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Harry Potter è sposato, ha tre figli ed è diventato un impiegato statale

Ultimo Aggiornamento: 17/01/2021 23:02
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13/02/2016 17:01

Comunque, a parte questo, la Rowling ce l'ha messa tutta per "guadagnarsi un altro yacht" (cit. Iuzzo):

www.corriere.it/cultura/16_febbraio_11/harry-potter-and-the-cursed-child-luglio-arriva-ottavo-libro-saga-397fc506-d096-11e5-9819-2c2b53be31...




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14/02/2016 02:50

Sì però il libro è solo la sceneggiatura della rappresentazione teatrale quindi non è nemmeno una notizia ma una mezza notizia.



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[IMG]http://i67.tinypic.com/hwfsx0.jpg[/IMG]



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18/02/2016 18:05

Ma che cazzo?!?!?!?!?!??!? Ahahahahahahahah!!!!!!!!!!!!!!!!



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25/02/2016 09:35

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Sì è vero, pensavo fosse un romanzo invece è la stesura della sceneggiatura.
Comunque per me Harry Potter finisce con il sette, punto. Se vuole scrivere dei figli, diventa un'altra storia.
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25/02/2016 16:33

Idem come sopra.
Per me il Naruto Gaiden e i film sul figlio non esistono in alcun modo.
Tra l'altro con la prima opera Kishimoto è andato a sputtanare completamente la parte della storia in cui si palesava l'esclusività dello sharingan relativa al solo clan Uchiha.
Lammerda de lammerda de lammerda.



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26/02/2016 09:11

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Quando il brodo si allunga troppo la minestra perde sapore. Come si suol dire..."preferisco ricordarlo com'era" [SM=g27835]
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26/02/2016 11:41

Secondo me gli spin-off ci stanno, ma bisogna farli in modo oculato e studiarseli bene.
Nel caso di Harry Potter c'è tutto un mondo su cui scrivere delle vere e proprie opere d'arte, ma a quanto pare ci si è accontentati così.
Secondo me HP si può ancora "spremere" e soprattutto si può farlo bene... è quello il punto; Naruto no, perché l'autore ha sviscerato tutti i misteri in modo frettoloso (per sua stessa ammissione) e malissimo. O meglio: ci proveranno, ma combineranno solo disastri.
C'è anche il fattore-rappresentatività di una nazione: se HP non fosse rappresentativo del Regno Unito e dell'Inghilterra in particolare non avremmo visto il principe William sventolare una bacchetta "a cavolo" e farsi fotografare così. Intendo dire che HP ha il suo fattore "politico"... e verrà sicuramente ripreso in futuro, esattamente come Naruto è stato rappresentativo del Giappone per più di 12 anni, vedi addirittura i francobolli.

[IMG]http://i67.tinypic.com/2rpyxc7.jpg[/IMG]

Stiamo parlando di due opere che hanno avuto un impatto culturale devastante, paragonabile a quello di Matrix (ma sì, mettiamoci dentro anche il mondo cinematografico statunitense).



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27/02/2016 19:10

Chissà che pressioni faranno alla Rowling.
Secondo me sarà difficile trovare saghe come Harry Potter e Naruto, sono quelle storie che tirano fuori dal cilindro una volta ogni 50 anni.



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28/02/2016 18:17

Certo, ma solo in ottica commerciale.
Non si può paragonare HP al Signore degli Anelli ad esempio.



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06/03/2016 04:41

Sono 2 saghe diverse scritte in epoche diverse.



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06/03/2016 18:20

Nah.
Il paragone secondo me ci sta.



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12/03/2016 13:57

Infatti lo spin-off di Breaking Bad, "Better Call Saul", è stato studiato divinamente ed è una figata.
Concordo sul brodo allungato, in ogni caso sono appena tornato da Londra e il marchio Harry Potter tira più di un pelo di .... aldilà della Manica :D
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12/03/2016 21:15

Grazie della segnalazione, volevo cominciare a seguire il primo, ma sono sempre rimasto un po' fissato sul genere-anime. In questi giorni sono ripartito con la prima serie di Dexter, per cui ti puoi immaginare... quando mi affeziono a qualcosa non la mollo mai e difficilmente cambio gusti.
In realtà sono ripartito con Dexter perché ci ha messo lo zampino Italia 2, ma tant'è... in fin dei conti mi accontento di tutto purché non sia una castronata colossale, ad esempio in questo giorni La5 sta trasmettendo Dr. House... per dire...
Quindi mi confermi che Harry Potter ormai è diventata la storia rappresentativa e istituzionale della Gran Bretagna... ci credo... e, come dice Iuzzo, sarà difficile trovare un degno successore.
E ora una domanda che vi farà rabbrividire: con tutto ciò che siamo in grado di fare noi italiani (quando ci muoviamo veramente non ci batte nessuno)... è possibile che... il prodotto di intrattenimento più di impatto che siamo riusciti a produrre negli ultimi anni... è stato Favij?
Minchia, un libro, un film, un cartone... una c...o di storia... proprio non riusciamo a trovarla? [SM=x52092]



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13/03/2016 22:28

Favij è imbarazzante.



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16/03/2016 11:09

Siamo tristi dentro
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16/03/2016 11:14

Intendevo questo...

Non sappiamo più raccontare le favole
Un saggio americano: solo gli inglesi riescono a inventarle. Non hanno paura del lato oscuro


08/01/2016
MASSIMO GRAMELLINI

La rivista letteraria The Atlantic, americana, ha condotto un’inchiesta dettagliata ed è giunta alla conclusione che in quest’epoca di ansie assortite e lettori bisognosi di cure affabulatorie, soltanto gli inglesi siano ancora capaci di popolare l’immaginario dei bambini di ogni nazione ed età. Alla notizia che l’Inghilterra, magari con l’aggiunta dell’Irlanda, detenga l’esclusiva delle favole qualcuno storcerà il naso e opporrà le sue eccezioni, però è un fatto che il più formidabile parto fantastico degli ultimi decenni è stato il maghetto Harry Potter, britannico, la cui saga si inserisce in un filone avviato dai personaggi di Tolkien e C.S Lewis, britannici anch’essi. Sarà il rapporto più stretto con la natura e con i miti fondativi pagani, l’assenza di una religione troppo moralista e inibente, la passione diffusa per i saperi esoterici, ma gli inglesi (e gli irlandesi) sembrano avere conservato un seme di conoscenze antichissime e la capacità di diffonderle attraverso un codice di immagini e archetipi che non parla all’emisfero razionale del cervello, ma si rivolge direttamente al subconscio di tutti gli esseri umani.

Uno dei momenti più emozionanti della mia vita è stata la scoperta che, accanto al significato letterale, le favole ne celavano un altro simbolico. Uno dei momenti più tristi è stato accorgermi che di questa scoperta non importava niente quasi a nessuno. Eppure mi vengono ancora i brividi quando penso agli artisti illuminati che dalla notte dei tempi hanno rivestito i segreti dell’esistenza e persino le future rivelazioni della fisica quantistica con le metafore dei racconti per l’infanzia. Quando penso che la Bella e la Bestia è la storia dello spirito che si riconcilia con la materia. Che la spada nella roccia è un simbolo fallico e la sua estrazione da parte del giovane Artù un rito di iniziazione sessuale. Che il bacio del principe azzurro alla bella addormentata è la metafora di quel risveglio consapevole che sta alla base di ogni antica tradizione spirituale. Che la rinuncia al simbolo del potere - sia esso l’anello elfico che Frodo va a gettare nel vulcano di Mordor o la bacchetta di sambuco che Harry Potter decide di spezzare dopo averla vinta a lord Voldemort nel duello finale - è l’atto supremo di distacco che completa l’evoluzione interiore dell’eroe.

Non è importante comprenderli con la mente, certi significati reconditi. L’emozione della favola li porta egualmente là dove devono andare: al di sotto della corteccia dell’Ego, nel regno della coscienza che Jung chiamava il Sé. La lettura delle favole procede su due livelli. Il subconscio infatti non comprende le parole. Il suo alfabeto è fatto di immagini e suoni. Mentre il piccolo lettore ascolta le avventure di principi e principesse, da qualche parte dentro di lui si forma l’immagine simbolica su cui potrà fare affidamento per il resto della vita. Quando, smarrita la sbornia di “realtà” tipica dell’età dello sviluppo, sentirà il bisogno di attingere a una conoscenza eterna per lenire le proprie paure e sviluppare i propri talenti.

Tutto questo gli inglesi non lo hanno dimenticato. E hanno avuto la forza di ricordarlo al mondo. Non è solo questione di lingua. Anche gli americani scrivono in inglese, ma le loro trame per l’infanzia esprimono un intento educativo, e dunque pragmatico, che smorza sul nascere lo sbrigliarsi della fantasia. Huck Finn è un capolavoro e Mark Twain un genio, ma si tratta di un capolavoro e di un genio intrisi di realtà. Persino la metafisica Moby Dick di Melville è appesantita da decine di pagine francamente noiose sulle varie tipologie di balene, quasi che lo scrittore avesse voluto rimarcare la base scientifica della sua straordinaria creazione. La cultura nordamericana ha compresso l’irrazionale fin dalle origini, assieme ai nativi indiani che ne sarebbero stati i naturali cantori. La concretezza etica della società fondata dai Padri Pellegrini ha spinto i compositori di favole a interpretarle non come una vacanza del pensiero, ma come il rivestimento zuccheroso di una medicina fatta di regole morali da impartire sotto forma di apologo con morale incorporata.

E gli italiani? Avendo copiato gli americani praticamente in tutto, non potevamo che seguirli anche in questa strage della fantasia immolata sull’altare della cosiddetta realtà. Pinocchio è un gigante della narrativa universale, eppure fu ignorato per un certo periodo persino dai suoi contemporanei. Le biografie di Collodi pubblicate dai giornali dopo la sua morte liquidano il burattino in poche righe. L’autore stesso non ebbe piena consapevolezza della sua opera, che toccò a Benedetto Croce sdoganare almeno dal punto di vista letterario. Collodi era un massone e non c’è pagina di Pinocchio che non contenga un riferimento alchemico (a cominciare dal nome del protagonista che si rifà alla ghiandola pineale, il “terzo occhio” di cui ogni tradizione esoterica si ripropone l’attivazione). Ma non ha lasciato eredi. Oggi si scrivono favole anche molto poetiche, intasate soprattutto di animali che parlano e ragionano come gli umani, ma manca la magia della spiritualità che in un Paese cattolico come il nostro viene ancora associata esclusivamente alla religione. Mentre il misticismo pagano che è alla base delle fantasie immortali degli inglesi si nutre di boschi, di orfani e di lettori che abbiano voglia di lasciarsi lambire dalla loro ombra a costo di perdervisi.
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16/03/2016 14:30

Premetto una cosa: a me il fantasy e in particolare quello britannico di elfi e fatine non mi fa impazzire (diciamo che lo tollero), sono più attratto dalla fantascienza.
Sicuramente ci sono prodotti italiani di un certo livello, ma non vengono valorizzati dalle case editrici/di produzione cinematografica/ecc... nostrane.
Da quel punto di vista l'ultima cosa semi-decente che ho letto è stata "La neve se ne frega", ma sappiamo perché l'autore ha avuto successo... perché era già un cantante affermato a livello internazionale. [SM=g27829]



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21/03/2016 00:56

Quell'articolo fa distinzione fra USA e GB, secondo me non è vero che negli USA sono più realisti e meno fiabeschi, sono più per la teoria di Dave e cioè se ho capito bene che sono tutti bravi a scrivere ma in Italia non riusciamo a mettere sul mercato niente perchè chi emerge è il raccomandato di turno che risponde a logiche di mercato.
Detto questo qualcosa di vero c'è: loro hanno la Rowling, noi abbiamo la Troisi, a ognuno la sua.



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21/03/2016 10:42

Secondo me invece è vero. Avendo letto sia autori inglesi che americani, condivido le affermazioni dell'articolo. E' una questione di sensibilità differente. Il retroterra magico (perchè di questo stiamo parlando) delle fiabe è certamente tipico della tradizione britannica, non americana.
Mi dispiace, ma in Italia non ho ancora trovato nessuno all'altezza. Ma non è mica un difetto, a ciascuno le sue caratteristiche.
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