Ieri ho guardato "Io sto con gli ippopotami", film diretto da Italo Zingarelli, successo italiano di quando ancora eravamo concentrati sui buoni sentimenti e non dedicavamo sforzi a serie televisive discutibili come "Gomorra" e "Suburra".
Il film è noto per la canzone "Grau grau grau" scritta dallo stesso Bud Spencer insieme al compositore Walter Rizzati...
... e per la famosa scena della tavolata.
Ma andiamo ad analizzare alcuni dati negativi secondo la
cancel culture che, ricordo, ha già avuto vittime eccellenti come "Gli Aristogatti" e "Dumbo".
- I neri sono rappresentati come poveri e interamente dipendenti dai bianchi, il "villaggio" in cui Tom porta i turisti è connivente di una vera e propria truffa.
- I neri credono parzialmente nella scienza medica, ma alla fine sono convinti di guarire grazie alla stregoneria (il personaggio di Mama Leone).
- Il potere giudiziario della Rhodesia (attuale Zimbabwe) è corrotto.
- Il tedesco interpretato da Joseph Szucs è rappresentato come uno scagnozzo abituato alle violenze nei confronti dei nativi e molto simile a un nazista.
- Gli indiani appaiono come servi e in un caso come truffatori (la scena di Tony Binarelli).
- I giapponesi della pellicola sono bassi, ostentano le arti marziali e alla fine fanno la figura degli imbecilli.
Il film è del 1979, ma nel 2021 in Italia viene trasmesso in prima serata.
Gli storici ci insegnano che un'opera dev'essere giudicata nel suo contesto storico, dunque chi ha ragione? Chi propugna la cancel culture o chi trasmette l'eventuale denigrazione di etnie senza porsi troppe domande?
Parere personale: sono film belli, ma molto da "boomer" con cliché parzialmente razzisti. Sono tesori nazionali, ma fra 20 anni li vedremo tutti con occhi molti diversi.
P.S. Parziale OT: ho notato, da ex scrittore di sceneggiature, che tra l'altro il film è pure incompleto. La storia di Slim e Stella non viene ampliata e non si capisce nemmeno che "fine" fa quest'ultima. Inoltre quando i protagonisti decidono di partire per le Maldive non risolvono un bel niente: senza di loro i villaggi e gli animali torneranno ben presto alla mercé di Ormond, cioè il cattivo della storia. È come se a un certo punto gli sceneggiatori si fossero stufati e avessero detto "vabbè, chiudiamola qui".