appunto, riguardo le parodie, secondo me la vittima preferita, oltre ai vari Superman, Batman e Spiderman, è decisamente Naruto: ho visto come One ha trattato lo scontro finale della "seconda serie" (beh, chiamarlo "scontro" è un eufemismo visto che stiamo parlando di Saitama
) ed è una presa per il culo galattica della battaglia fra Naruto e Pain in cui l'autore di One-Punch Man in pratica ci fa capire che Kishimoto non ha fatto praticamente dire niente ai personaggi nonostante le centinaia di parole spese.
Riguardo la sigla, non sono un appassionato di quel genere musicale, qualsiasi esso sia, ma mi è molto piaciuta la cover di Jonathan Young perché è anche la versione che, in quanto a concetti espressi in giapponese, si avvicina di più alla traduzione corretta.
Esiste anche la versione italiana, ma non mi è piaciuta la scelta delle parole, ad ogni modo è proprio questo il bello di essere "open": sei un prodotto di tutti, appartieni a tutti.