Ed anche su Dino Meneghin con poco talento ci sarebbe qualcosa da dire. E' vero che era conosciuto per le doti difensive e per il temperamento, ma guarda che aveva fondamentali mica da ridere ed intelligenza tattica notevole. Era un lungo molto mobile, molto coordinato (le sue entrate dopo il gioco ad elle con D'Antoni, archetipo del pick'n'roll contemporaneo, lo dimostravano), bravo a giocare spalle a canestro e ad usare bene il gancio, con un discreto tiro frontale dalla media distanza e percentuali decorosissime ai liberi. Nella Varese mostruosa di quei giorni e nella Milano fantastica degli anni ottanta aveva talenti offensivi fuori dal comune (Morse, Yelverton, Raga, McAdoo, Carroll, Premier, Carr...) sui quali si poggiava il gioco offensivo della squadra, ma quando serviva anche Dinone veniva coinvolto e rispondeva alla grande. Misteriosamente era tra i top scorer quando si giocavano le partite decisive del girone a sei di qualificazione della Coppa dei Campioni e le finali (i tabellini sono lì a dimostrarlo), chissà come mai... In nazionale secondo me non ebbe mai lo stesso peso specifico, anche in attacco, ribadisco, che ebbe nei club; lì incideva più col carisma e col sacrificio difensivo. Per citare la sua grandezza e la sua completezza vorrei ricordare una partita di Coppa Campioni degli anni ottanta. Lo Zalgiris Kaunas, che era campione dell'URSS e grande favorita in Coppa, venne a Milano per giocare una partita decisiva, al Palalido, del girone di qualificazione. Era lo Zalgiris sul quale il colonnello Gomelsky poggiava per costruire la grande nazionale sovietica di quel periodo ed aveva come stella lo spaventoso Sabonis di quel periodo, giovane e senza i problemi alle ginocchia che lo avrebbero angustiato più tardi (se Sabonis avesse potuto giocare in quel momento nell'NBA ci saremmo davvero divertiti...). La partita venne presentata anche come lo scontro generazionale tra Meneghin, un lungo del vecchio basket, e Sabonis, un giocatore altissimo e grossissimo, ma con fondamentali sublimi, capace di passare come Cosic e di tirare come un'ala piccola, insomma, un modello per il basket del futuro. Tutti si aspettavano che il vecchio Dino arrancasse dietro il lituano e subisse un'umiliazione. Invece, con una partita di intelligenza totale, Meneghin annullò Sabonis con una difesa in anticipo (e buoni raddoppi ed aiuti dall'altro lungo in campo...) e tagliafuori feroci e maligni (quei gomiti, quei gomiti...) a rimbalzo, limitando moltissimo il contributo offensivo del ragazzone lituano. Ma da fine psicologo in campo e conoscitore del gioco e delle fasi situazionali, Meneghin capì i limiti di Sabonis, ingigantiti dalla situazione emotiva della partita e prese ad attaccarlo con penetrazioni velocissime lungo la linea di fondo, alle quali quel cristone non seppe rispondere, chiudendo con diciotto punti o giù (o sù) di lì... Superfluo aggiungere che Milano vinse...