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Ma io credo che sotto questo punto di vista anche la Kobe mentality sia evoluta.

Inizialmente era solo un modo per vincere e primeggiare, via via è diventata etica e dedizione del lavoro, qualunque esso sia (non solo nello sport).

Io aggiungo (ma con la mia mentality non si vince in assoluto) che è questo il cuore: non conta il traguardo, conta il percorso. La cura in ciò che fai, delle persone che ti circondano (non mecessariamente parenti vari) e del tuo corpo (non a fini estetici ma di ascolto delle sue esigenze) porterà sempre a una vittoria personale, a patto che in quel percorso tu sia dove desideri essere.

Sto rileggendo in questi gg il libro di Kobe e lui diceva questo: stare 7/8 ore in palestra (tra filmati e allenamenti) era per lui un modo di applicarsi alla sua personale causa. La conseguenza è stato il primeggiare, non l'obiettivo.

L'obiettivo era - soprattutto andando avanti con l'età - massimizzare l'impegno, l'ascolto del proprio corpo, lo studio degli avversari e nella cura della tenica per onorare la sua missione di vita. Che non è vincere, ma dare il proprio massimo.

È questo che lo distingueva da un fanatico. Se il tuo obiettivo è solo vincere, non tieni psicologicamente all'avanzare dell'età perchè nel tempo le sconfitte ti logorano più di quanto ti ricarichino le vittorie. Servono altri stimoli.

E di questo ne parla quando, smesso di giocare, inizia a collaborare con persone e professionisti terzi per tutti i progetti collaterali che aveva cominciato. Lì c'è talento, ma lui cerca essenzialmente l'etica del lavoro..

Grandissima fonte d'ispirazione..😣
[Modificato da Metis.21 25/02/2020 09:33]