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L'esplosione di Nicolò Melli al Bamberg

Ultimo Aggiornamento: 14/12/2015 12:02
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11/12/2015 19:27

Merita un topic specifico. La crescita che può dare giocare in una squadra competitiva in Eurolega è nettamente superiore ai minuti giocati nel campionato italiano. Spero che questo dia la spinta ad altri italiani a fare la stessa esperienza, finché non avremo club che non facciano fatica per raggiungere almeno le Top16.

Intervista da Repubblica.it:

Da Milano al Bamberg, l'ala azzurra protagonista di una stagione finora eccellente, nominato mvp di novembre dell'Eurolega.

ROMA - Dall'Italia alla Germania, da una metropoli come Milano a Bamberg, cittadina di 70 mila abitanti, capitale della birra. Quando in estate Niccolò Melli ha accettato l'offerta del club tedesco fresco campione di Germania non si aspettava di integrarsi così bene in una realtà completamente diversa. Ai risultati sul campo (il Bamberg guida la Bundesliga con 9 vittorie e 2 sconfitte e nonostante la sconfitta di ieri con il Maccabi ha già staccato il biglietto per la Top 16 di Eurolega) si sono aggiunti importanti riconoscimenti personali come la convocazione per l'All Star Game tedesco e soprattutto la nomina a mvp del mese di novembre dell'Eurolega, primo italiano a riuscirci.

Tre mesi in Germania. Un primo bilancio?
"Assolutamente positivo, anche se di fatto a parte una favolosa qualificazione alla Top 16 di Eurolega finora non abbiamo ancora vinto nulla. C'è sempre spazio per migliorare, ed è quello l'obiettivo quotidiano mio e di tutta la squadra".
Come si trova a Bamberg?
"Benissimo. E' una città piccola, tranquilla. Su 70 mila abitanti in settemila sono sempre al palazzetto, in pratica ci segue il 10% della popolazione. Vivono di basket, vai in giro e tutti sanno chi sei ma ti lasciano tranquillissimo. E' l'isola perfetta per fare pallacanestro. E' la città della birra, ce ne saranno almeno 50 diverse, per ora ne ho assaggiate un paio. La lingua? Non mi ci sono ancora messo come avrei voluto, la imparerò perché sarebbe stupido non approfittarne".
Che campionato è quello tedesco?
"Sicuramente più competitivo di quello che mi aspettavo. Non è un torneo così semplice come può apparire dall'Italia, da noi le prime tre-quattro squadre tedesche lotterebbero per lo scudetto. Le altre non hanno un talento straordinario ma spesso e volentieri ti scontri con filosofie ben precise, squadre atletiche, che corrono, non molto tattiche ma indubbiamente con una filosofia che cercano di mantenere. Ce la giochiamo con il Bayern Monaco (che il Bamberg ha battuto nell'ultimo turno, ndr) e Alba Berlino, ma stanno giocando bene anche Francoforte e Ludwigsburg".
Differenze con l'Italia?
"La più evidente riguarda gli impianti. Purtroppo siamo indietro anni luce. In Germania c'è stato un investimento maggiore nelle infrastrutture, si gioca anche in palazzetti piccolini, come ce ne sono in Italia, ma sono sempre pieni, c'è un pubblico che ti sostiene dal primo all'ultimo secondo. E' una questione di cultura sportiva. Quando affrontiamo in trasferta una piccola la partita è una festa, il pubblico è felice di vedere i campioni di Germania, la squadra di casa gioca mentalmente libera senza la pressione di dover vincere a tutti i costi. Magari qui non c'è la passionalità tipica dell'Italia, campi come Pistoia e Cantù non li trovi, ma c'è un coinvolgimento completamente diverso".
Al Bamberg ha trovato una struttura con una forte impronta italiana, dall'allenatore Trinchieri al direttore sportivo Baiesi. Quanto ha inciso la loro presenza sulla sua scelta?
"Ha inciso il fatto che fossero determinati e entusiasti di avermi in squadra. La loro presenza mi ha aiutato nell'integrazione, nell'entrare a far parte di questa realtà, ma non sono venuto in Germania perché il coach è un italiano. Sono venuto qui perché credevano in me. Nel basket nessuno può garantirti nulla, tra il restare a Milano e fare una nuova esperienza i presupposti erano diversi. Io volevo mettermi alla prova fino in fondo e Bamberg mi offriva questa possibilità".
Che allenatore è Trinchieri?
"Uno molto tosto, che sa di pallacanestro, che ogni giorno chiede qualcosa ai suoi giocatori. C'è sempre da imparare, come dice lui bisogna arrivare in palestra allacciati. E' bello lavorarci, ti fa crescere tanto''.
Rispetto all'esperienza in Italia la troviamo cresciuto anche fisicamente. E' solo impressione?
"E' una cosa che mi hanno fatto notare in molti. Ho messo su un paio di chili, tutto merito della cura del wurstel. Scherzi a parte, sto lavorando tanto e bene ma come ho fatto negli anni di Milano. Sicuramente avere un altro ruolo all'interno della squadra facilita il vedere certe mie caratteristiche".
Ma la storia di Melli che dall'Italia si porta in Germania ogni ben di Dio è vera?
"E' tutto frutto dei preconcetti che noi italiani abbiamo nei confronti dei tedeschi. In realtà in Germania pensavo di trovare della gran carne e invece paradossalmente trovo più facilmente della buona frutta e della buona verdura, non me lo sarei mai aspettato. Però è vero che quando i miei genitori e la mia ragazza sono venuti a trovarmi in Germania avevano la macchina stipata di alimenti".
Lei in Germania, Hackett in Grecia all'Olympiacos, Datome in Turchia. Il Made in Italy protagonista in Europa ma anche il segnale di un campionato che non riesce più a tenersi i suoi giocatori migliori.
"Vedere sempre le cose in maniera negativa è sbagliato. Per il basket italiano avere dei giocatori protagonisti all'estero dovrebbe essere prima di tutto un motivo di vanto. Questo non vuol dire scordarsi l'altra faccia della medaglia, perché indubbiamente in Italia c'è qualcosa che non va. Non credo che la colpa sia solo dei giocatori, è una questione più profonda e non saprei dirti qual è la ricetta vincente. Ciò che fa specie è vedere come si eviti di puntare su certi giovani italiani pensando che un americano proveniente dal college e alla prima esperienza fuori dall'America possa dare per forza di cosa di più, quando secondo me non può avere quel senso di appartenenza di un qualsiasi giocatore italiano".
Sarà soddisfatto a fine stagione se...
"Se vinceremo lo scudetto e faremo delle buone Top 16 cercando di confermare quando fatto vedere nella prima fase. Personalmente spero di essere costante per tutta la stagione e diventare un punto di riferimento per questa squadra".
Capitolo Nazionale, a luglio vi aspetta il preolimpico e un nuovo allenatore, Messina.
"Intanto spero che il preolimpico si giochi in Italia, ci darebbe ulteriore motivazione e stimolo. All'Europeo abbiamo dimostrato di poter far bene, l'arrivo di Messina non potrà che darci una ulteriore caratura internazionale. Speriamo di arrivare tutti sani e salvi alla fine di una stagione che sarà lunga. Il gruppo è ottimo, i presupposti per far bene ci sono".





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12/12/2015 14:30

Che scarso, non si è nemmeno tirato un pugno sul petto durante l'intervista.
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14/12/2015 11:48

[SM=g3162512]

Chissà perchè tutti quelli che vanno all'estero non vogliono più tornare...
Due spunti interessanti dell'intervista:
- gli impianti e il clima sportivo
- gli italiani all'estero fanno meglio che in Italia

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14/12/2015 12:02

I tedeschi hanno deciso di investire seriamente in questo sport (e non intendo solo a livello economico), e i risultati si vedono.
La competitività del loro campionato è in continua crescita, e l'arrivo di giocatori dall'esterno non può che favorire questo sviluppo.

In merito agli italiani all'esterno c'è poco da dire, se non che in pochi hanno il coraggio di andare in un ambiente dove il posto lo devi guadagnare (leggi panda no grazie). Però l'esperienza paga, e i casi Melli e Aradori lo dimostrano.
[Modificato da Rodman86 14/12/2015 12:05]
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