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VIRTUS BOLOGNA

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2016 13:38
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29/01/2014 18:21

Valli e il manifesto per la Virtus

di Daniele Labanti - Crossover
Giorgio Valli e’ la rivoluzione. E come ogni rivoluzione, porta con se’ speranze, cambiamenti, freschezza, dubbi, preoccupazioni. Valli alla Virtus e’ una cosa naturale come il sorgere del sole: in Virtus e’ cresciuto, ha lavorato alle giovanili e in prima squadra nell’era di Ettore Messina, da anni si caldeggiava un suo approdo. Nell’ambito di un percorso per impossessarsi di nuovo dell’identità Virtus, la società ha compiuto una scelta perfetta. Ma poi anche Valli dovrà confrontarsi con i problemi di una squadra che ha vinto due gare nelle ultime undici, e’ scivolata in fondo alla classifica e ha trasformato, in tre mesi, gli entusiasmi iniziali in solenni incazzature.

Difficile proseguire con Luca Bechi, anche se le colpe non erano solo e tutte di Luca Bechi. Ora Valli, allenatore preparato e già esperto, metterà le mani in una squadra non sua, con giocatori che probabilmente non avrebbe mai scelto: Matt Walsh, ad esempio, e’ un talento tutto da vedere all’interno di una realtà tecnica cosi stravolta. Ma un buon allenatore, si dice, sa tirar fuori il meglio. E la squadra, saprà e vorrà tirare fuori il meglio? Perche quando parlo di rivoluzione intendo rivoluzione nel vero senso del termine: non ci sono allenatori più diversi di Bechi e Valli. Un po’ come dire Mazzarri e Zeman (senza volerli collegare ai “nostri due”, ovviamente). Tutto quello che non e’ Bechi, e’ Valli. E viceversa. Ora la Virtus dovrà in poco tempo creare ed assimilare un sistema di gioco, dovrà evaporare l’uno contro uno per dare luce a una sorta di passing game, dovrà incanalare il pick’n’roll in soluzioni funzionali, dovrà essere prioritaria la comprensione di un sistema difensivo. Non era tutto sbagliato prima, non sarà tutto giusto dopo. E poi toccherà ai risultati dire, il campo non mente. Ma se questo e’ l’inizio di un sentiero giusto, dovrà anche esserci il tempo di percorrerlo.

Non sono un amante dei coach scelti a febbraio: tendono a morire a luglio. Lo stesso Bechi e’ stato confermato ma non e’ stata una scelta del nuovo management, anzi tutti sanno che a spendere più d’una parola fu l’ad Piergiorgio Bottai, unica figura legata alla precedente gestione. All’arrivo degli scossoni, Bechi e’ saltato. E Valli? Ha firmato fino a giugno. Se va ai playoff verra’ portato in trionfo. Se non ci andrà – ed e’ possibile – spunteranno i critici, gli insoddisfatti, quelli che “ma c’e’ libero Tizio, prendiamo lui”. Perché i coach, e le squadre, si fanno in estate, non in inverno. E tutti sanno che il nome di Paolo Moretti, oggi a Pistoia, e’ ben più di una voce di mercato. La speranza accorata e’ che si fissi presto un punto di partenza solido, all’interno di un mondo bianconero che raggruppa di nuovo suoi prodotti di qualita’ – Villalta, Valli, Consolini, Sanguettoli, ma pure Moretti lo sarebbe – sogna un giorno di vedere atterrare Messina con un ruolo tecnico, ha giovani da plasmare e lanciare e un marchio da stampare: “the way of Virtus”, il modo con cui la Virtus intende la pallacanestro. Ci vogliono anni, ma il progetto merita i sacrifici.

La Virtus forse questa stagione l’ha ormai vista sfuggire dalle mani. Ma non tutto e’ da buttare. I playoff distano due punti (e tanti miglioramenti, e almeno un rinforzo). E’ stata fatta esperienza, e’ stata sanata una situazione finanziaria che ha reso quello bianconero un budget di basso profilo, e’ stata gettata una base nuova nel rapporto con i tifosi e nell’immagine. Ma la società e i ruoli al suo interno devono consolidarsi. Oramai e’ ripetitivo almeno quanto lo sono i risultati negativi: oggi deve essere Villalta-Albertini-Arrigoni-Valli e stop. Qualsiasi altra figura rappresenta un problema, una sovrapposizione, una destabilizzazione. Finche’ il club non chiarirà a se stesso questo concetto, scivolare su una buccia di banana sarà sempre possibile.

boblog.corrieredibologna.corriere.it/2014/01/28/valli-e-il-manifesto-per-l...



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