Playoffs: resoconto serie Detroit – Indiana
21.05.2005. 16:42
La difesa dei Pistons ha ingabbiato Jackson
Come da pronostico, i Pistons hanno passato anche le semifinali di conference ai danni di Indiana e sono approdati alla finale di conference che li vedrà opposti ai riposatissimi Miami Heat. Detroit ha chiuso sul 4-2, risultato pronosticato da molti prima della serie, ma Indiana ha disputato comunque un’ottima serie, mettendo davvero paura ai campioni in carica. Paradossalmente, proprio nel momento migliore e teoricamente più vantaggioso, cioè sul 2-1 per la squadra di Carlisle, Indiana ha smesso di giocare, perdendo tre partite consecutive, due delle quali sul terreno amico. Neppure l’orgoglio e la tenacia di Reggie Miller, al canto del cigno, sono bastati in gara 6 per portare tutto ad una pericolosissima gara 7. E così Indiana chiude una stagione complessivamente oltre le aspettative, non tanto quelle di inizio stagione, quanto quelle post-rissa e post-infortuni vari. Con il materiale che aveva a disposizione, Carlisle ha sicuramente fatto un eccellente lavoro, dando più fiducia ai vari Jackson, Johnson e Foster. Ora l’interrogativo è: che strascichi lascerà sulla squadra l’addio di Reggie Miller? Premettiamo che “Hollywood” avrebbe potuto giocare almeno altri 2-3 anni, partendo dalla panchina, ma tant’è, la decisione ormai è presa. Da un punto di vista tecnico, lo spot di guardia titolare potrebbe prenderlo Stephen Jackson, considerando il rientro di Ron Artest in ala piccola, sempre che l’ex Chicago non venga ceduto. In ogni caso, è fuori discussione che sarà abbastanza traumatico vedere giocare Indiana e non vedere più quel magrolino con la canotta #31…
Tornando alla serie, i Pistons sono tornati a difendere e a giocare bene proprio nel momento più difficile della stagione, cioè in quella gara 4 che poteva essere una condanna per gli uomini di Larry Brown. Espugnata la Conseco, la serie è tornata a Detroit sul 2-2 per gara 5 e qui i Pistons hanno ottenuto la vittoria più netta della serie, tenendo gli avversari a 67 miseri punti. In gara 6, dopo un inizio veemente da parte di Indiana, con un commovente Miller, Detroit si è rifatta sotto nel secondo tempo, e nell’ultimo quarto Billups e Hamilton hanno chiuso ogni discorso.
Dando un’occhiata alle statistiche individuali, per quanto riguarda Indiana il top scorer è stato Jermaine O’Neal a quota 16.3, ben lontano dalla media stagionale e tenuto a bada da Rasheed Wallace nonché dalla spalla dolorante; in doppia cifra hanno concluso anche Miller (14.0), Tinsley (10.0) e uno Stephen Jackson (12.8) molto sottotono rispetto alla serie con Boston. Ottima la serie di Jeff Foster (8.0 punti, 9.7 rimbalzi, 65% al tiro), sorprendente soprattutto nelle prime gare della serie. Miglior assistman è stato Tinsley con 6.0 passaggi smarcanti a serata.
Reggie Miller ringrazia il pubblico che gli ha dedicato una standing ovation
In casa Pistons, gli esterni titolari Billups e Hamilton hanno prodotto un’ottima serie, chiudendo a braccetto a quota 18.7 punti per partita. Pur dedicandosi maggiormente alla difesa, Rasheed Wallace ha chiuso con 13.2 punti, mentre Ben Wallace ha chiuso con 10.0 punti e 12.8 rimbalzi. I due omonimi hanno prodotto in coppia una media di 4.6 stoppate a partita, avvertimento per l’avversario più pericoloso che li attende, ovviamente Shaq O’Neal. Un McDyess meno efficace rispetto al primo turno ha comunque chiuso con 7.2 punti e 5.0 rimbalzi a partita.
REGGIE TIME IS OVER
Ancora Reggie, commosso in panchina
Doveroso saluto ad uno dei più grandi tiratori della storia della NBA, che con la sconfitta di gara 6 ha chiuso la propria carriera di giocatore senza aggiudicarsi un titolo, purtroppo per lui. Con Reggie si ritira uno dei grandi “vecchi” della Lega, uno di quelli che hanno segnato gli anni novanta e seguenti della Lega, al pari di gente come Jordan, Stockton, Malone, Robinson, Barkley e tutti gli altri. Inutile ripetere tutte le sue gesta, le sue litigate con Spike Lee al Madison Square Garden, il suo trash-talking; pensiamo piuttosto a quante volte abbiamo visto infilare a Reggie un tiro decisivo. Secondo me perderemmo il conto, perché ogni volta che la gara era punto a punto e in campo c’era Reggie, gli avversari non potevano stare tranquilli, e anzi il più delle volte finivano per soccombere sotto i colpi dello spietato californiano.
Onore a uno dei più grandi degli ultimi vent’anni dunque, e per un’ultima volta…boom baby!
Andrea Ventimiglia
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