Playground Hero

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!LULLABY!
00sabato 29 luglio 2006 23:46
"Si gioca duro a New York...Il gioco di strada, quello intenso, quello vero, quello maledetto...Ma sul cemento possono nascere grandi eroi dell'altro basket"

Non c'è fallo. Cala la mannaia sui tuoi polsi, non c'è fallo. Sei evidentemente spinto a panzate lontano dal ferro mentre stai entrando in terzo tempo, non c'è fallo. Sei trattenuto per la maglietta dal tuo uomo mentre esci dal blocco al gomito, non c'é fallo. Se nel basket esiste un mondo a parte, un universo parallelo, sempre della stessa famiglia ma completamente diverso, la prima cosa che mi viene in mente è il playground. Asfalto, sole cocente, reti metalliche ai lati, qualche passante svogliato che butta un occhio, e quattro, sei, otto, o anche due ballers che danno l'anima, il sangue e le caviglie su quel campetto, in un qualsiasi posto sperduto del mondo civilizzato e non. La leggenda parla chiaro, al playground è un altro gioco. Qualche purista o cinico o fanatico della tecnica potrebbe anche affermare (probabilmente a ragione) che il gioco nel playground è inferiore al basket "vero", inferiore a livello di tecnica, a livello di disciplina schematica, mentale e di squadra, inferiore a livello di mera espressione cestistica. Ed è vero. Ma il cuore e la intensità che vengono buttati sull' asfalto, in partite spesso e volentieri scandalose in campetti dimenticati dal Signore di una qualsiasi periferia mondiale, non li troviamo in nessuno dei parquet semiprofessionistici e professionistici dei cinque continenti. Chiaro e lampante che le leggende dei playground universalmente conosciute sono tutte targate Usa, ma il mondo asfaltato del playground è veramente globale, sia in Europa (a Belgrado ad esempio, nel "Sottomura" della Fortezza che delimita il centro storico circumnavigato dal Danubio, ogni estate vengono allestiti decine di campi illuminati dove centinaia di ragazzi giocano fino a notte fonda) sia in tutti gli altri continenti, dove migliaia di ballers tecnicamente e fisicamente limitati trovano parziale e fugace gloria sotto ad un tabellone. Rimane comunque un fatto ineluttabile che il gioco di strada raggiunge la sua naturale espressione massima, sia a livello di intensità sia a livello di fascino, sull'asfalto statunitense. Andando ancor più in profondità mi sento nella posizione di poter dire che il gioco che c'è a New York non c'è da nessun'altra parte.
Nella Big Apple ci sono centinaia di campetti asfaltati, un numero di gran lunga superiore a tutte le altre città americane, ad ogni angolo di strada c'è un playground, sempre e comunque frequentato, c'è sempre gente che gioca a qualsiasi ora, al contrario della stragrande maggioranza delle altre grandi metropoli statunitensi. Ci sono i luoghi leggendari che nel tempo hanno stimolato i sogni e la mitologia di tutti gli appassionati. C'è il Rucker Park ad Harlem (155th Street at 8th Avenue), in una zona ancora oggi non propriamente praticabile per persone dalla pelle bianca, teatro ogni estate del famosissimo Rucker Tournement, frequentato da personaggi di spicco del basket afroamericano (ogni anno Stephon Marbury partecipa al torneo con la "sua" squadra, assieme al fratello e ad amici di Coney Island) e del mondo rap hip-hop. Al Rucker sono nate le più importanti ed esaltanti leggende del basket di strada newyorkese, alcune finite negli annali della storia del gioco e per trent' anni sotto le luci della ribalta come Lew AIcindor, alias Kareem-Abdul-Jabbar, altre purtroppo finite male cestisticamente e nella vita, come il grandissimo Earl "The Goat" Manigault, morto poco più di sette anni fa a 54 anni, dopo una vita difficile e travagliata, all' insegna della droga e del disadattamento, ma anche all' insegna del grande cuore, dell' immenso talento, e del grande amore per il gioco. C'è The Cage, al Village, in West 4th Street, altro luogo culto che in passato ha visto esplodere grandi talenti come ad esempio Kenny Anderson, in gioventù vero e proprio mattatore del torneo estivo a The Cage. The Cage è uno dei luoghi più "visti" dai turisti, essendo proprio nel cuore del Greenwich Village (classica meta turistica) e a ridosso della uscita della subway, che in quella stazione ha un importante snodo direzionale verso Brooklyn e verso The Bronx. Ad ogni ora del giorno sono decine i turisti (un pò pecoroni, ma lasciamo stare...) che si accalcano a ridosso della rete metallica di The Cage, affascinati e ammaliati da quella massima espressione del gioco di strada. C'è il pericolosissimo Soul In The Hole, nel cuore di Brooklyn, più precisamente nel bel mezzo di Bedford-Stuyvesant, uno dei quartieri più degradati di New York, immortalato e fotografato nella sua più cruda realtà da Spike Lee nel film "Do The Right Thing", interamente ambientato e girato proprio a Bedford-Stuyvesant. Anche a Soul in the Hole le leggende si sprecano, Fly Williams e Edward "Booger" Smith (la vita di quest' ultimo ha anche ispirato il film intitolato proprio "Soul in the Hole") l'hanno fatta da padroni per anni in questo playground di Brooklyn, il campo più "brooklyniano" di tutto il borough, circondato da un fiero alone di appartenenza, soprattutto quando nei sanguinosi tornei estivi si presentavano squadre provenienti da Harlem o dal Bronx, "invasori" che spesso e volentieri venivano presi a coltellate. Ogni playground newyorkese ha la propria storia, Tompkins Square Park all' East Village, Battery Park in Lower Manhattan, Booker Washington Playground sulla Columbus Avenue a Harlem, Happy Warrior sulla 99th Street, e altre centinaia di campetti in cemento lascivo, campi con una identità ben precisa e con delle modalità di gioco radicate nella tradizione.
Si gioca duro a New York, più duro che in qualsiasi altro luogo degli Stati Uniti e del mondo. II gioco di strada, quello intenso, quello vero, quello maledetto, quello sanguinante, quello talvolta crudele, cattivo e sgradevole, ha la sua massima espressione nella Grande Mela, New York è la Mecca del basket di strada, la quint'essenza della intensità su asfalto. Tutti coloro che, come me, non hanno particolari velleità di espressione cestistica, ma che amano sbucciarsi le ginocchia e sudare tutti i propri sali minerali dentro a una rete metallica, dovrebbero cimentarsi in questa bellissima e unica sensazione, calpestare l'asfalto newyorkese.

(Daniele Vecchi – HighLights. L'autore dell'articolo è, oltre che un musicista, un habitué dei playground in tutti gli Stati Uniti)











Str33tballer
00domenica 30 luglio 2006 14:50
vorrei tanto essere nato a new york e nn in un paese di nome bisaccia dove ho sprecato i migliori anni della mia vita che nessuno piu' me li potra' ridare
Davide
00domenica 30 luglio 2006 14:54
Non occorre girare il mondo per trovare lo spirito dei playground... il sole cocente, l'asfalto, the cage, il sangue e il sudore che i ragazzi versano lo trovi un po' dappertutto... beh... magari il sangue un po' meno. [SM=g27838]
Ma mi piacerebbe giocare nei playground serbi o americani! [SM=g27811]
!LULLABY!
00domenica 30 luglio 2006 15:04
sì, lo penso anch'io. Come sempre quando una cosa nasce in un certo posto ne diventa un pò il simbolo e chi è appassionato di street è ovvio che sogni di giocare almeno una volta in quei posti. Però il calore del cemento e le ginocchia sbucciate le ho sentite anche qui [SM=x49397]
forse abitare in un piccolo paese è diverso, ma sicuramente le occasioni non ti mancheranno, Street [SM=g27811]
1/2man 1/2amazing
00lunedì 31 luglio 2006 09:10
Re:

Scritto da: !LULLABY! 29/07/2006 23.46
"Si gioca duro a New York...Il gioco di strada, quello intenso, quello vero, quello maledetto...Ma sul cemento possono nascere grandi eroi dell'altro basket"

Daniele Vecchi




è il più grande in fatto di playground sarebbe un sogno fare il suo lavoro da grande quando leggo i suoi pezzi su americansuperbasket [SM=x49442] [SM=x49401] [SM=x49488] [SM=x49508] [SM=x49432] [SM=x49401] [SM=x49442] [SM=x49432] [SM=x49401] [SM=x49488] [SM=x49508] [SM=x49508]
Str33tballer
00lunedì 31 luglio 2006 09:27

Scritto da: !LULLABY! 30/07/2006 15.04
sì, lo penso anch'io. Come sempre quando una cosa nasce in un certo posto ne diventa un pò il simbolo e chi è appassionato di street è ovvio che sogni di giocare almeno una volta in quei posti. Però il calore del cemento e le ginocchia sbucciate le ho sentite anche qui [SM=x49397]
forse abitare in un piccolo paese è diverso, ma sicuramente le occasioni non ti mancheranno, Street [SM=g27811]



speriamo
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