00 06/07/2003 01:18
Il testo leggetelo pure qua se volete, ma se cliccate sul link è meglio (per correttezza verso il sito da cui è tratto)

www.usabasket.it/Link/madskill/Seb/28-05-2002.htm
Autore: Seb
Molte volte, su giornali e riviste sportive o sui forum di tifosi NBA e di basket in genere, si accendono forti dibattiti su chi sia "il più grande giocatore di pallacanestro della storia". Tali discussioni sono spesso soggettive in quanto è estremamente difficile stabilire principi sulla base dei quali confrontare giocatori aventi ruoli diversi e vissuti in epoche diverse. I nomi più ricorrenti sono comunque sempre gli stessi: Wilt Chamberlain, Kareem, Dr. J, Magic, "His Airness" Micheal, ma c'è anche chi inizia a proporre Shaq o Kobe. Sono tutti grandissimi giocatori, che per certi aspetti del loro gioco potrebbero ambire al titolo di "più grande di sempre", ma si da per scontato che il range di "possibili candidati" comprenda solamente le stelle della NBA.

La passione per la pallacanestro accomuna, in ogni lato del globo, bambini, ragazzi, uomini che, anche solo con una canotta ed un paio di scarpe consumate, alimentano la propria passione giocando e combattendo nei campetti all'aperto del quartiere, che, proprio grazie all'amore per il gioco, diventano più belli ed affollati del Madison Square Garden coi Knicks in finale. Sembra difficile da credere ma, secondo chi vive per le strade degli Stati Uniti e chi è visceralmente dentro alle vicende di pallacanestro, il "più grande di sempre" è un piccolo grande uomo nero che per i playgrounds di Harlem ha costruito la sua leggenda, realizzando giocate da fantascienza, mettendo in riga campioni come Kareem, Julius Erving e Earl Monroe, pur non avendo mai calcato un parquet della NBA. Quest'uomo è "the Goat", Earl Manigault, il Re di Harlem.

Ai più, in Italia, questo nome è sconosciuto o al massimo fa tornare alla memoria un film, "Rebound", uscito nel 1996 e che trattava la vita di un grande giocatore da playgrounds, distrutto dall'abuso di coca ed eroina. In realtà è il nome di un uomo, che, con le sue giocate e la sua incredibile elevazione, ha strabiliato chiunque avesse avuto la fortuna di vederlo dal vivo ed ha dato un motivo per continuare a sognare e a vivere ad un quartiere, Harlem, dove povertà, morte e delinquenza caratterizzano l'esistenza degli abitanti.

In una intervista al termine della carriera, Kareem Abdul-Jabbar ha dichiarato senza alcuna esitazione che, tra i 12000 giocatori contro cui si è confrontato sui campi di pallacanestro, il più grande fosse senza dubbio Earl Manigault, sicuramente almeno per la sua statura (non oltre i 182 cm).

Solamente la povertà, i vizi e la droga hanno potuto fermare il volo di Earl. Nato nella Carolina del Sud e precisamente a Charleston, come ultimo di nove fratelli di una famiglia poverissima, il futuro "The King" venne subito abbandonato per strada… quella stessa strada che lo vide artefice delle più belle giocate mai fatte su un campo di basket. La sua infanzia fu molto difficile; raccolto e adottato dalla signora Mary Manigault, che gli offrì tutto quello che poteva, il piccolo Earl avrà sempre la povertà come compagna di vita. Trasferitosi a New York City, la patria dei playgrounds, con la mamma, Manigault, che tutti credevano muto a causa del suo completo distacco dal mondo circostante, scoprì il suo amore per il basket, quel gioco attraverso il quale divenne una leggenda.

Col passare degli anni, la classe di Earl cresceva in maniera esponenziale e la fama delle sue giocate iniziava a fare il giro dello stato. A 13 anni, alto solo 165 cm, il Re riusciva a schiacciare con due palloni da volley contemporaneamente. Da teenager Manigault si esibiva sia alla Franklin High School (dove polverizzò ogni record scolastico segnando anche 52 punti in un solo tempo di gioco) che sui campetti della periferia della Grande Mela, ed è proprio in questi ultimi che nacque la leggenda del Re di Harlem.

Earl frequentava i playgrounds, anche per 20 ore al giorno, per divertirsi ma anche per raccimolare qualche dollaro scommettendo sulle sue prestazioni. Durante le accese partite nei campetti di Harlem e durante il famoso Rucker Park Tournament, Earl mise in riga - ed in alcuni casi umiliò letteralmente - diverse stars, presenti o future, di NBA ed ABA, tra i quali il già citato Lew Alcindor, (meglio conosciuto come Kareem Abdul-Jabbar), Julius Erving, Connie Hawkins, Earl Monroe, Jackie Jackson, Nate Archibald, Paul Robinson, Bill Bradley e Dave Cowens. Molti di questi furono testimoni di quella che probabilmente è stata la più straordinaria prestazione su un campo da gioco. Qualcuno dal pubblico offrì a Manigault 60 dollari nel caso fosse riuscito a realizzare 20 reverse dunks (si trattava di schiacciare compiendo una rotazione di almeno 180 gradi in aria) durante la partita che stava per cominciare. Earl accettò e non ne fece 20, ma bensì 36 durante il match (!!!!). La cosa ancora più stupefacente è data dal fatto che in alcune di queste Earl compì una rotazione di 440 gradi (!!!!!!).

Ma le imprese di Manigault con la palla da basket non si fermarono certo qui. Il 4 luglio del '66 in località Riis Beach al Queens, ha schiacciato salendo tra due avversari (stile Carter su Weis ai giochi di Sidney), guadagnando altri 30 cm con un colpo di reni mentre si trovava in aria… per la cronaca i due avversari si chiamavano Jabbar e Connie Hawkins; in una partita con la squadra della scuola, ha schiacciato salendo sopra i 4 metri; ha eseguito, primo nella storia (e unico????), la double dunk, ovvero ha schiacciato prima con una mano, per poi riprendere il pallone con l'altra e rischiacciare….il tutto mentre stava in aria e ad una velocità pazzesca; inoltre sembra essere riuscito anche ad eseguire una schiacciata a 720 gradi…

Verso la metà degli anni sessanta, Earl, nonostante le sue gesta liceali fossero seguite da scouts di circa 75 diverse università, tra cui Duke, Indiana e North Carolina, va alla Johnson C. Smith University, dove i suoi vizi e le incomprensioni con coach Bill McCollough, non gli permisero di resistere per più di un anno.

Tornato a NYC, Earl ricominciò ad esibirsi nei playgrounds di Harlem e dintorni, attirando, si dice, anche 10000 spettatori. Purtroppo le cattive frequentazioni e l'amore per "the great white lady", l'eroina, lo distrussero come uomo. Entrò ed uscì di prigione diverse volte per furto e spaccio e fu etichettato dalla stampa sportiva come un drogato la cui fama era dovuta alla fantasia della gente di Harlem. Questo poteva essere vero per chi non l'aveva visto all'opera e non per chi si era stropicciato gli occhi nel vedere The King in azione.

Ormai la sua carriera era finita anche se, nel 1971, provò per una settimana con gli Utah Stars dell'ABA. La droga aveva ormai offuscato la sua classe istintiva e le sue prestazioni fisiche e, in quel frangente, naufragò definitivamente l'opportunità di vedere il più grande di sempre su un parquet che conta. Probabilmente il fatto che non abbia mai giocato in nessuna lega professionistica rende ancora più affascinante l'immagine di questo uomo capace di cose mai viste su un campo di basket. Earl Manigault è stato un'artista che distribuiva le sue opere nei fatiscenti campi di periferia, che con le sue giocate risplendevano come i più bei e moderni palazzi NBA.

Da grande campione qual è stato, Earl ha battuto anche la dipendenza dagli stupefacenti, disintossicandosi e dedicandosi a cause pubbliche come la creazione di un torneo per portare i bambini di colore di Harlem lontani dalla droga.

Nel maggio del 1998, nello stesso giorno della scomparsa di Frank Sinatra, a causa di un arresto cardiaco, Earl "the Goat" Manigault, "King of Harlem", ha spiccato il suo ultimo balzo, quello verso il cielo. Di lui continua a vivere la leggenda: quella di un uomo che poteva andare in giro per Harlem senza un penny in tasca e avere ciò che voleva; di un uomo che era il più grande di tutti con la palla arancio in mano, senza Jabbar o Micheal che reggano il confronto; di un uomo che si dice voleva sedersi sul ferro del canestro e solo per pochi centimetri non ce la fece; di un uomo che ha fatto sognare ed alzare la testa a migliaia di persone che la sorte aveva già etichettato come "senza futuro".

Per chi volesse documentarsi ulteriormente sulla vita di Earl Manigault, consiglio un giretto in questi siti:

earlmanigault.cjb.net

www.ndaadunk.com/earlmanigault.com/earl_manigault.htm


[Modificato da Perantibus 06/07/2003 1.27]