Slamball, il basket tra il cielo e le botte
Arriva in Italia lo sport che ha già conquistato gli States: un misto tra basket e ginnastica, con scontri degni del wrestling
BOLOGNA - In volo verso il canestro. Schiacciano da altezze spropositate i giocatori di «slamball», il basket acrobatico nato sei anni fa negli Stati Uniti. Ideato da Mason Gordon, questo innovativo sport ha già conquistato una platea di appassionati sul canale satellitare Gxt, che trasmette quotidianamente le partite del campionato americano. Ma ora, dopo l’anteprima dello scorso giugno al Festival del Fitness di Rimini, tutto è pronto per il lancio ufficiale in Europa. Prima tappa l’Italia, dove potremo vedere alcune partite dal vivo a Bologna e a Milano. Obiettivo: far conoscere lo slamball al grande pubblico e trasformarlo in un nuovo fenomeno mediatico, così com’è accaduto con il wrestling.
SLAMBALL? CHI ERA COSTUI? - Per ora, pochi sanno di cosa si tratta. Di base, si potrebbe definire un basket giocato su tappeti elastici. Otto in totale, posizionati al livello del pavimento sotto i due canestri (quattro da un lato, quattro dall’altro) e attorniati da gomma piuma per questioni di sicurezza, che consentono di effettuare azioni volanti e acrobazie mozzafiato. Il tutto su un campo circondato, come le piste da hockey, da una parete in plexiglas alta due metri e mezzo che obbliga all’azione ininterrotta del gioco. La palla non si ferma mai, il ritmo è frenetico, gli scontri violenti. Non a caso i giocatori indossano protezioni simili a quelle dei colleghi rugbisti: caschetti, ginocchiere, gomitiere e biancheria intima corazzata. Una vera armatura per affrontare una disciplina che negli Usa piace soprattutto ai giovani e viene praticata anche da ragazzini di 12 anni, affascinati da questo sport-videogioco fatto di assist e schiacciate mirabolanti.
IL CREATORE - Lo stesso Mason Gordon era un bambino quando iniziò a coltivare l’idea di inventare lo slamball: racconta che nei suoi sogni infantili ricorrevano spesso immagini di giocatori di basket intenti a sfidarsi l’un l’altro a mezz’aria. Nel 2000 la svolta: «Un giorno ero in un ristorante e ho disegnato su un tovagliolo di carta lo schizzo di un campo. Le prime prove le abbiamo fatte in un vecchio magazzino dell’East Los Angeles, un quartiere degradato. Nel giro di 18 mesi ho ottenuto il primo contratto con un’emittente televisiva». Aiutato dall’amico regista Mike Tollin, Gordon è riuscito così a portare nelle case degli americani questo nuovo sport, che al momento vanta un campionato di otto squadre composte da otto elementi ciascuna.
LA FORMAZIONE - In campo si scende quattro alla volta: un «handler» - ovvero il quarterback che porta avanti la palla e inizia l’offensiva -, due «gunners» (gli attaccanti) e uno «stopper» col compito di restare nelle retrovie per proteggere il canestro, salvo unirsi all’attacco quando necessario. «I giocatori devono avere buone doti atletiche – spiega Gordon, oggi anima della squadra dei Diablos –, le stesse di chi pratica il basket classico, il rugby e la ginnastica. Ma è fondamentale anche la creatività. Negli States organizziamo diversi raduni d'allenamento, il prossimo passo è la costituzione di leghe in Europa e in Asia».
SPORT O SPETTACOLO? - Guardare una partita di slamball non è come assistere a un incontro sportivo qualsiasi: il gesto atletico si fonde con l’intrattenimento, i protagonisti – tra i più famosi Stan Fletcher e Sean Jackson – sono degli autentici acrobati che arricchiscono le proprie azioni con salti mortali e avvitamenti. Un’evoluzione circense del basket che potrebbe far storcere il naso ai puristi, anche se sembra che si sia cimentato nello slamball persino la star dell’Nba Shaquille O'Neal.
LO SBARCO IN ITALIA - In Italia sarà il campione Carlton Myers a fare da testimonial per il tour promozionale: «Ho sentito parlare per la prima volta di slamball – dice – un paio di anni fa, ma non ne ero rimasto colpito. Poi, però, ho guardato alcune partite con mio figlio di dieci anni e mi sono appassionato. È uno sport che punta sulla spettacolarità e in questo senso è vicino al wrestling, ma c’è una differenza sostanziale: lo slamball non prevede finzioni. E sono convinto che in una società come la nostra, dove la violenza la fa da padrona, possa servire ai ragazzi a sfogarsi, a tirar fuori la rabbia