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Quando i napoletani tifarono per Maradona e non per l'Italia

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2018 02:35
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06/05/2013 15:56

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LE ULTIME PAROLE DI MARADONA

NAPOLI Il destino della Coppa del Mondo ha messo di fronte Maradona e la sua gente. Nella vigilia più difficile e avvelenata di Italia 90, la confessione di Diego svela i segreti di un mondiale. Hanno cercato di mettermi contro la gente di Napoli. Tutto per vincere un mondiale, ma si può?, Maradona insiste. Si difende dalle accuse di qualunquismo e rilancia il tema delle due Italie. Hanno diffuso la notizia che mi ero accordato con Berlusconi per un programma televisivo. E' falso. Qualcuno tenta di farmi passare per traditore. Una notizia scritta solo a Napoli. Strano, perché dei fatti miei di solito s' interessa tutto il mondo. Una coincidenza? Chissà. Maradona collaboratore di Sua Emittenza, il grande nemico di Napoli nel calcio? Strumentalizzata una vecchia reciproca simpatia, l' Italia del pallone si sarebbe aggrappata ad una indiscrezione per schierare il San Paolo contro l' Argentina. Napoli contro Napoli: è il grande tema della prima semifinale di Italia ' 90. Comincia e finisce in un solo giorno il mondiale della città dello scudetto. Ed i rancori del campionato sembrano aver ispirato l' ultimo atto cittadino del campionato del mondo. Qualcuno vuole condizionare il tifo usando come al solito il nome di Maradona. Ma Napoli sa scegliere bugie e verità. Maradona è sicuro: Al San Paolo molti grideranno Diego-Diego. A Napoli la mia Argentina sarà rispettata anche se dall' altra parte ci saranno gli azzurri nazionali. Napoli, l' Italia e Maradona: affetti ed interessi in chiaroscuro. Ma anche rancori e malumori, una storia cominciata cinque mesi fa. Napoli e Argentina si scelgono reciprocamente, il mondiale insieme per conquistare il mondo. La città si offre ai campioni in carica, gli eroi di Messico puntano sui tifosi di Diego per non sentirsi soli. Ma Bilardo ha un piano diverso: troppo caos a Napoli, l' Argentina fugge dalla metropoli sudista e sceglie Trigoria, lontana 200 chilometri, per il ritiro mondiale. Una scelta invocata da molti per spiegare l' anonimo mondiale di Napoli. Mi fecero visionare soltanto il centro sportivo del Napoli a Soccavo ed un albergo dove si curano gli anziani ad Agnano, spiegò a Carlo De Gaudio l' allenatore dei campioni del mondo, invitato a Ginevra (nell' ultima riunione della Fifa con il Comitato Organizzatore di Italia 90) a rivedere i progetti della testa di serie assegnata a Napoli. De Gaudio, consigliere federale, tutore di Bearzot nel trionfo dell' 82, autorevole consulente di Matarrese, avrebbe attuato una piccola vendetta, secondo gli argentini. Matarrese crede di aver già vinto il mondiale. Alzò la Coppa al cielo strappandola dalla mani di Grondona nella notte del sorteggio. Da tutta Italia adesso stanno arrivando appelli ai nostri tifosi, ma di questa Coppa cosa restera a Napoli?, Maradona sceglie la strada più lunga nell' oratoria al pubblico di Fuorigrotta. E' certo che, passato il mondiale, Napoli negli stadi italiani tornerà avamposto del Terzo mondo. I terroni adesso servono alla Nazionale e l' altra Italia li chiama a raccolta, ma fra due mesi cosa accadrà?. Maradona accusa il Palazzo del calcio e perdona quanti per novanta minuti dimenticheranno i suoi sei anni a Napoli. Una partita di calcio non può cancellare l' amicizia e l' amore per una città. Scelsi Napoli perché c' era da vncere una sfida, lo scudetto che i tifosi non avevano mai avuto. Poi allo stadio ha aggiunto: Sarà il mio ultimo Mondiale, non la mia ultima partita in questo Mondiale.
di PAOLO PAOLETTI - La Repubblica
03 luglio 1990






Sabato 7 Luglio 1990 Sport LA STAMPA
MARADONA OFFESO DOPO I PUGNI DI TRIGORIA

ROMA - DAL NOSTRO INVIATO «Che io abbia colpito qualcuno, lo lascio dire all'interessato. Sono fatti personali che non racconto alla stampa, comunque, se succede ancora, lo rifaccio». Diego Armando Maradona non si pente né teme le conseguenze della rissa dell'altra sera con i vigilantes di Trigona. Porta i giornalisti sul piazzale che dà sui campi di allenamento e indica il pennone centrale dove, accanto a quelle dell'Italia e della Roma, è rimasto un brandello della bandiera dell'Argentina, strappata durante la notte. «Guardate cos'hanno fatto tuona Maradona -: giovedì è successo un problema con mio fratello, poi tutto è stato chiarito ma, nella notte, hanno sfregiato la nostra bandiera e, poiché qui la polizia non lascia entrare estranei, debbo dedurre che sia qualcuno della Roma. E al momento giusto, perché stiamo per andarcene. Sono arrabbiatissimo. La bandiera va al di là del calcio, è una questione che debbono risolvere gli ambasciatori. Si parla ancora dello scudetto mal vinto, ma cosa c'entra l'Argentina con quello che ha fatto Maradona? E' un comportamento da ignoranti. Lo dissi per i fischi al nostro inno e lo ripeto ora». Gli dicono che in città circolano volantini contro di lui. Ribatte: «Possono farne diecimila. Io gioco al calcio, non ho fatto nulla agli italiani. L'altra sera, al San Paolo siamo stati più fortunati noi. Ma se avessimo perso 10 a 0 con l'Italia non toccheremmo la bandiera tricolore». E spara a zero contro il padrone di casa, l'ing. Dino Viola, presidente della Roma. «Stiamo lottando sin dal primo giorno e dissi subito a Bilardo che era sbagliata la scelta del ritiro in questo posto: assurdo il controllo di Viola, su sedie, bicchieri, erba. Non credo sia una persona intelligente. Tutti abbiamo una casa, non siamo degli indiani o dei selvaggi».

SCENA WESTERN Una patente provoca contusi e denunce ROMA. Western a Trigoria con protagonisti Diego Maradona, il fratello Lalo, il cognato, i vigilantes della Roma addetti al servizio di controllo nel ritiro, carabinieri e guardie di Finanza: una rissa con pugni, calci, contusi, il rischio di denunce per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Per finire, la bandiera argentina strappata dal pennone nella notte. E' accaduto giovedì sera, dopo cena. Questa la ricostruzione. Dieguito voleva portare le figlie a fare un giro sulla sua Ferrari all'interno di Trigoria. Gliel'hanno vietato. A questo punto il fratello Lalo, con un accompagnatore, ha deciso di portare le due bambine fuori dal centro sportivo. Fatte poche centinaia di metri, l'auto è stata fermata da una «volante». Lalo si è qualificato come il fratello di Diego ma era sprovvisto di patente e documenti, dimenticati a casa. E' scattato il verbale. Ed è stato un inserviente della Roma, dopo l'identificazione di Lalo da parte di Claudia Maradona, a portarlo a Dieguito. Sono volate parole grosse e Maradona, gridando: «E' un complotto», avrebbe colpito con un diretto l'inserviente. Il cognato di Diego è intervenuto con decisione, a protezione del congiunto. Anche due finanzieri, scattati per bloccarlo, hanno rimediato un polso lussato e un'escoriazione (un appuntato ha fatto ricorso alle cure al «Sant'Eugenio» ma è stato dimesso). Bilardo è poi riuscito a riportare la calma. Maradona ha pagato la multa, salata, ma non mancheranno altri strascichi, anche se ieri sera c'è stato un brindisi della pace con gli agenti.



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[Modificato da SteveH 06/05/2013 15:59]



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