John Fultz e gli anni 70

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the fire bug
00sabato 20 marzo 2010 19:37
Ai miei tempi i giocatori andavano a letto alle 20, assicurandosi di aver prima aiutato tutte le vecchiette di [città a caso] ad attraversare la strada.
Walker - Lugo
00sabato 20 marzo 2010 23:14
C’erano gli hippy. «Col senno di poi, sono stato un cretino. Iniziai a vivere da hippy quando diventai ricco, di conseguenza regalai e buttai via un sacco di soldi. A Bologna avevo tutto, la fama e le donne che mi dicevano "Kociss puoi avermi quando vuoi". E la droga. Di quegli anni mi porto dietro la voglia di pace e il messaggio ecologico, due concetti che sono ancora validissimi al giorno d’oggi. Troppo spesso lo dimentichiamo. Ma la droga, quella fu una rovina. E anche l’amore libero dopo un po’ ha distrutto tutti i rapporti veri».
SteveH
00domenica 21 marzo 2010 14:01
«Finì tutto per colpa della cocaina. Nel libro c’è tutto, è una storia onesta. Andai a un party prima dell’ultimo allenamento, con i Lakers c’era già l’accordo sul contratto molto ricco perché a parte Jerry West io ero il più forte. Dormii poco, in spogliatoio mi beccarono con la droga e mi mandarono via».

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the fire bug
00domenica 21 marzo 2010 20:53
SteveH, 21/03/2010 14.01:

«Finì tutto per colpa della cocaina. Nel libro c’è tutto, è una storia onesta. Andai a un party prima dell’ultimo allenamento, con i Lakers c’era già l’accordo sul contratto molto ricco perché a parte Jerry West io ero il più forte. Dormii poco, in spogliatoio mi beccarono con la droga e mi mandarono via».

[SM=g27831]



Ha dimenticato di dire che saltava i fossi per la lunga.
Walker - Lugo
00domenica 21 marzo 2010 23:04
Re:
the fire bug, 21/03/2010 20.53:



Ha dimenticato di dire che saltava i fossi per la lunga.




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!LULLABY!
00giovedì 17 febbraio 2011 11:04
John Fultz racconta in in libro gli anni magici alla Virtus Bologna
In uscita nelle librerie il suo romanzo «Mi chiamavano Kociss»


di Matteo Marrello - pianetabasket.com
Fonte: Il Domani di Bologna

John Fultz John Fultz, finalmente il suo primo libro è una realtà. Lo sta sfogliando?
«Non ancora. È uscito lunedì e io sono a Napoli. Materialmente non posso ancora toccarlo, ma so che è uscito e sono felice».

L'ha tenuto nel cassetto a lungo.
«Non proprio. L'ho fatto vedere in giro, l'ho proposto. E a un certo punto ho trovato Lgs Sportlab e Minerva Edizioni, che ci hanno creduto. Oggi posso raccontare la mia storia a chi vorrà leggerla».

Non è soltanto una storia di basket.
«No, nel senso che non è semplicemente la biografia di un ex giocatore. È un romanzo autobiografico, c'è tanta realtà ma ci sono anche sogni, flashback, momenti vissuti fuori dal parquet».

E quelli che oggi si potrebbero chiamare errori di gioventù.
«Ho voluto raccontarmi per quello che ero, con pregi e difetti. Quella storia è la mia vita, la pura verità. In quegli anni ho condiviso ideali che erano di tanti giovani. Credevo nella pace universale, nella condivisione».

Anche nell'amore libero, se è per questo...
«Anche. Ma poi, come tutti, facevo i conti con le contraddizioni di chi mette in piedi un legame. Non rinnego quegli anni, c'erano anche valori positivi. Ma è indubbio che non tutto era perfetto».

Ha perso anche un treno importante, per colpa di certe scelte extrasportive.
«Quello della Nba. Dopo un paio d'anni in Virtus, ebbi la grande occasione: mi chiamarono con l'idea di offrirmi un garantito biennale. Ma feci una sciocchezza e la pagai».

Raccontandola, pensa di insegnare qualcosa ai giovani?
«Non voglio fare il maestro di vita. Ma ho trovato un equilibrio, una via d'uscita. E una serenità che vorrei trasmettere, perché è alla base della convivenza».

Come faceva a vivere tutto alla velocità massima?
«Fuori non vivevo una vita da atleta, ma recuperavo in allenamento, cercando di dare sempre più di chiunque altro. Sarà stata l'età, ma funzionava».

Che ricordo si porta dietro degli anni bianconeri?
«È stato il periodo più bello della mia carriera di atleta. Ho avuto tanto dalla Virtus, e qualcosa credo di avere lasciato. Arrivai in un momento difficile, anche la tifoseria sembrava rassegnata, e il palazzo si vuotava. Le mie sfide col grande Gary Schull, il mitico Barone, hanno portato entusiasmo. Amo Bologna, la Virtus è un pezzo della mia vita».

Domenica la ritroverà.
«Già, verrò a vedere Virtus-Scavolini. E avrò finalmente il mio libro tra le mani. Due emozioni in un solo colpo».

Marco Tarozzi

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