Premetto che parlo da tifoso dei Jazz di fine anni '90.
A me personalmente "The last dance" ha lasciato poco.
L'ho visto durante una permanenza in Belgio in alcune serate cenando e mi ha dato un senso di vuoto misto a "ma che c*zzo sta a dì?".
Lato marketing il valore non si discute: mi è piaciuto molto come il narratore ci ha introdotto al fenomeno del consumismo e di come personaggi tipo Jordan ci hanno portato ai giorni nostri.
Ora capisco come mai la Ferragni sponsorizza un'acqua e crea delle scarpe (
plagiando un'azienda) riuscendo a fare il botto.
Lato basket... meh.
Punti di vista di Jordan, spesso spocchiosi e con poco contenuto.
Non mi è piaciuto come si è posto nei confronti del telespettatore, col sigarino e il bicchierino, spiegando che lui ha sempre ragione.
Faccio un esempio: se Gary Payton non fosse stato convocato ad Atlanta '96 e a Sydney 2000 probabilmente avrebbe massacrato anche lui.
Quando qualcuno attacca il pesce piccolo o chi non ha voce in capitolo non ci fa esattamente la figura del campione e io non ho la mentalità americana per cui se sei ricco sei un "self made man": per me puoi anche essere Jordan o Maradona, ma se dici qualcosa che mi indispettisce ciò che asserisci diventa automaticamente pupù.
Altri aspetti li ho apprezzati molto, ad esempio il lato della tensione agonistica e delle rivalità. Anche se
la parte del baseball e soprattutto di quella scelta è stata molto censurata, mi ha stupito scoprire che Jordan ha perso serie importantissime e il più delle volte è rimasto col culo per terra.
Parere finale: probabilmente il migliore di sempre, ma giocatore molto capriccioso con qualche problema comportamentale... lo stare seduto a borbottare col bicchierino non gli ha dato tono, anzi, mi è sembrato uno dei tanti, troppi boomer.