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Dibattito tra FIP, LBA, LNP e Associazione Giocatori... cosa ne è uscito fuori?

Ultimo Aggiornamento: 25/09/2019 20:15
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18/05/2017 23:28

SteveH, 18/05/2017 22.23:

Italian Basketball Summit. A Milano un momento di confronto sul futuro del basket nel nostro Paese



Gli studi di Sky Italia hanno ospitato oggi l’Italian Basketball Summit, un momento di incontro e dibattito sullo stato e sul futuro della pallacanestro italiana all’interno del quale si sono confrontate le diversi componenti del nostro movimento e personalità illustri di altre discipline

Ha avviato i lavori del Summit, coordinato dal giornalista di Sky Sport Alessandro Mamoli, il presidente della Fip Giovanni Petrucci. “Siamo a Sky perché Sky è la nostra casa: ha investito per i prossimi anni nel basket e lo racconta con seri professionisti. Il presidente del CONI Giovanni Malagò ci ha raggiunto, confermando il fatto che è sempre stato vicino al basket anche perché viene proprio dal nostro mondo. Da anni non avevamo un occasione come oggi, dall'inizio degli anni Novanta. È l'occasione per dire ciò che si pensa per il futuro del nostro basket. In Italia gli sport professionistici per legge sono due: calcio e basket. Il calcio è lo sport popolare per eccellenza. Si parla di calcio per due motivi su tutti: per le idee che porta e per i risultati. Oggi è il momento di proporre idee. Stiamo investendo sul basket femminile, abbiamo ricevuto un numero di richieste straordinarie per il Liceo Sportivo del CONI che prevede la pratica del basket presso il Centro dell'Acquacetosa di Roma con il Centro di Medicina sportiva sempre a disposizione. L'idea, a cui abbiamo aderito immediatamente, è del presidente Malagò e del vice segretario Carlo Mornati. Ci andranno le ragazze del 2003 dal prossimo anno scolastico. Il 3X3? Stiamo aspettando a settimane l'annuncio ufficiale: entrerà tra le discipline olimpiche. Gli impianti? Abbiamo messo la regola dei 5000 spettatori per la serie A: se vuoi giocare nel salotto buono, devi avere un impianto dignitoso. Sappiamo che ci saranno dei problemi nell'immediato, ma come già accaduto nel calcio, possiamo dare la spinta alla risoluzione di problemi locali. Viviamo di Nazionali. È un emozione unica e le vittorie in Nazionale si ricordano nel tempo. Ho avuto la fortuna di essere a fianco di campioni come Totti, Del Piero, Buffon e di un allenatore come Lippi quando abbiamo vinto il Campionato del Mondo del 2006. In questi giorni si dicono tante cose sulle possibili assenze degli Azzurri alle qualificazione di novembre per la concomitanza dell'Eurolega. Ricordo solo una cosa: esistono già precise norme per chi non risponde alle convocazioni in Nazionali”.

Ha preso poi la parola il presidente del CONI Giovanni Malagò: "Sono stato uno di voi. Con la Virtus Roma ho vinto una Supercoppa Italiana da Presidente, dopo essere stato amministratore delegato e il giorno della partita attraversavo Roma per andare al campo con le mie figlie. Quella degli impianti è il problema, se non uno dei maggiori problemi. In passato sono state fatte scelte che si sono rivelati errori pazzeschi: sono stati spesi tanti soldi per allungare le rose e non per creare una casa e oggi lo paghiamo. Quei presidenti non erano imprenditori, ma appassionati. Paghiamo le conseguenze di due non felici candidature disastrose: quelle all'Europeo di calcio del 2012 e quella al Mondiale di basket del 2014. Se vinte sarebbero state l'occasione per investire in impianti. Oggi sappiamo, come CONI, senza presunzione, gestire eventi. Ieri fra Internazionali di Tennis e Finale di Coppa Italia abbiamo avuto 114.000 spettatori paganti. In questo senso non mi spaventa se la Roma, un cliente per il CONI da 3 milioni di euro all'anno, costruisce un proprio stadio: dobbiamo lavorare su opportunità diverse. Utilizzo degli italiani? Nessuno ha la formula magica. Se i giocatori italiani sono cari, occorre costruire più giocatori italiani forti. Occorre lavorare sui settori giovanili al meglio, con persone competenti. Nel calcio l'Atalanta fa molto bene. È l'unico modo per avere un futuro diverso. Per femminile e 3X3 siamo sulla stessa barca. Le donne saranno sempre più importanti a livello internazionale per cui bisogna investire. Se ci muoviamo subito, possiamo essere protagonisti. Lo sport è in evoluzione continua: non si deve avere paura dei confronti. È necessario modernizzarsi e coinvolgere i giovani. Con le idee e con coraggio la fortuna vi premierà”.

Prima di affrontare le quattro tematiche prese in considerazione (Marketing e Comunicazione, Modello NBA, Impiantistica Sportiva, Tesseramento Atleti Stranieri) Matteo Mammì (Direttore Programmi Diritti e Produzioni) ha voluto salutare la platea. “Da uno studio che abbiamo condotto specificatamente per questo Summit siamo venuti a sapere che circa la metà degli appassionati di basket ha un abbonamento a Sky Sport. Il nostro impegno con la pallacanestro è totale ma non ci fermiamo qui: vogliamo lavorare sempre di più con i giovani, con le scuole, nell’organizzazione degli eventi insieme alla società. Grazie per aver scelto Sky per questo evento così prestigioso”.

Ha poi preso la parola Guido Rindi, Head of Marketing Intelligence di Sky. “Il nostro impegno con la pallacanestro è sotto gli occhi di tutti, trasmettiamo Serie A, Serie A2, Eurolega, NBA, NCAA. Dal nostro studio è risultato che il basket è il quinto sport in Italia, il secondo per numero di praticanti. La visione di basket è quasi raddoppiata negli ultimi quattro anni ma ci sono ancora ampie opportunità di sviluppo, soprattutto provando a fidelizzare la componente più ampia di chi segue la pallacanestro ma lo fa in maniera episodica”.

Marketing e Comunicazione
Relatori: Egidio Bianchi, Paolo Bellino

Paolo Bellino, direttore generale di RCS Sport ha sottolineato la centralità della Nazionale italiana nell’ambito delle strategie di Marketing. “Lavoriamo con tante discipline ma la pallacanestro è per noi importantissima. Lo scorso anno abbiamo organizzato il torneo Preolimpico di Torino e al di là del risultato sportivo che non ci ha premiato, il riscontro di pubblico e di interesse verso gli Azzurri è stato incredibile. Sarebbe interessante spalmare la visibilità dei nostri giocatori per 12 mesi, in questo senso la finestra invernale prevista da FIBA viene incontro alle nostre esigenze. Ci aspettiamo anche una crescita importante dal movimento femminile, il progetto dedicato alle ragazze del 2003 presentato oggi dal presidente Petrucci potrebbe costituire un’altra opportunità di Comunicazione interessante, sulla scia di quanto fatto anni fa con “Ginnaste”.
E’ stata poi la volta del presidente della Legabasket Serie A Egidio Bianchi. “Abbiamo provato a ri-valorizzare il campionato di Serie A attraendo nuove generazioni di tifosi, che garantiscano una rinnovata e costante crescita del movimento in Italia. Riportare il fan al centro dell’attenzione, ascoltandolo e agendo con coerenza. Questa è la nostra missione”.

Modello NBA
Relatori: Pietro Basciano, Carlo Mornati, Umberto Zapelloni

Il primo a parlare è stato Ed Epsworth, Vice-Presidente EMEA, che ha elencato sommariamente i principi che regolano la NBA, il campionato professionistico statunitense.

Poi è stata la volta di Pietro Basciano, presidente della Lega Nazionale Pallacanestro. “La nostra è una Lega dinamica e in crescita. A nostro avviso è necessaria la trasformazione di impianti sportivi in centri di aggregazione. Il nostro modello negli ultimi anni si è rivelato vincente, per tante ragioni: l’equilibrio in campo, l’incertezza delle fasi finali dei campionati, l’aumento di spettatori e incassi, l’incremento dei ricavi da sponsorizzazione, i tanti giocatori italiani in campo, l’attenzione al reclutamento e ai settori giovanili da parte di molti nostri club. Penso alla Serie A2 come una possibile lega di sviluppo, che lavori in sinergia con la Serie A condividendo strategie e obiettivi”.

Così il Vice direttore della Gazzetta dello Sport Umberto Zapelloni: “Il modello delle franchigie nel mondo dello sport va preso in considerazione perché spesso è sinonimo di business. Lo stesso basket europeo con l’Eurolega sta sperimentando il modello del campionato chiuso ma non sono sicuro che abbia prodotto del basket migliore. Ha prodotto più partite di cartello, più sfide tra big, ma finora alla vigilia della Final 4 non mi sento di dire che la qualità del gioco abbia avuto un salto in avanti. La NBA? A chi non farebbe gola un campionato con 18 grandi città, 18 piazze con palazzetti da oltre 5000 posti. Nessun rischio di vedere i propri investimenti svanire per una retrocessione in una Lega inferiore. Una risposta potrei darla leggendo l’Albo d’oro del nostro campionato. Quante favole straordinarie come quella di Cantù non avremmo potuto raccontare se avessimo ridotto la Serie A in una lega chiusa riservata solo alle grandi piazze? Il campionato stile NBA, senza retrocessioni e promozioni, non credo sia importabile. Uno sport che non voglia diventare solo un business ha bisogno di promozioni e retrocessioni. Se non ci fosse in ballo anche una retrocessione che senso avrebbe Juventus-Crotone? Quello di cui ha più bisogno il basket è il recupero delle grandi piazze che hanno fatto la storia della pallacanestro, il recupero di città come Roma e Napoli. Ma non serve annetterle per editto papale, serve che arrivino nella massima serie perché alla fine di un programma di crescita”.

Carlo Mornati, vice Segretario del CONI, ha definito il basket lo sport olimpico per eccellenza ribadendo la centralità degli sport di squadra negli appuntamenti olimpici stessi. “La tutela delle Nazionali è una nostra priorità, in questo senso auspichiamo formule di campionato che consentano soprattutto agli atleti italiani di esprimersi e di valorizzarsi. Il miglioramento passa attraverso la trasformazione qualitativa del prodotto: dal semplice evento sportivo è necessario passare all’entertainment favorendo la partecipazione di nuclei familiari per abbassare l’età media degli spettatori ricreando modelli societari che favoriscano una maggiore identificazione da parte degli appassionati”.

Impiantistica Sportiva
Relatori: Francesco Romussi

Francesco Romussi, amministratore delegato Coninet, ha parlato di una nuova e diversa cultura del management dell'impiantistica sportiva utilizzando le tipologie già esistenti a favore sia degli atleti che utilizzano gli impianti di base, sia degli spettatori delle strutture che possono ospitare i grandi eventi. La necessità di gestire gli impianti sportivi con manager ad hoc, anche a prescinder dell'evento sportivo e che coinvolga il pubblico in esperienze che prolunghino la presenza nella struttura sportiva, è la sfida da affrontare. "Il nostro competitor è il centro commerciale, dove gli spettatori possano rimanere a proprio agio oltre il momento sportivo”.

Tesseramento Atleti Stranieri
Relatori: Bogdan Tanjevic, Umberto Gandini, Demetrio Albertini

Umberto Gandini, Amministratore Delegato dell’A.S. Roma ha lamentato una scarsa identificazione tra tifosi e squadra di riferimento. Colpa anche delle finestre di mercato sempre aperte, a differenza del calcio. I problemi della Nazionale non possono essere risolti esclusivamente con regole restrittive nei confronti degli atleti stranieri.

E’ stata poi la volta di Demetrio Albertini, dirigente sportivo ed ex vice-presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. “Voglio sottolineare l’importanza delle seconde squadre, nel calcio come nella pallacanestro, perché così si possono allevare nel modo più efficace i migliori talenti. Lavorare forte sul Settore Giovanile incrementa il senso di appartenenza dei giocatori e del pubblico, in Italia in questo senso abbiamo ampi margini di crescita. Nel nostro campionato normalmente devi arrivare a 24-25 per toccare le 100 presenze, in Spagna accade a 21-22 anni”.

Battitore libero del Summit, che ha visto il confronto costruttivo con i tanti giornalisti presenti negli studi di Sky Sport, è stato Bogdan Tanjevic. “Possiamo imparare tante cose dalla NBA, ad esempio la lealtà e il fatto che ci sia un solo grado di comando, ovvero il Commissioner. Negli Stati Uniti gli arbitri sono spesso ex giocatori e sono estremamente professionalizzati. In Italia vedo tanti giocatori stranieri che in campo pensano solo ai fatti propri, gente che palleggia 25 volte e poi tira. Squadre con poca identità. Mi piace più il campionato di A2 rispetto a quello di Serie A perché vedo entusiasmo e tanti giovani che in campo danno tutto. E poi ci dobbiamo mettere d’accordo sulla definizione di giovane. Sento dire che ancora lo è Amedeo Della Valle, che ha già 24 anni. Io a 24 anni ho smesso di giocare…”.

Ufficio Stampa Fip


Hanno portato delle pizzette almeno?



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22/05/2017 00:02

Muzunna che quotazzo [SM=x49437]



Ho trovato questa slide dell'evento: a parte la significativa citazione di Roseto è interessante il resto (anche se è leggermente tagliato delle teste). Sono le stesse cose che ho scritto su questo forum più volte (e in questo stesso topic).
SteveH, 11/02/2017 01.07:

il Palas di cui parlo non è solo grande e bello, ma permette di svolgere attività collaterali


E' l'unico modo per aumentare i ricavi e forse fidelizzare persone.



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22/05/2017 00:25

È esattamente quello che hai sempre detto tu.
Comunque ridendo e scherzando al convegno lo zio Tanjevic ha detto che 24 anni è essere cresciutelli, non giovani... e che bisogna ridimensionare il concetto di età in Italia.



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22/05/2017 00:57

Su quello dovrebbero essere tutti d'accordo. E' anche vero che un 18enne lo metti subito in campo se è già pronto, quindi bisogna lavorare bene nel settore giovanile, pensando alla crescita non alla vittoria.



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22/05/2017 19:03

Re:
Davide, 22/05/2017 00.25:

È esattamente quello che hai sempre detto tu.
Comunque ridendo e scherzando al convegno lo zio Tanjevic ha detto che 24 anni è essere cresciutelli, non giovani... e che bisogna ridimensionare il concetto di età in Italia.




Sante parole, nel basket (ma in tutto lo sport italiano) a 24 anni sei considerato giovane, quando dovresti essere ormai un giocatore formato in grado di fare il professionista senza leggi protezionistiche.
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22/05/2017 21:59

Parliamo di Serie A, perché dalla A2 in giù c'è abbondante spazio per gli onesti mestieranti. Giocare ad alti livelli aiuta a migliorarsi, però devi avere già una base tecnica che ne giustifica il minutaggio. Non per costrizione.
[Modificato da SteveH 22/05/2017 21:59]



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30/06/2017 20:06

In questo estratto di intervista Ettore Messina tocca vari argomenti tra struttura dei campionati di vertice, crescita gestionale dei club e crescita tecnica dei giocatori giovani.

- Ettore Messina, spettatore di gara2 di finale playoff al PalaDozza, ma non solo. E allora che opinione si è fatto di questa stagione di Serie A2?
“Una stagione bellissima, per la quale tutti gli attori protagonisti meritano un complimento. Ho visto diverse partite, non solo quelle di finale. Ed ho visto un basket che mi ha riportato agli Anni ’70, nel senso migliore del termine. Ho visto allenatori allenare e con un ruolo di riferimento per i Club. Ho visto squadre, tutte con nuclei italiani importanti. Ho visto anche sperimentare. Ho percepito il clima di pallacanestro, nel senso più puro del termine”.

- Dalla Serie A2 alla Serie A, cosa cambia?
“Il vero gap è l’atletismo. La Serie A2 è un’ottima scuola di basket. La Serie A ti richiede di elevare le tue qualità ad un livello atletico e di contatti superiore”.

- Dalla Serie A2 in A è salito Leonardo Candi. Che si è meritato l’attenzione nel gruppone azzurro.
“Va a Reggio Emilia, la sua sfida sarà adattarsi a quel livello”.

- Davide Moretti, miglior Under dell'anno, anche lui tra i nomi che si sono meritati una nomination azzurra. Per il suo futuro ha invece scelto la via della NCAA, a Texas Tech.
“Prima cosa: grande scelta di vita, esperienza preziosa, che lo formerà. Di grande coinvolgimento”.

- E sul campo?
“Il college basket è tatticamente più semplice del nostro e quindi all’inizio gli sembrerà di fare un passo indietro sul piano dell’apprendimento. In realtà non è così: lo attende un lavoro di grande cura dei dettagli e di rapidità di esecuzione, 1-2 secondi in meno di ciò che è abituato a fare. A Texas Tech c'è un buon programma di basket”.

- Lei gli Under azzurri li portava a sfidare i College, tempo fa.
“Negli Anni ’90, incontrando College piccoli, ma utili per noi. Nei primi 4-5 giorni di lavoro non ci facevano passare la metà campo. Atletismo e pressing. Da questo punto di vista l’NCAA allena di più a misurare il proprio gap atletico e fisico”.

- Quali diversità, se ci sono, tra il ruolo dell’allenatore in Serie A2, con un roster prevalentemente italiano, ed in A, con un roster prevalentemente straniero?
“Non mi piacciono gli estremismi. Dico: abbiamo due bei campionati. La Serie A ha visto una finale tra Venezia e Trento, e Milano non vincere il campionato. La Serie A2 ci ha offerto una stagione ricca di spunti, con tanti buoni allenatori. Questa A2 è funzionale alla Serie A, non vediamola in contrapposizione”.

- Se Ettore Messina fosse una allenatore di Serie A2, cosa direbbe a giocatori italiani e stranieri per convincerli a giocare nella sua squadra?
“Che siamo come in un College, uno di quelli che partecipa ad una Conference di livello molto buono”.

- Tra due anni arriveranno le tre promozioni dalla A2 in A. Un buon tempo offerto ad un Club che volesse programmare il salto: secondo lei su quali tre pietre miliare dovrebbe costruirlo?
“Allenatore. Nucleo base fatto da 2-3 italiani di riferimento. Ticketing. Lo abbiamo visto applicato nei Club che hanno fatto la finale di Serie A,come di A2. Ma aggiungo anche Fortitudo e Ravenna. Per me, si passa da qui”.

Stefano Valenti - Area Comunicazione LNP



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19/08/2019 18:05

ricicardo, 22/05/2017 19.03:

Sante parole, nel basket (ma in tutto lo sport italiano) a 24 anni sei considerato giovane, quando dovresti essere ormai un giocatore formato in grado di fare il professionista senza leggi protezionistiche.


Nell'ex Jugoslavia i talenti vengono buttati dentro partite di "serie A" a 17-18 anni, spesso anche prima... e non stiamo parlando di quei 2 minuti concessi a Omar Dieng in A2. Poi ci chiediamo come mai l'Italia non riesce a qualificarsi per le Olimpiadi. [SM=g2490502]

Danilovic ha vinto l'Eurolega a 21 anni (in una delle finali più belle di sempre) col Partizan trasferito a Fuenlabrada per via della guerra civile.
Risultato: una sconfitta in casa, 19,4 punti a partita, 55,5% da 2, 47% da 3, 74,7% ai liberi, 4,5 rimbalzi, 1,6 assist e 2,2 palle recuperate.

Parlo di amarcord a caso? No, lo dico perché i loro giovani sono tirati su col "metodo Danilovic", ho anche un aneddoto che fa molto riflettere su un incontro fra lo stesso Danilovic e il compianto Ancillotto, ma lo racconterò se qualcuno sarà interessato.

Noticina a margine: abbiamo un'ottima under 16 che lotta su tutti i palloni. Almeno quello.



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27/08/2019 17:34

Credo che sia fondamentale sempre è comunque il lavoro nelle giovanili: per motivi di motivazione e metodi. E di passione.

Non sono sicuro che mettano piede così presto sul parquet ai giorni nostri, almeno nel campionato maggiore. Comunque anche in Italia ne avevamo di baby fenomeni negli anni di Danilovic, vedi Gentile ed Esposito, ma anche tanti campioni della generazione anni '90 attorno ai 20 era già titolare. Resto dell'idea che se non ti danno minuti è perché non sei pronto però ho visto a Roseto con i miei occhi i progressi di giovani su cui si è scelto di concedere minuti.



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25/09/2019 01:47

Secondo me invece è proprio un problema culturale-sportivo: non ti danno i minuti perché sei troppo giovane. [SM=g6025825]
Sai già come la penso e che generalmente prediligo l'esperienza, però mi sembra che non ci siano tanti passi in avanti da quel punto di vista: come facciamo a creare un movimento cestistico attorno agli italiani promettenti se oltre ai fenomeni nostrani giocano solo stranieri? Bisognerà mettere in campo ogni tanto i mediocri. O no? [SM=g27835]
Ad esempio come Roseto in A2, come giustamente hai fatto notare.
Sembra una cazzata e invece è importante: come crei i comprimari? [SM=g2490502]
A margine dico, andando pesantemente OT, che io Gentile padre l'ho visto giocare dal vivo tantissime volte negli incroci infiniti Scaligera-Olimpia anni '90 e non mi è mai sembrato un granché: Iuzzolino lo ubriacava così tanto che alla fine della partita sembrava un tizio appena uscito dall'Oktoberfest. [SM=g2486731]
Più di una volta si girava e urlava contro la difesa dopo essere stato battuto in 1 contro 1 quando la cavolata l'aveva palesamente fatta lui (ah ah). [SM=x2607564]



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25/09/2019 20:15

Non serve a nulla buttare in campo i mediocri, a discapito di chi invece sa giocare. Il problema non sono gli stranieri, ma noi che non creiamo giocatori. Il nostro problema non sono i minutaggi (i nostri sono i più tutelati da questo punto di vista), ma quello che producono in campo.

La Spagna ha il campionato con il maggiore numero di stranieri. Eppure i loro giovani giocano e rendono.
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