Omaggio a Dido Guerrieri, "il Professore"

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
!LULLABY!
00lunedì 19 novembre 2007 22:53
ATTENZIONE! Stai visionando un vecchio topic di Basket Connection! Questo forum è ancora vivo e vegeto e garantisce una comunità migliore di qualsiasi gruppo Facebook e WhatsApp!
Non fossilizzarti sulle vecchie discussioni e partecipa con noi a quelle nuove!
Iscriversi è facilissimo e ti troverai alla grande con la versione mobile del forum!
Ti aspettiamo!

Io credo che il modo migliore per conoscere una persona, se non è possibile parlarle ovviamente, sia attraverso quello che scrive, più di mille discorsi che si possono fare sul suo conto. Ecco perchè per parlare di Guerrieri vorrei usare alcuni suoi scritti tratti da "Il Taccuino" di Dido Guerrieri, a cura di Massimo Turconi.


I due e diciotto dell’uomo-Fuss
(1978-1979)

Tonino Fuss non è entrato in campo, a tutt’oggi, neppure un minuto. Perché?
E’ semplice. Accusava saltuariamente un dolore al piede destro e quindi ogni tanto era costretto a stare a riposo. Visitato dai medici e specialisti, dai e dai, si è scoperta la causa: una piccola infrazione al malleolo.
Ora ha iniziato le cure del caso, poi ricomincerà a prepararsi, e speriamo che prima della fine del campionato possa finalmente giocare. Ho potuto lavorare con lui solo un paio di mesi ma vi garantisco che le sue qualità tecniche e fisiche sono eccellenti: apprende facilmente, si applica, e, ragazzi, è alto 2.18, dico 2.18!
Giornali e riviste specializzate ne parlano continuamente, si sa, è comprensibile. Ad Udine lo guardano come un idolo del futuro. Io dico che non fallirà. Ma di Fuss uomo, cosa si conosce?
Ha diciotto anni, è studente di elettronica, vive in un appartamento assieme a Stefano Andreani. Si sa che è nato in Brasile a Barra Bonita, lo sanno tutti.
Che è in Italia da tre anni, è di dominio pubblico. Che da circa due anni ha perso il padre ed è solo al mondo, forse lo sanno tutti, ma non tutti lo tengono nel debito conto.
Ha una voce profonda, con un caratteristico accento portoghese. Una voce che è difficile sentire, perché parla solo se interrogato. Dicono che sia diffidente, non mi pare, ma se lo è, lo è verso la vita, non verso gli uomini. Se gli si parla del Brasile, gli si illuminano gli occhi. A Milano, davanti ad una vetrina di animali esotici, si è fermato per minuti e minuti a guardare con occhi estatici un tucano.
Sono stato anni fa in Brasile con la Nazionale, e a volte parliamo di Rio, della batida, della Kaipirinha, di piranhas. Sente la “saudade”, la nostalgia, ma capisce perfettamente che il suo avvenire di atleta e di uomo è qui, in Italia. Vuole fortissimamente riuscire, arrivare, diventare un nazionale. Ci riuscirà.
Anche se a giorni è pieno di tristezza, resta a casa a studiare, non esce neppure per andare al ristorante e se la cava con tre o quattro yougurt.
2.18, ci pensate? Ad Udine lo conoscono e lo rispettano, ma appena si muove da qui…A Milano, in Galleria, un tizio gli ha improvvisato una specie di danza intorno.
“Che tempo fa lassù, scusi ma quanto è alto, Madonna ma quello è un albero, ma sei un gigantone di pallacanestro”, questo è il ritornello per le sue orecchie di gigante buono, giovane e solo.
Quando leggo le idiozie sugli americani non integrati, cado in convulsioni dal ridere. Vorrei fare di più per lui, sul piano umano, ma è difficilmente avvicinabile, quando non è del giusto umore. Non bisogna forzarlo, insistere.
Ha bisogno di pazienza e di rispetto. Ha bisogno di essere considerato un uomo, non atleta. Ha bisogno di credere nell’allenatore come uomo. Non vuole un allenatore che gli insegni per potersi fare bello delle piume del pavone, e dire: “Questo l’ho lanciato io” com’è moda di tanti illustri colleghi.
Per ora in attesa di guarire, sta ai bordi del campo e fa esercizi ginnici.
Fra poco uscirà dalle pagine dei giornali e delle riviste e tornerà in campo.
Diciotto anni. Fra due anni potrà essere un grande giocatore. Mi auguro e spero di poter essere ancora il suo allenatore.
Al mio eventuale successore, potrei solo dire: ricorda che Fuss è un UOMO, e secondariamente un giocatore di pallacanestro.

Iuzzolino
00martedì 20 novembre 2007 00:08
O al massimo una pertica.
!LULLABY!
00venerdì 23 novembre 2007 22:46

E' l'allenatore, non l'americano, che spersonalizza i giocatori
(1978-1979)


Nella seconda settimana di gennaio ho assistito (in TV) all’incontro Bosna-Real Madrid. Non so quante volte nell’ultimo decennio ho visto giocare il Real, la Nazionale Spagnola e altre squadre: l’anno scorso, in coppa Korac, ho addirittura affrontato la Juventud Badalona. Bene, meditando un po’, al di fuori dei risultati contingenti, sono giunto alla conclusione che per molte cose noi allenatori dovremmo guardare più alla Spagna e meno agli Stati Uniti e alla Jugoslavia.
La Jugoslavia è un modello irriproducibile da noi. Sistema politico diverso, sistema scolastico diverso, consumismo che inizia appena a nascere, ma soprattutto quantità e qualità fisiche naturali che noi non possiamo riprodurre in laboratorio. Qualunque squadra jugoslava ha una batteria di quattro o cinque giocatori ben oltre i due metri, a volte non raffinati tecnicamente, a volte poco più che boscaioli, ma vedrai che là problemi di rimbalzi e di falli ce ne sono ben pochi. Quindi noi non potremo mai affrontarli sul piano del ciapa e tira.
Sugli Stati Uniti sono stati scritti volumi, io potrei dire ben poco di nuovo: giocatori americani ne abbiamo a bizzeffe, ma i migliori sono quelli che giocano all’europea. Noi non possiamo giocare il basket dei “pro” perché non abbiamo giocatori nostri di altissimo livello; e poi perché i “pro”, non dimentichiamolo, non possono difendere a zona. Quello dei “colleges” allora? No, perché là c’è continuo, obbligatorio ricambio dei giocatori, e al limite il “coach” può andarsi a cercare in giro dei giovani “freshmen” (matricole) in grado di inserirsi nel “suo” modulo di gioco.
Noi scopiazziamo senza criterio. Avete mai pensato che le aree dei tre secondi americane sono più strette e quindi uno stack assume una funzione ed una fisionomia diversa? Che non esiste nei “collages” la regola dei 30”? Che certi tipi di difesa aggressiva la praticano specialmente squadre imbottite di negri con braccia lunghissime e che zompano come grilli? Che i criteri di arbitraggio sono diversi? Che il passing game è nato dall’idiosincrasia dei giocatori negri in generale a seguire uno schema preordinato? Potremmo andare avanti un pezzo.
Gli spagnoli, secondo me, hanno capito la lezione. Primo: volere o volare, un latino non è uno slavo né un negro americano. Il latino è labile però pronto; è indisciplinato però creativo; può non essere potente ma generalmente è rapido di riflessi.
La miglior difesa a uomo che ho visto l’anno scorso è stata quella della Juventud Badalona. Il contropiede – arma vincente – è caratteristica spagnola da decenni. Il temperamento non lo si insegnare: ma il carattere si può dare, ad un individuo e ad una squadra. Il discorso di Don Abbondio non mi sta bene.
Dunque: maggior lavoro sui fondamentali individuali e di squadra; al diavolo gli schemi: personalizzare i giocatori (e qui il discorso degli americani in campionato c’entra come i cavoli a merenda); lavorare sulla difesa non ciecamente, ma convincendo l’atleta che per quanto si annoia e si stanca a difendere sarà premiato con maggiore libertà in attacco. E contropiede, per favore, e “secondary break”. E uomo press tutto campo. E zona. E combinazioni. Io penso che in questo periodo, per un complesso di ragioni (alcune delle quali si possono intuire dallo sproloquio precedente), la difesa a uomo classica sia quella che rende meno perché ha i principi di zona ma non i vantaggi.
C’è una squadra in Italia che somiglia un po’ a questo mio ideale? Sì, l’Eldorado. Ricordate, è l’allenatore, non l’americano che spersonalizza i giocatori. Quando ha il terrore di non riuscire a controllarli. Quando è insicuro. L’allenatore deve essere un maieutico…alla Socrate.
Anche se poi qualche dirigente gli farà bere la cicuta!

!LULLABY!
00sabato 9 luglio 2011 23:06
Quando Udine "picchiava" [SM=g2490502]


Orgoglio e Pinot nel sangue del "Friuli"
(1978)


(...)
Se volete mangiare bene, venite da queste parti: ma se poi siete interessati al bere...be', qui c'è il vino da caffè, il vino da prima colazione, da aperitivo, da pranzo, da cena, ad effetto lento per i filosofi e ad effetto istantaneo per gli ubriaconi, rosso, bianco, rosè, verde, anzi verduzzo.
Gli alpini della Julia, che sono di queste parti, e che in guerra e all'osteria non hanno rivali, descrivono il Tricolore non già color rubino, neve e prato, ma color merlot, pinot e verduzzo. Qui non ci si ammala, c'è addirittura un'osteria che si chiama "Speziaria pei sani", il vino cura tutto, dalla polmonite al ginocchio della lavandaia. La gente è semplice e cordiale, schietta e affettuosa. Chi ha fretta si becca l'ulcera e deve cambiare città. Nei negozi prima di servirti si informano della tua salute e di quella dei congiunti: se devi acquistare qualcosa, tutti i presenti, dal negoziante all'ultimo avventore, si consultano e ti consigliano. C'è una dimensione umana a cui mi sto lentamente riadattando. (...)
Eccomi qui, vecchio capitano di ventura (inizio il mio ventunesimo anno da allenatore!) a comandare l'armata di Dario Snaidero che, se lo guardate bene, somiglia ad un signore medioevale. Quattro friulani purosangue (i due Savio, Bettarini e Vidale), un veneto ormai trapiantato per analogia enologica (Giomo), un romano guascone (Cagnazzo), un romagnolo causidico (Andreani), un ex brasiliano alto come un albero dell'Amazzonia (Fuss) e due mori del profondo sud (Garrett e Gallon), già integrati e pronti a imparare la lingua ladina.
Se mi chiedete cosa combineremo, vi dico solo di stare attenti. Friulani e no, qui a Udine abbiamo tutti una stessa identità, nel sangue abbiamo già pinot e orgoglio, non ci provocate, o saranno botte per tutti.

!LULLABY!
00mercoledì 9 maggio 2012 11:22
7 Maggio 2012 - Italia Basket Hall Of Fame
La cerimonia dei premiati della classe 2011


(...)
Uno dei momenti più toccanti della cerimonia è stata la premiazione di Dido Guerrieri, presente negli studi di Sportitalia su una sedia a rotelle: a consegnare il premio al figlio Luca e poi allo stesso Dido è stato Simone Pianigiani, che ha trovato parole bellissime per descrivere quanto il Professore ha fatto per la pallacanestro italiana. «Sono emozionato e onorato nel consegnare questo premio al Professor Guerrieri, che ho imparato ad apprezzare come allenatore e per lo spessore culturale che dimostrava in ogni suo articolo. Sono splendidi personaggi come lui che hanno ispirato molti altri allenatori della mia generazione, Dido è stato ed è una figura speciale». Suggestivo anche il contributo di Meo Sacchetti: «Ho avuto tanti ottimi allenatori e diversi sono qui. Dido era un coach diverso, che trasmetteva serenità e sana cultura per lo sport ai propri giocatori. Molti dei suoi giocatori gli devono qualcosa, Dido sapeva tirare fuori il meglio da tutti».
(...)

www.fip.it

!LULLABY!
00sabato 2 febbraio 2013 18:01
La scomparsa del 'prof' Dido Guerrieri: un minuto di silenzio sui campi della Serie A

01/02/2013 11:40

E' morto giovedì notte nella sua casa di Sesto San Giovanni il professor Dido Guerrieri, grandissimo allenatore e personaggio della pallacanestro italiana ed europea. Sarà ricordato su tutti i campi della Serie A con un minuto di silenzio in occasione delle gare del 3 febbraio. Giuseppe Guerrieri, detto Dido, era nato a Civitavecchia il 21 maggio 1931 e nel 2011 era entrato a far parte dell'Italia Basket Hall of Fame. Dopo la maturità classica al "Giulio Cesare" di Roma e due anni di Medicina, passò all'ISEF dove si laureò nel 1955. Inizia la carriera di allenatore dopo alcuni anni di insegnamento scolastico, in seriei C nel 1959 alla Libertas Forlì (Serie C) che porta in cinque anni in Serie A. Dal 1969 al 1973 è Tecnico Federale del Settore Squadre Nazionali Maschili. E' stato assistente allenatore di Giancarlo Primo ai Campionati Europei Senior 1969 (Napoli) e 1971 (Essen, Medaglia di Bronzo). Ancora, Medaglia d’Oro agli Europei Cadetti di Nocera del 1969 e Medaglia d’Argento agli Europei di Juniores di Zara del 1972. Nel suo curriculum, 311 partite vinte su 599 disputate in A1. Allenatore dell’Anno nel 1983 (Vigevano, in A2) e nel 1986 (Torino, in A1), nel 1987-88 ha allenato il Banco di Roma. Nella sua carriera ha conquistato 2 promozioni in Serie A1: nel 1989 a Desio, nel 1990 a Torino. Dal 1990 era anche Allenatore Benemerito d’Eccellenza.
Assieme a Massimo Turconi aveva dato alle stampe, nel 1996, il libro "Il Taccuino" che raccoglieva gli articoli coi quali Dido, ogni settimana, ci deliziava dalle pagine di Superbasket.

!LULLABY!
00sabato 2 febbraio 2013 18:20


"Il lavoro va scelto, selezionato, non accumulato senza criterio. Se bastasse la quantità, allora tutti allenerebbero la squadra ventiquattr'ore al giorno. Magari venticinque. Siccome questo ragionamento ha rotto le scatole, in passato da qualche collega stakanovista fu anche messa in giro la voce che i miei allenamenti fossero leggiadri e leggeri. Domandatelo, o grulli, al mio capitano Zanatta, che di allenatori ne ha avuti molti. Se il successo si pensa di ottenerlo con le parolacce o trattando i giocatori come gli schiavi delle galere da combattimento turche, ci si sbaglia di grosso. E, tanto per parlare di due che vanno di moda, Peterson strema forse la sua squadra? O Sales si sfoga insultando i giocatori? E allora, bricconcelli, un pò di coerenza, prego..."

Me lo ricordo bene il Professore quando allenava Sacchetti nei suoi anni a Torino...adesso mi spiego perchè Meo è stato l'unico a saper prendere il Poz per il verso giusto [SM=x49602]

RIP Professore.
Davide
00domenica 3 febbraio 2013 12:22
Letto oggi su TGgialloblu.it, tristezza! [SM=g2486742]

Scaligera in lutto, è morto Dido Guerrieri

Anche la Verona dei canestri piange la scomparsa di Giuseppe "Dido" Guerrieri, venuto a mancare all'età di 81 anni nella sua casa di Sesto San Giovanni. Guerrieri aveva allenato la Glaxo nella prima stagione in A1: chiamato da Fadini a metà stagione dopo le dimissioni di Mario Blasone, non potendo sedere in panchina (perché già tesserato) era affiancato dal vice Gianni Trevisan. Non riuscì a salvare la Scaligera e quella fu l'unica retrocessione nella sua carriera di allenatore. Nel 2011 il "Professore" è entrato nell'Italia Basket Hall Of Fame.
Il presidente Giovanni Petrucci, a titolo personale e a nome del Consiglio federale, unitamente al segretario generale Maurizio Bertea, insieme al personale FIP, ha espressio il cordoglio della Fip, abbracciando con affetto la famiglia Guerrieri in questo triste momento.
Nato a Civitavecchia nel 1931, Guerrieri ha iniziato ad allenare in serie C nel 1959 alla Libertas Forlì (Serie C) portandola in cinque anni in Serie A. Dal 1969 al 1973 è stato Tecnico Federale del Settore Squadre Nazionali Maschili. E' stato Assistente allenatore di Giancarlo Primo ai Campionati Europei Senior 1969 (Napoli) e 1971 (Essen, Medaglia di Bronzo).
Ha vinto la Medaglia d’Oro agli Europei Cadetti di Nocera del 1969 e la Medaglia d’Argento agli Europei di Juniores di Zara del 1972.
In serie A1 ha vinto 311 partite su 599 disputate.
E' stato Allenatore dell’Anno nel 1983 (Vigevano, in A2) e nel 1986 (Torino, in A1). Nel 1987 e 88 ha allenato il Banco di Roma. Ha conquistato 2 promozioni in Serie A1 nel 1989 a Desio, nel 1990 a Torino. Dal 1990 è stato Allenatore Benemerito d’Eccellenza.
Domenica a Vigevano prima dell'All star game di LegaDue verrà osservato un minuto di raccoglimento, analogo ricordo si terrà su tutti i campi dei campionati nazionali.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:17.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com