I due e diciotto dell’uomo-Fuss
(1978-1979)
Tonino Fuss non è entrato in campo, a tutt’oggi, neppure un minuto. Perché?
E’ semplice. Accusava saltuariamente un dolore al piede destro e quindi ogni tanto era costretto a stare a riposo. Visitato dai medici e specialisti, dai e dai, si è scoperta la causa: una piccola infrazione al malleolo.
Ora ha iniziato le cure del caso, poi ricomincerà a prepararsi, e speriamo che prima della fine del campionato possa finalmente giocare. Ho potuto lavorare con lui solo un paio di mesi ma vi garantisco che le sue qualità tecniche e fisiche sono eccellenti: apprende facilmente, si applica, e, ragazzi, è alto 2.18, dico 2.18!
Giornali e riviste specializzate ne parlano continuamente, si sa, è comprensibile. Ad Udine lo guardano come un idolo del futuro. Io dico che non fallirà. Ma di Fuss uomo, cosa si conosce?
Ha diciotto anni, è studente di elettronica, vive in un appartamento assieme a Stefano Andreani. Si sa che è nato in Brasile a Barra Bonita, lo sanno tutti.
Che è in Italia da tre anni, è di dominio pubblico. Che da circa due anni ha perso il padre ed è solo al mondo, forse lo sanno tutti, ma non tutti lo tengono nel debito conto.
Ha una voce profonda, con un caratteristico accento portoghese. Una voce che è difficile sentire, perché parla solo se interrogato. Dicono che sia diffidente, non mi pare, ma se lo è, lo è verso la vita, non verso gli uomini. Se gli si parla del Brasile, gli si illuminano gli occhi. A Milano, davanti ad una vetrina di animali esotici, si è fermato per minuti e minuti a guardare con occhi estatici un tucano.
Sono stato anni fa in Brasile con la Nazionale, e a volte parliamo di Rio, della batida, della Kaipirinha, di piranhas. Sente la “saudade”, la nostalgia, ma capisce perfettamente che il suo avvenire di atleta e di uomo è qui, in Italia. Vuole fortissimamente riuscire, arrivare, diventare un nazionale. Ci riuscirà.
Anche se a giorni è pieno di tristezza, resta a casa a studiare, non esce neppure per andare al ristorante e se la cava con tre o quattro yougurt.
2.18, ci pensate? Ad Udine lo conoscono e lo rispettano, ma appena si muove da qui…A Milano, in Galleria, un tizio gli ha improvvisato una specie di danza intorno.
“Che tempo fa lassù, scusi ma quanto è alto, Madonna ma quello è un albero, ma sei un gigantone di pallacanestro”, questo è il ritornello per le sue orecchie di gigante buono, giovane e solo.
Quando leggo le idiozie sugli americani non integrati, cado in convulsioni dal ridere. Vorrei fare di più per lui, sul piano umano, ma è difficilmente avvicinabile, quando non è del giusto umore. Non bisogna forzarlo, insistere.
Ha bisogno di pazienza e di rispetto. Ha bisogno di essere considerato un uomo, non atleta. Ha bisogno di credere nell’allenatore come uomo. Non vuole un allenatore che gli insegni per potersi fare bello delle piume del pavone, e dire: “Questo l’ho lanciato io” com’è moda di tanti illustri colleghi.
Per ora in attesa di guarire, sta ai bordi del campo e fa esercizi ginnici.
Fra poco uscirà dalle pagine dei giornali e delle riviste e tornerà in campo.
Diciotto anni. Fra due anni potrà essere un grande giocatore. Mi auguro e spero di poter essere ancora il suo allenatore.
Al mio eventuale successore, potrei solo dire: ricorda che Fuss è un UOMO, e secondariamente un giocatore di pallacanestro.