Dibattito tra FIP, LBA, LNP e Associazione Giocatori... cosa ne è uscito fuori?

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Davide
00venerdì 3 febbraio 2017 15:13
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La Federazione Italiana Pallacanestro, la Lega di Serie A, la Lega Nazionale Pallacanestro e la GIBA, l’Associazione Giocatori, si sono incontrati e confrontati a Siena, dando vita all’incontro-dibattito ‘La Nostra Pallacanestro’ a Siena, presso l’Università degli Studi. L’incontro è uno dei momenti introduttivi del Corso per Operatori delle Società Sportive (www.operatoresportivo.it) diretto dal prof. Saverio Battente che avrà inizio il prossimo 6 marzo (chiusura delle iscrizioni il 23 febbraio).

“L’opportunità di entrare in contatto con i professionisti dello sport –ha affermato il rettore Francesco Frati- è un modo per acquisire competenze trasversali e per rendere più competitivo e più performante il percorso degli studi dei nostri studenti”.

Marco Petrini, presidente del Settore Minibasket e responsabile delle Finali Nazionali FIP, scendendo nello specifico, ha sottolineato da un lato l’ottimo stato di salute del settore minibasket (circa 200mila praticanti), ma anche dall’altro le problematiche dell’abbandono in età adolescenziale e di come “non sempre tutte le società investono con la stessa qualità nel settore giovanile”, non vedendo un adeguato ritorno.

Alessandro Marzoli, presidente GIBA, ha illustrato il percorso nuovo dell’associazione che non è più solo attività sindacale, ma anche preoccupazione per il futuro dei giocatori una volta che hanno finito la carriera agonistica. In tal senso la collaborazione con il corso per Operatori delle Società sportive. Venendo ai temi di attualità ha parlato di migliorare il prodotto pallacanestro a tutti i livelli e ha chiuso auspicando che ci possano essere “meno stranieri, ma più forti” e che in definitiva sono “i più forti a dover giocare”.

Massimo Faraoni, segretario generale della Lega Nazionale Pallacanestro, ha sottolineato che le spese “per il settore giovanile alla fine sono un investimento” e che i costi per il professionismo sono molto alti per tutte le società. La Lega Nazionale Pallacanestro ha raggiunto la cifra record di quasi 500mila spettatori paganti alla fine del girone di andata del campionato di Serie A2, l’8 per cento in più rispetto allo scorso anno ed è una delle protagoniste del basket italiano. La lega si pone come punto di riferimento per qualificare ulteriormente i dirigenti sulle materie fiscali, tributarie, ma anche di comunicazione e marketing e, non ultimo, di contribuire al post carriera degli atleti “gratificando chi studia e gioca”.

Egidio Bianchi, presidente della Lega di Serie A, ha spiegato come Lega stiamo provando ad incidere in una situazione di crisi economica, con alti costi fiscali e contributivi. Intanto con il cambio di statuto, ma anche con un progetto di sviluppo da qui a cinque anni: “che riguardi più ambiti e ha bisogno di utili confronti. Che ha come obiettivo principale la sostenibilità delle squadre, la certificazione dei bilanci, la modifica dei regolamenti in collaborazione della FIP, ma anche marketing, new media, nuovi e più fruibili palazzetti e così via”.

“La Nostra pallacanestro –ha affermato il vice presidente federale Gaetano Laguardia ha tante luci e tante ombre: 200mila minicestisti, ma anche 400mila tesserati in totale, le Nazionali maggiori che non si qualificano ai Giochi Olimpici, ma anche le Nazionali giovanili che sono terze nel ranking europeo, mentre gli italiani che giocano da professionisti, in base alle legge 91/1981, sono fra i 40 e 50.

E’ vero fino agli anni Novanta eravamo all’avanguardia, ma oggi? Il Consiglio federale, venerdì scorso, ha messo dei punti fermi, degli intendimenti, su cui lavorare con le leghe su Palazzetti, eleggibilità e promozioni-retrocessioni, perché occorre realizzare i progetti, al più presto senza perdere più tempo. I nostri obiettivi principali: successi delle Nazionali, sviluppo dei settori giovanili per la creazione di una nuova identità e nuovi palazzetti”.

Fonte: Università di Siena – Ufficio Stampa

www.gonews.it

Più che "luci e ombre" direi "tante domande e nessuna risposta". [SM=g27835]
Mancano personaggi in grado di attirare attenzione nei confronti del movimento, manca la pubblicità, manca la volontà di essere coesi, manca quasi tutto.
Abbiamo tra le mani il secondo sport al mondo e lo trattiamo così. [SM=g27829]
Iuzzolino
00domenica 5 febbraio 2017 23:15
Re:
Sicuramente il topic più interessante dell'anno: finalmente ai vertici si sono sbottonati e hanno cominciato a dire numeri.
Sottolineo le parti più importanti secondo me.

Davide, 2/3/2017 3:13 PM:

Alessandro Marzoli, presidente GIBA, ha illustrato il percorso nuovo dell’associazione che non è più solo attività sindacale, ma anche preoccupazione per il futuro dei giocatori una volta che hanno finito la carriera agonistica. In tal senso la collaborazione con il corso per Operatori delle Società sportive. Venendo ai temi di attualità ha parlato di migliorare il prodotto pallacanestro a tutti i livelli e ha chiuso auspicando che ci possano essere “meno stranieri, ma più forti” e che in definitiva sono “i più forti a dover giocare”.

“La Nostra pallacanestro –ha affermato il vice presidente federale Gaetano Laguardia ha tante luci e tante ombre: 200mila minicestisti, ma anche 400mila tesserati in totale, le Nazionali maggiori che non si qualificano ai Giochi Olimpici, ma anche le Nazionali giovanili che sono terze nel ranking europeo, mentre gli italiani che giocano da professionisti, in base alle legge 91/1981, sono fra i 40 e 50.

E’ vero fino agli anni Novanta eravamo all’avanguardia



La pallavolo che non offre uno spettacolo come il basket fa 327.000 tesserati (in un PDF della Federvolley falsano i numeri sulla pallacanestro e lo mettono sotto addirittura al rugby, ridicoli prezzolati e rosiconi!), il calcio ne fa 1.100.000 (tutti numeri arrotondati).
Non possiamo metterci a competere con la PALLA-volo, dobbiamo puntare molto più in alto.
Chiaro che il modello è quello anni 90 (meno stranieri ma più forti), però come lo attui se dei la FIP? Mica sei un dirigente di una squadra.
Ciò che sostengono è un controsenso perchè dicono cosa fare ma non hanno i mezzi per farlo.
Poi gravissimi i dubbi sul futuro degli ex giocatori, in pratica hanno detto che se giochi a basket e decidi di farlo a livello professionistico investendo tempo, fisico e soldi finisci sotto i ponti.
SteveH
00lunedì 6 febbraio 2017 21:32
Poche soluzioni concrete da quello che risulta dall'articolo.
Le Leghe piano piano hanno iniziato a fare le cose giuste nella comunicazione e marketing, ma sono ancora lontane.

- Dove è finito il progetto di Basket Tv della Fip, sul modello di Supertennis (alla cui casa di produzione era stato affidato il progetto)? Per qualche mese nel 2015 erano stati lanciati dei programmi (oltre che le partite A2 e la A1 femminile), ospitati però su Sky Sport, quindi a pagamento, poi è sparito tutto. Ricordo a Petrucci che Supertennis ha una frequenza tutta sua sul digitale terrestre, è in chiaro e mostra molte rubriche di promozione del movimento e importanti tornei tra cui la Coppa Davis.

- La Legabasket ha annunciato di voler lanciare il pass annuale per vedere in streaming tutte le gare del campionato, ma oltre a non aver dato una data di partenza precisa non si sa quale sarà lo standard qualitativo: attualmente i campi sono cablati e inviano le riprese delle partite alle tv locali (e producono gli highlights) in una qualità pixellosa inconcepibile nell'era del 4k.

- La LNP ha già lanciato il suo league pass, il quale però è a pagamento a una cifra non piccola, in più ha ceduto i diritti di una partita a settimana a Sky. Vorrei capire il senso di non essere presenti in chiaro su tutto il territorio nazionale, per un campionato come la A2 che abbraccia tante realtà diverse. Invece di ampliare la platea si chiudono a riccio, cercando solo di monetizzare. Ricordo che nella BBL tedesca trasmettono gratuitamente le dirette in streaming di tutte le partite, in buona qualità video.

- Capitolo italiani: c'è un effettivo calo di talenti italiani, ma al di là delle formule sull'eleggibilità e questioni fiscali il vero campo d'intervento dovrebbero essere i settori giovanili, puntando sull'aggiornamento di istruttori e allenatori sulle metodiche. Vediamo molti giovani giocare in A2 con rendimento discontinuo, nonostante stagioni da titolare grazie al limite di due stranieri: un under 22 che ambisce alla Nazionale dovrebbe essere già uno dei migliori della categoria.
Mi vengono in mente due esempi "istruttivi":
Doncic a 17 anni è già pronto per il Real Madrid, dove è già determinante, dopo essere cresciuto nelle giovanili. Noi non sforniamo talenti così dai tempi di Belinelli, Bargnani e Gallinari. Melli va a giocare in Germania senza il posto garantito e diventa uno dei migliori giocatori dell'Eurolega, i minuti in campo se li è conquistati. In ogni caso il giovane talento non ha bisogno di essere imposto sul parquet per venire fuori.
Davide
00lunedì 6 febbraio 2017 22:15
Qualche topic correlato:

basket.freeforumzone.com/d/10798723/Discussione-seria-e-senza-polemiche-sul-perch%C3%A9-Mediaset-ha-scelto-la-NFL-piuttosto-che-il-basket-e-o/discussi...

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basket.freeforumzone.com/d/10658090/Petrucci-attacca-la-Rai/discussi...

Da notare quanta strenua resistenza facevano i BCisti nel 2014 pur di criticare il basket.
Sì, facile criticare la pallacanestro, ma se non ti sbatti... precisamente come si va avanti? [SM=g27829]
Ho anche l'aforisma nella firma azzeccato (il secondo). [SM=x52092]
In un paese dove non ci sono soldi c'è bisogno di gente motivata che si faccia il culo e contemporaneamente si deve fare mente comune per attirare attenzione e quindi sponsor.
Abbiamo anche visto che il movimento si rinforza o diminuisce con le vittorie o le sconfitte della nazionale: bisogna programmare in modo serio, non organizzare tutto in quattro e quattr'otto e sperare di qualificarti coi pochi campioncini che ti rimangono. [SM=x49396]
SteveH
00martedì 7 febbraio 2017 00:57
Non bisogna auto-disprezzarsi sul un livello dei campionati sceso rispetto al passato, perché facciamo del male al nostro basket, che ha bisogno di essere sostenuto da noi appassionati. Bisognerebbe sempre sottolineare i valori e la peculiarità della disciplina, anche se in campo non ci sono i grandi campioni di una volta.
Però è giusto contestare i vertici del basket italiano che non fanno il loro dovere di promozione, pongono regole pasticciate e si perdono in diatribe che poco hanno a che vedere con lo sviluppo del movimento.
!LULLABY!
00martedì 7 febbraio 2017 12:35
Re:
SteveH, 07/02/2017 00.57:


Però è giusto contestare i vertici del basket italiano che non fanno il loro dovere di promozione, pongono regole pasticciate e si perdono in diatribe che poco hanno a che vedere con lo sviluppo del movimento.



Secondo me è proprio questo il punto. Le società, grandi o piccole che siano, a volte fanno un lavoro encomiabile a partire dalle basi del minibasket, al basket in carrozzina, femminile, serie minori fino al professionismo. Ma la sensazione è proprio che dietro manchi l'appoggio di una struttura solida e vincente nelle proposte e nelle direttive.

SteveH
00martedì 7 febbraio 2017 14:39
Non so Lulla, nel loro singolo ci sono sì club che fanno un buon lavoro, ma essendo la Lega A (mi limito a quella che conosco bene) emanazione delle società, che scelgono da chi farsi rappresentare e votano le varie proposte, hanno una parte di responsabilità per la situazione anche perché molto spesso non c'è unità d'intenti.
E' anche vero che i club subiscono decisioni federali e uno Stato che nulla fa per rinnovare gli impianti, ma questo deriva anche da una loro scarsa influenza.
Ovviamente parlo di sviluppo e promozione unitario dei campionati, non bisogna solo pensare al proprio orticello senza fare granché per il movimento.
Davide
00giovedì 9 febbraio 2017 22:05
!LULLABY!, 2/7/2017 12:35 PM:

Secondo me è proprio questo il punto. Le società, grandi o piccole che siano, a volte fanno un lavoro encomiabile a partire dalle basi del minibasket, al basket in carrozzina, femminile, serie minori fino al professionismo. Ma la sensazione è proprio che dietro manchi l'appoggio di una struttura solida e vincente nelle proposte e nelle direttive.


Ad alcune società manca un "organigramma" convincente e si buttano in scelte disastrose.
Altre hanno il presidente che io chiamo "dei 5 anni", perché dopo 5 anni a causa di soldi buttati a destra e a manca dal suddetto falliscono, spesso anche meno.
Altre ancora si trovano catapultate in serie maggiori e non sanno nemmeno perché sono lì.
A volte mi chiedo, forse sbagliando: possibile che la Lega non dia i natali a un organo che controlli il funzionamento corretto degli "organigrammi" societari e delle loro spese? Già esiste, Steve?
Il MIUR per le università ha l'ANVUR, giusto per citare un esempio fra i tanti.
Davide
00giovedì 9 febbraio 2017 22:07
SteveH, 2/7/2017 2:39 PM:

E' anche vero che i club subiscono decisioni federali e uno Stato che nulla fa per rinnovare gli impianti, ma questo deriva anche da una loro scarsa influenza.


Secondo te quanta importanza rivestono gli impianti in ambito di movimento?
SteveH
00venerdì 10 febbraio 2017 18:03
Sugli organigrammi non ti sò dire, in realtà in Serie A vedo che ormai la suddivisione tra direttori sportivi o gm, e i direttori delle altre aree (amministrativa, comunicazione e marketing), è ben definita.
Il problema è principalmente economico. Con la crisi vengono meno le sponsorizzazioni, che in una società sportiva moderna sono la base. Il modello precedente, ormai superato, è quello del mecenate (ossia l'imprenditore di altro campo proprietario, che ha soldi "da buttare" nello sport).
Potreste obiettarmi con l'esempio di Giorgio Armani, proprietario che contribuisce sì con un consistente contratto di sponsorizzazione, ma che ha negli anni azzerato il proprio apporto personale. Al contempo Milano ha aumentato sempre più il fatturato negli ultimi anni, nel quale incidono per più della metà i ricavi extra Armani (cosa impossibile nel mecenatismo del passato, tipo Scavolini o Benetton), chiudendo il bilancio in utile nel 2014 e nel 2015. Questo è segno di un buon lavoro gestionale nel tempo, incentrato sulla valorizzazione del "prodotto" Olimpia. (Ecco quanto ha speso Armani in 8 anni - calcioefinanza.it)

L'impianto è importante perché un Palas funzionale, moderno, più ampio, potrebbe garantire introiti maggiori da botteghino. Inoltre renderebbe possibili iniziative collaterali a contorno degli eventi oltre che il merchandising diretto, grazie alla presenza di aree hospitality, negozi, museo della squadra. Si può creare un giro di affari e promozione, anche grazie al fatto che il pubblico live non ha subito flessioni rispetto a 20 anni fa (i dati si trovano facilmente online).
Davide
00venerdì 10 febbraio 2017 23:03
SteveH, 2/10/2017 6:03 PM:

Sugli organigrammi non ti sò dire, in realtà in Serie A vedo che ormai la suddivisione tra direttori sportivi o gm, e i direttori delle altre aree (amministrativa, comunicazione e marketing), è ben definita.


Allora mi sa che il problema sta solo in A2, tu stesso hai notato un certo "organigramma" completamente smaialato, ricordi? [SM=g2486744]

SteveH, 2/10/2017 6:03 PM:

Il problema è principalmente economico. Con la crisi vengono meno le sponsorizzazioni, che in una società sportiva moderna sono la base. Il modello precedente, ormai superato, è quello del mecenate (ossia l'imprenditore di altro campo proprietario, che ha soldi "da buttare" nello sport).


Hai messo il dito nella piaga centrando perfettamente il punto.
Ora però il problema è: il prossimo modello quale sarà? Barbonaggio capitalistico? Si inventeranno un sistema economico alternativo per il basket? [SM=x52092]

SteveH, 2/10/2017 6:03 PM:

L'impianto è importante perché un Palas funzionale, moderno, più ampio, potrebbe garantire introiti maggiori da botteghino. Inoltre renderebbe possibili iniziative collaterali a contorno degli eventi oltre che il merchandising diretto, grazie alla presenza di aree hospitality, negozi, museo della squadra. Si può creare un giro di affari e promozione, anche grazie al fatto che il pubblico live non ha subito flessioni rispetto a 20 anni fa (i dati si trovano facilmente online).


Ma siamo veramente sicuri di questo? Oppure l'impianto deve supportare un buon prodotto?
Lo chiedo, non lo sto supponendo.
Prendiamo Pesaro come esempio: con quella bestia di Adriatic Arena risulta che faccia meglio di altre società?
SteveH
00sabato 11 febbraio 2017 01:07
1. Ho notato un ruolo di troppo, laddove dovrebbe rientrare nelle competenze di un professionista. In A2 spesso mancano esperti in determinate aree, credo che si punti più a spendere sullo staff tecnico piuttosto che sullo staff dirigenziale, per far crescere la società.

2. Il modello non è fare a meno dei mecenati (se ce ne sono è meglio) ma di creare ricavi a prescindere dall'apporto di un singolo imprenditore appassionato. Come ho detto Milano ha triplicato il fatturato in pochi anni, con ricavi che sono più della metà non legati allo sponsor del proprietario (che comunque serve ad Armani per promuovere il suo marchio sportivo Emporio). Se Armani decidesse di non sponsorizzare non farebbero fatica a trovarne un altro di livello nazionale. Dove si deve battere? Su comunicazione e marketing. Un marchio importante lega il proprio nome solo se la squadra mostra un volto professionale, figo ed emozionante. Se comunichi sul tuo canale video (per prendere in considerazione un singolo aspetto) solo con highlights pixellati grandangolo, noiose conferenze stampa integrali post-gara e nessun filmato emozionale o incentrato sul mostrare aspetti particolari del club (storie, racconti, profili dei protagonisti), non si va lontano.

3. E' chiaro che conta anche il livello delle partite, però il Palas di cui parlo non è solo grande e bello, ma permette di svolgere attività collaterali. Non mi pare che quello di Pesaro abbia aree interne preposte.
Interessante come esempio questa intervista in cui Gianmaria Vacirca parla del basket tedesco e in particolare del Bamberg.
"Il gameday è l’essenza, il cerchio che si chiude: il gameday è più importante fuori che dentro il campo. È il giorno della conquista di quei fatturati che ti possono aiutare nella gestione del club".
Davide
00sabato 11 febbraio 2017 15:02
Per esperienza non personale ti dico che il secondo punto non "tiene" tanto se non ti compri i follower e i fan. E qui mi fermo. [SM=g2481302]

Spettatori serie A:
www.repubblica.it/sport/basket/2017/02/07/news/basket_a_milano_lo_scudetto_degli_spettatori_boom_per_avellino_e_reggio_emilia-1...

Spettatori serie A2:
www.basketinside.com/a2-est/news-a2-est/serie-a2-citroen-al-termine-dellandata-vicini-ai-500-000-spettatori-8-1-su...
SteveH
00sabato 11 febbraio 2017 20:37
Non è tanto un fatto del numero di follower e fan (quelli servono a chi basa il proprio business sul web, quindi il grande traffico genera ricavi pubblicitari, e non solo come Zeb89 insegna [SM=g27828] ) quanto di immagine che trasmetti, anche alle aziende. Come mai l'Olimpia ha i contenuti della qualità migliore? Non è un caso. Poi ho elencato solo uno degli aspetti della comunicazione: ci sono i media tradizionali, ci sono le iniziative in pubblico, i rapporti B2B.
Davide
00martedì 14 febbraio 2017 01:30
SteveH, 11/02/2017 20.37:

e non solo come Zeb89 insegna [SM=g27828]


Muzunna, ragazzi!!!
!LULLABY!
00martedì 14 febbraio 2017 16:45
Re:
SteveH, 11/02/2017 01.07:

Se Armani decidesse di non sponsorizzare non farebbero fatica a trovarne un altro di livello nazionale.



Tu pensi? Io non sarei così ottimista. Già quando a Torino si è fatta avanti Fiat sono rimasta così [SM=x49437]


Davide
00martedì 14 febbraio 2017 16:49
Dev'essere un qualche genere di approccio calcistico, infatti con la sfiga che ha portato, guarda cos'è successo nell'ultima partita...
!LULLABY!
00martedì 14 febbraio 2017 16:55
Ma infatti, li hanno chiamati apposta per sistemare le cose, non sia mai [SM=g27828]
Davide
00martedì 14 febbraio 2017 17:06


Fiero.
SteveH
00giovedì 18 maggio 2017 22:23
Italian Basketball Summit. A Milano un momento di confronto sul futuro del basket nel nostro Paese



Gli studi di Sky Italia hanno ospitato oggi l’Italian Basketball Summit, un momento di incontro e dibattito sullo stato e sul futuro della pallacanestro italiana all’interno del quale si sono confrontate le diversi componenti del nostro movimento e personalità illustri di altre discipline

Ha avviato i lavori del Summit, coordinato dal giornalista di Sky Sport Alessandro Mamoli, il presidente della Fip Giovanni Petrucci. “Siamo a Sky perché Sky è la nostra casa: ha investito per i prossimi anni nel basket e lo racconta con seri professionisti. Il presidente del CONI Giovanni Malagò ci ha raggiunto, confermando il fatto che è sempre stato vicino al basket anche perché viene proprio dal nostro mondo. Da anni non avevamo un occasione come oggi, dall'inizio degli anni Novanta. È l'occasione per dire ciò che si pensa per il futuro del nostro basket. In Italia gli sport professionistici per legge sono due: calcio e basket. Il calcio è lo sport popolare per eccellenza. Si parla di calcio per due motivi su tutti: per le idee che porta e per i risultati. Oggi è il momento di proporre idee. Stiamo investendo sul basket femminile, abbiamo ricevuto un numero di richieste straordinarie per il Liceo Sportivo del CONI che prevede la pratica del basket presso il Centro dell'Acquacetosa di Roma con il Centro di Medicina sportiva sempre a disposizione. L'idea, a cui abbiamo aderito immediatamente, è del presidente Malagò e del vice segretario Carlo Mornati. Ci andranno le ragazze del 2003 dal prossimo anno scolastico. Il 3X3? Stiamo aspettando a settimane l'annuncio ufficiale: entrerà tra le discipline olimpiche. Gli impianti? Abbiamo messo la regola dei 5000 spettatori per la serie A: se vuoi giocare nel salotto buono, devi avere un impianto dignitoso. Sappiamo che ci saranno dei problemi nell'immediato, ma come già accaduto nel calcio, possiamo dare la spinta alla risoluzione di problemi locali. Viviamo di Nazionali. È un emozione unica e le vittorie in Nazionale si ricordano nel tempo. Ho avuto la fortuna di essere a fianco di campioni come Totti, Del Piero, Buffon e di un allenatore come Lippi quando abbiamo vinto il Campionato del Mondo del 2006. In questi giorni si dicono tante cose sulle possibili assenze degli Azzurri alle qualificazione di novembre per la concomitanza dell'Eurolega. Ricordo solo una cosa: esistono già precise norme per chi non risponde alle convocazioni in Nazionali”.

Ha preso poi la parola il presidente del CONI Giovanni Malagò: "Sono stato uno di voi. Con la Virtus Roma ho vinto una Supercoppa Italiana da Presidente, dopo essere stato amministratore delegato e il giorno della partita attraversavo Roma per andare al campo con le mie figlie. Quella degli impianti è il problema, se non uno dei maggiori problemi. In passato sono state fatte scelte che si sono rivelati errori pazzeschi: sono stati spesi tanti soldi per allungare le rose e non per creare una casa e oggi lo paghiamo. Quei presidenti non erano imprenditori, ma appassionati. Paghiamo le conseguenze di due non felici candidature disastrose: quelle all'Europeo di calcio del 2012 e quella al Mondiale di basket del 2014. Se vinte sarebbero state l'occasione per investire in impianti. Oggi sappiamo, come CONI, senza presunzione, gestire eventi. Ieri fra Internazionali di Tennis e Finale di Coppa Italia abbiamo avuto 114.000 spettatori paganti. In questo senso non mi spaventa se la Roma, un cliente per il CONI da 3 milioni di euro all'anno, costruisce un proprio stadio: dobbiamo lavorare su opportunità diverse. Utilizzo degli italiani? Nessuno ha la formula magica. Se i giocatori italiani sono cari, occorre costruire più giocatori italiani forti. Occorre lavorare sui settori giovanili al meglio, con persone competenti. Nel calcio l'Atalanta fa molto bene. È l'unico modo per avere un futuro diverso. Per femminile e 3X3 siamo sulla stessa barca. Le donne saranno sempre più importanti a livello internazionale per cui bisogna investire. Se ci muoviamo subito, possiamo essere protagonisti. Lo sport è in evoluzione continua: non si deve avere paura dei confronti. È necessario modernizzarsi e coinvolgere i giovani. Con le idee e con coraggio la fortuna vi premierà”.

Prima di affrontare le quattro tematiche prese in considerazione (Marketing e Comunicazione, Modello NBA, Impiantistica Sportiva, Tesseramento Atleti Stranieri) Matteo Mammì (Direttore Programmi Diritti e Produzioni) ha voluto salutare la platea. “Da uno studio che abbiamo condotto specificatamente per questo Summit siamo venuti a sapere che circa la metà degli appassionati di basket ha un abbonamento a Sky Sport. Il nostro impegno con la pallacanestro è totale ma non ci fermiamo qui: vogliamo lavorare sempre di più con i giovani, con le scuole, nell’organizzazione degli eventi insieme alla società. Grazie per aver scelto Sky per questo evento così prestigioso”.

Ha poi preso la parola Guido Rindi, Head of Marketing Intelligence di Sky. “Il nostro impegno con la pallacanestro è sotto gli occhi di tutti, trasmettiamo Serie A, Serie A2, Eurolega, NBA, NCAA. Dal nostro studio è risultato che il basket è il quinto sport in Italia, il secondo per numero di praticanti. La visione di basket è quasi raddoppiata negli ultimi quattro anni ma ci sono ancora ampie opportunità di sviluppo, soprattutto provando a fidelizzare la componente più ampia di chi segue la pallacanestro ma lo fa in maniera episodica”.

Marketing e Comunicazione
Relatori: Egidio Bianchi, Paolo Bellino

Paolo Bellino, direttore generale di RCS Sport ha sottolineato la centralità della Nazionale italiana nell’ambito delle strategie di Marketing. “Lavoriamo con tante discipline ma la pallacanestro è per noi importantissima. Lo scorso anno abbiamo organizzato il torneo Preolimpico di Torino e al di là del risultato sportivo che non ci ha premiato, il riscontro di pubblico e di interesse verso gli Azzurri è stato incredibile. Sarebbe interessante spalmare la visibilità dei nostri giocatori per 12 mesi, in questo senso la finestra invernale prevista da FIBA viene incontro alle nostre esigenze. Ci aspettiamo anche una crescita importante dal movimento femminile, il progetto dedicato alle ragazze del 2003 presentato oggi dal presidente Petrucci potrebbe costituire un’altra opportunità di Comunicazione interessante, sulla scia di quanto fatto anni fa con “Ginnaste”.
E’ stata poi la volta del presidente della Legabasket Serie A Egidio Bianchi. “Abbiamo provato a ri-valorizzare il campionato di Serie A attraendo nuove generazioni di tifosi, che garantiscano una rinnovata e costante crescita del movimento in Italia. Riportare il fan al centro dell’attenzione, ascoltandolo e agendo con coerenza. Questa è la nostra missione”.

Modello NBA
Relatori: Pietro Basciano, Carlo Mornati, Umberto Zapelloni

Il primo a parlare è stato Ed Epsworth, Vice-Presidente EMEA, che ha elencato sommariamente i principi che regolano la NBA, il campionato professionistico statunitense.

Poi è stata la volta di Pietro Basciano, presidente della Lega Nazionale Pallacanestro. “La nostra è una Lega dinamica e in crescita. A nostro avviso è necessaria la trasformazione di impianti sportivi in centri di aggregazione. Il nostro modello negli ultimi anni si è rivelato vincente, per tante ragioni: l’equilibrio in campo, l’incertezza delle fasi finali dei campionati, l’aumento di spettatori e incassi, l’incremento dei ricavi da sponsorizzazione, i tanti giocatori italiani in campo, l’attenzione al reclutamento e ai settori giovanili da parte di molti nostri club. Penso alla Serie A2 come una possibile lega di sviluppo, che lavori in sinergia con la Serie A condividendo strategie e obiettivi”.

Così il Vice direttore della Gazzetta dello Sport Umberto Zapelloni: “Il modello delle franchigie nel mondo dello sport va preso in considerazione perché spesso è sinonimo di business. Lo stesso basket europeo con l’Eurolega sta sperimentando il modello del campionato chiuso ma non sono sicuro che abbia prodotto del basket migliore. Ha prodotto più partite di cartello, più sfide tra big, ma finora alla vigilia della Final 4 non mi sento di dire che la qualità del gioco abbia avuto un salto in avanti. La NBA? A chi non farebbe gola un campionato con 18 grandi città, 18 piazze con palazzetti da oltre 5000 posti. Nessun rischio di vedere i propri investimenti svanire per una retrocessione in una Lega inferiore. Una risposta potrei darla leggendo l’Albo d’oro del nostro campionato. Quante favole straordinarie come quella di Cantù non avremmo potuto raccontare se avessimo ridotto la Serie A in una lega chiusa riservata solo alle grandi piazze? Il campionato stile NBA, senza retrocessioni e promozioni, non credo sia importabile. Uno sport che non voglia diventare solo un business ha bisogno di promozioni e retrocessioni. Se non ci fosse in ballo anche una retrocessione che senso avrebbe Juventus-Crotone? Quello di cui ha più bisogno il basket è il recupero delle grandi piazze che hanno fatto la storia della pallacanestro, il recupero di città come Roma e Napoli. Ma non serve annetterle per editto papale, serve che arrivino nella massima serie perché alla fine di un programma di crescita”.

Carlo Mornati, vice Segretario del CONI, ha definito il basket lo sport olimpico per eccellenza ribadendo la centralità degli sport di squadra negli appuntamenti olimpici stessi. “La tutela delle Nazionali è una nostra priorità, in questo senso auspichiamo formule di campionato che consentano soprattutto agli atleti italiani di esprimersi e di valorizzarsi. Il miglioramento passa attraverso la trasformazione qualitativa del prodotto: dal semplice evento sportivo è necessario passare all’entertainment favorendo la partecipazione di nuclei familiari per abbassare l’età media degli spettatori ricreando modelli societari che favoriscano una maggiore identificazione da parte degli appassionati”.

Impiantistica Sportiva
Relatori: Francesco Romussi

Francesco Romussi, amministratore delegato Coninet, ha parlato di una nuova e diversa cultura del management dell'impiantistica sportiva utilizzando le tipologie già esistenti a favore sia degli atleti che utilizzano gli impianti di base, sia degli spettatori delle strutture che possono ospitare i grandi eventi. La necessità di gestire gli impianti sportivi con manager ad hoc, anche a prescinder dell'evento sportivo e che coinvolga il pubblico in esperienze che prolunghino la presenza nella struttura sportiva, è la sfida da affrontare. "Il nostro competitor è il centro commerciale, dove gli spettatori possano rimanere a proprio agio oltre il momento sportivo”.

Tesseramento Atleti Stranieri
Relatori: Bogdan Tanjevic, Umberto Gandini, Demetrio Albertini

Umberto Gandini, Amministratore Delegato dell’A.S. Roma ha lamentato una scarsa identificazione tra tifosi e squadra di riferimento. Colpa anche delle finestre di mercato sempre aperte, a differenza del calcio. I problemi della Nazionale non possono essere risolti esclusivamente con regole restrittive nei confronti degli atleti stranieri.

E’ stata poi la volta di Demetrio Albertini, dirigente sportivo ed ex vice-presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. “Voglio sottolineare l’importanza delle seconde squadre, nel calcio come nella pallacanestro, perché così si possono allevare nel modo più efficace i migliori talenti. Lavorare forte sul Settore Giovanile incrementa il senso di appartenenza dei giocatori e del pubblico, in Italia in questo senso abbiamo ampi margini di crescita. Nel nostro campionato normalmente devi arrivare a 24-25 per toccare le 100 presenze, in Spagna accade a 21-22 anni”.

Battitore libero del Summit, che ha visto il confronto costruttivo con i tanti giornalisti presenti negli studi di Sky Sport, è stato Bogdan Tanjevic. “Possiamo imparare tante cose dalla NBA, ad esempio la lealtà e il fatto che ci sia un solo grado di comando, ovvero il Commissioner. Negli Stati Uniti gli arbitri sono spesso ex giocatori e sono estremamente professionalizzati. In Italia vedo tanti giocatori stranieri che in campo pensano solo ai fatti propri, gente che palleggia 25 volte e poi tira. Squadre con poca identità. Mi piace più il campionato di A2 rispetto a quello di Serie A perché vedo entusiasmo e tanti giovani che in campo danno tutto. E poi ci dobbiamo mettere d’accordo sulla definizione di giovane. Sento dire che ancora lo è Amedeo Della Valle, che ha già 24 anni. Io a 24 anni ho smesso di giocare…”.

Ufficio Stampa Fip
Davide
00giovedì 18 maggio 2017 23:28
SteveH, 18/05/2017 22.23:

Italian Basketball Summit. A Milano un momento di confronto sul futuro del basket nel nostro Paese



Gli studi di Sky Italia hanno ospitato oggi l’Italian Basketball Summit, un momento di incontro e dibattito sullo stato e sul futuro della pallacanestro italiana all’interno del quale si sono confrontate le diversi componenti del nostro movimento e personalità illustri di altre discipline

Ha avviato i lavori del Summit, coordinato dal giornalista di Sky Sport Alessandro Mamoli, il presidente della Fip Giovanni Petrucci. “Siamo a Sky perché Sky è la nostra casa: ha investito per i prossimi anni nel basket e lo racconta con seri professionisti. Il presidente del CONI Giovanni Malagò ci ha raggiunto, confermando il fatto che è sempre stato vicino al basket anche perché viene proprio dal nostro mondo. Da anni non avevamo un occasione come oggi, dall'inizio degli anni Novanta. È l'occasione per dire ciò che si pensa per il futuro del nostro basket. In Italia gli sport professionistici per legge sono due: calcio e basket. Il calcio è lo sport popolare per eccellenza. Si parla di calcio per due motivi su tutti: per le idee che porta e per i risultati. Oggi è il momento di proporre idee. Stiamo investendo sul basket femminile, abbiamo ricevuto un numero di richieste straordinarie per il Liceo Sportivo del CONI che prevede la pratica del basket presso il Centro dell'Acquacetosa di Roma con il Centro di Medicina sportiva sempre a disposizione. L'idea, a cui abbiamo aderito immediatamente, è del presidente Malagò e del vice segretario Carlo Mornati. Ci andranno le ragazze del 2003 dal prossimo anno scolastico. Il 3X3? Stiamo aspettando a settimane l'annuncio ufficiale: entrerà tra le discipline olimpiche. Gli impianti? Abbiamo messo la regola dei 5000 spettatori per la serie A: se vuoi giocare nel salotto buono, devi avere un impianto dignitoso. Sappiamo che ci saranno dei problemi nell'immediato, ma come già accaduto nel calcio, possiamo dare la spinta alla risoluzione di problemi locali. Viviamo di Nazionali. È un emozione unica e le vittorie in Nazionale si ricordano nel tempo. Ho avuto la fortuna di essere a fianco di campioni come Totti, Del Piero, Buffon e di un allenatore come Lippi quando abbiamo vinto il Campionato del Mondo del 2006. In questi giorni si dicono tante cose sulle possibili assenze degli Azzurri alle qualificazione di novembre per la concomitanza dell'Eurolega. Ricordo solo una cosa: esistono già precise norme per chi non risponde alle convocazioni in Nazionali”.

Ha preso poi la parola il presidente del CONI Giovanni Malagò: "Sono stato uno di voi. Con la Virtus Roma ho vinto una Supercoppa Italiana da Presidente, dopo essere stato amministratore delegato e il giorno della partita attraversavo Roma per andare al campo con le mie figlie. Quella degli impianti è il problema, se non uno dei maggiori problemi. In passato sono state fatte scelte che si sono rivelati errori pazzeschi: sono stati spesi tanti soldi per allungare le rose e non per creare una casa e oggi lo paghiamo. Quei presidenti non erano imprenditori, ma appassionati. Paghiamo le conseguenze di due non felici candidature disastrose: quelle all'Europeo di calcio del 2012 e quella al Mondiale di basket del 2014. Se vinte sarebbero state l'occasione per investire in impianti. Oggi sappiamo, come CONI, senza presunzione, gestire eventi. Ieri fra Internazionali di Tennis e Finale di Coppa Italia abbiamo avuto 114.000 spettatori paganti. In questo senso non mi spaventa se la Roma, un cliente per il CONI da 3 milioni di euro all'anno, costruisce un proprio stadio: dobbiamo lavorare su opportunità diverse. Utilizzo degli italiani? Nessuno ha la formula magica. Se i giocatori italiani sono cari, occorre costruire più giocatori italiani forti. Occorre lavorare sui settori giovanili al meglio, con persone competenti. Nel calcio l'Atalanta fa molto bene. È l'unico modo per avere un futuro diverso. Per femminile e 3X3 siamo sulla stessa barca. Le donne saranno sempre più importanti a livello internazionale per cui bisogna investire. Se ci muoviamo subito, possiamo essere protagonisti. Lo sport è in evoluzione continua: non si deve avere paura dei confronti. È necessario modernizzarsi e coinvolgere i giovani. Con le idee e con coraggio la fortuna vi premierà”.

Prima di affrontare le quattro tematiche prese in considerazione (Marketing e Comunicazione, Modello NBA, Impiantistica Sportiva, Tesseramento Atleti Stranieri) Matteo Mammì (Direttore Programmi Diritti e Produzioni) ha voluto salutare la platea. “Da uno studio che abbiamo condotto specificatamente per questo Summit siamo venuti a sapere che circa la metà degli appassionati di basket ha un abbonamento a Sky Sport. Il nostro impegno con la pallacanestro è totale ma non ci fermiamo qui: vogliamo lavorare sempre di più con i giovani, con le scuole, nell’organizzazione degli eventi insieme alla società. Grazie per aver scelto Sky per questo evento così prestigioso”.

Ha poi preso la parola Guido Rindi, Head of Marketing Intelligence di Sky. “Il nostro impegno con la pallacanestro è sotto gli occhi di tutti, trasmettiamo Serie A, Serie A2, Eurolega, NBA, NCAA. Dal nostro studio è risultato che il basket è il quinto sport in Italia, il secondo per numero di praticanti. La visione di basket è quasi raddoppiata negli ultimi quattro anni ma ci sono ancora ampie opportunità di sviluppo, soprattutto provando a fidelizzare la componente più ampia di chi segue la pallacanestro ma lo fa in maniera episodica”.

Marketing e Comunicazione
Relatori: Egidio Bianchi, Paolo Bellino

Paolo Bellino, direttore generale di RCS Sport ha sottolineato la centralità della Nazionale italiana nell’ambito delle strategie di Marketing. “Lavoriamo con tante discipline ma la pallacanestro è per noi importantissima. Lo scorso anno abbiamo organizzato il torneo Preolimpico di Torino e al di là del risultato sportivo che non ci ha premiato, il riscontro di pubblico e di interesse verso gli Azzurri è stato incredibile. Sarebbe interessante spalmare la visibilità dei nostri giocatori per 12 mesi, in questo senso la finestra invernale prevista da FIBA viene incontro alle nostre esigenze. Ci aspettiamo anche una crescita importante dal movimento femminile, il progetto dedicato alle ragazze del 2003 presentato oggi dal presidente Petrucci potrebbe costituire un’altra opportunità di Comunicazione interessante, sulla scia di quanto fatto anni fa con “Ginnaste”.
E’ stata poi la volta del presidente della Legabasket Serie A Egidio Bianchi. “Abbiamo provato a ri-valorizzare il campionato di Serie A attraendo nuove generazioni di tifosi, che garantiscano una rinnovata e costante crescita del movimento in Italia. Riportare il fan al centro dell’attenzione, ascoltandolo e agendo con coerenza. Questa è la nostra missione”.

Modello NBA
Relatori: Pietro Basciano, Carlo Mornati, Umberto Zapelloni

Il primo a parlare è stato Ed Epsworth, Vice-Presidente EMEA, che ha elencato sommariamente i principi che regolano la NBA, il campionato professionistico statunitense.

Poi è stata la volta di Pietro Basciano, presidente della Lega Nazionale Pallacanestro. “La nostra è una Lega dinamica e in crescita. A nostro avviso è necessaria la trasformazione di impianti sportivi in centri di aggregazione. Il nostro modello negli ultimi anni si è rivelato vincente, per tante ragioni: l’equilibrio in campo, l’incertezza delle fasi finali dei campionati, l’aumento di spettatori e incassi, l’incremento dei ricavi da sponsorizzazione, i tanti giocatori italiani in campo, l’attenzione al reclutamento e ai settori giovanili da parte di molti nostri club. Penso alla Serie A2 come una possibile lega di sviluppo, che lavori in sinergia con la Serie A condividendo strategie e obiettivi”.

Così il Vice direttore della Gazzetta dello Sport Umberto Zapelloni: “Il modello delle franchigie nel mondo dello sport va preso in considerazione perché spesso è sinonimo di business. Lo stesso basket europeo con l’Eurolega sta sperimentando il modello del campionato chiuso ma non sono sicuro che abbia prodotto del basket migliore. Ha prodotto più partite di cartello, più sfide tra big, ma finora alla vigilia della Final 4 non mi sento di dire che la qualità del gioco abbia avuto un salto in avanti. La NBA? A chi non farebbe gola un campionato con 18 grandi città, 18 piazze con palazzetti da oltre 5000 posti. Nessun rischio di vedere i propri investimenti svanire per una retrocessione in una Lega inferiore. Una risposta potrei darla leggendo l’Albo d’oro del nostro campionato. Quante favole straordinarie come quella di Cantù non avremmo potuto raccontare se avessimo ridotto la Serie A in una lega chiusa riservata solo alle grandi piazze? Il campionato stile NBA, senza retrocessioni e promozioni, non credo sia importabile. Uno sport che non voglia diventare solo un business ha bisogno di promozioni e retrocessioni. Se non ci fosse in ballo anche una retrocessione che senso avrebbe Juventus-Crotone? Quello di cui ha più bisogno il basket è il recupero delle grandi piazze che hanno fatto la storia della pallacanestro, il recupero di città come Roma e Napoli. Ma non serve annetterle per editto papale, serve che arrivino nella massima serie perché alla fine di un programma di crescita”.

Carlo Mornati, vice Segretario del CONI, ha definito il basket lo sport olimpico per eccellenza ribadendo la centralità degli sport di squadra negli appuntamenti olimpici stessi. “La tutela delle Nazionali è una nostra priorità, in questo senso auspichiamo formule di campionato che consentano soprattutto agli atleti italiani di esprimersi e di valorizzarsi. Il miglioramento passa attraverso la trasformazione qualitativa del prodotto: dal semplice evento sportivo è necessario passare all’entertainment favorendo la partecipazione di nuclei familiari per abbassare l’età media degli spettatori ricreando modelli societari che favoriscano una maggiore identificazione da parte degli appassionati”.

Impiantistica Sportiva
Relatori: Francesco Romussi

Francesco Romussi, amministratore delegato Coninet, ha parlato di una nuova e diversa cultura del management dell'impiantistica sportiva utilizzando le tipologie già esistenti a favore sia degli atleti che utilizzano gli impianti di base, sia degli spettatori delle strutture che possono ospitare i grandi eventi. La necessità di gestire gli impianti sportivi con manager ad hoc, anche a prescinder dell'evento sportivo e che coinvolga il pubblico in esperienze che prolunghino la presenza nella struttura sportiva, è la sfida da affrontare. "Il nostro competitor è il centro commerciale, dove gli spettatori possano rimanere a proprio agio oltre il momento sportivo”.

Tesseramento Atleti Stranieri
Relatori: Bogdan Tanjevic, Umberto Gandini, Demetrio Albertini

Umberto Gandini, Amministratore Delegato dell’A.S. Roma ha lamentato una scarsa identificazione tra tifosi e squadra di riferimento. Colpa anche delle finestre di mercato sempre aperte, a differenza del calcio. I problemi della Nazionale non possono essere risolti esclusivamente con regole restrittive nei confronti degli atleti stranieri.

E’ stata poi la volta di Demetrio Albertini, dirigente sportivo ed ex vice-presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. “Voglio sottolineare l’importanza delle seconde squadre, nel calcio come nella pallacanestro, perché così si possono allevare nel modo più efficace i migliori talenti. Lavorare forte sul Settore Giovanile incrementa il senso di appartenenza dei giocatori e del pubblico, in Italia in questo senso abbiamo ampi margini di crescita. Nel nostro campionato normalmente devi arrivare a 24-25 per toccare le 100 presenze, in Spagna accade a 21-22 anni”.

Battitore libero del Summit, che ha visto il confronto costruttivo con i tanti giornalisti presenti negli studi di Sky Sport, è stato Bogdan Tanjevic. “Possiamo imparare tante cose dalla NBA, ad esempio la lealtà e il fatto che ci sia un solo grado di comando, ovvero il Commissioner. Negli Stati Uniti gli arbitri sono spesso ex giocatori e sono estremamente professionalizzati. In Italia vedo tanti giocatori stranieri che in campo pensano solo ai fatti propri, gente che palleggia 25 volte e poi tira. Squadre con poca identità. Mi piace più il campionato di A2 rispetto a quello di Serie A perché vedo entusiasmo e tanti giovani che in campo danno tutto. E poi ci dobbiamo mettere d’accordo sulla definizione di giovane. Sento dire che ancora lo è Amedeo Della Valle, che ha già 24 anni. Io a 24 anni ho smesso di giocare…”.

Ufficio Stampa Fip


Hanno portato delle pizzette almeno?
SteveH
00lunedì 22 maggio 2017 00:02
Muzunna che quotazzo [SM=x49437]



Ho trovato questa slide dell'evento: a parte la significativa citazione di Roseto è interessante il resto (anche se è leggermente tagliato delle teste). Sono le stesse cose che ho scritto su questo forum più volte (e in questo stesso topic).
SteveH, 11/02/2017 01.07:

il Palas di cui parlo non è solo grande e bello, ma permette di svolgere attività collaterali


E' l'unico modo per aumentare i ricavi e forse fidelizzare persone.
Davide
00lunedì 22 maggio 2017 00:25
È esattamente quello che hai sempre detto tu.
Comunque ridendo e scherzando al convegno lo zio Tanjevic ha detto che 24 anni è essere cresciutelli, non giovani... e che bisogna ridimensionare il concetto di età in Italia.
SteveH
00lunedì 22 maggio 2017 00:57
Su quello dovrebbero essere tutti d'accordo. E' anche vero che un 18enne lo metti subito in campo se è già pronto, quindi bisogna lavorare bene nel settore giovanile, pensando alla crescita non alla vittoria.
ricicardo
00lunedì 22 maggio 2017 19:03
Re:
Davide, 22/05/2017 00.25:

È esattamente quello che hai sempre detto tu.
Comunque ridendo e scherzando al convegno lo zio Tanjevic ha detto che 24 anni è essere cresciutelli, non giovani... e che bisogna ridimensionare il concetto di età in Italia.




Sante parole, nel basket (ma in tutto lo sport italiano) a 24 anni sei considerato giovane, quando dovresti essere ormai un giocatore formato in grado di fare il professionista senza leggi protezionistiche.
SteveH
00lunedì 22 maggio 2017 21:59
Parliamo di Serie A, perché dalla A2 in giù c'è abbondante spazio per gli onesti mestieranti. Giocare ad alti livelli aiuta a migliorarsi, però devi avere già una base tecnica che ne giustifica il minutaggio. Non per costrizione.
SteveH
00venerdì 30 giugno 2017 20:06
In questo estratto di intervista Ettore Messina tocca vari argomenti tra struttura dei campionati di vertice, crescita gestionale dei club e crescita tecnica dei giocatori giovani.

- Ettore Messina, spettatore di gara2 di finale playoff al PalaDozza, ma non solo. E allora che opinione si è fatto di questa stagione di Serie A2?
“Una stagione bellissima, per la quale tutti gli attori protagonisti meritano un complimento. Ho visto diverse partite, non solo quelle di finale. Ed ho visto un basket che mi ha riportato agli Anni ’70, nel senso migliore del termine. Ho visto allenatori allenare e con un ruolo di riferimento per i Club. Ho visto squadre, tutte con nuclei italiani importanti. Ho visto anche sperimentare. Ho percepito il clima di pallacanestro, nel senso più puro del termine”.

- Dalla Serie A2 alla Serie A, cosa cambia?
“Il vero gap è l’atletismo. La Serie A2 è un’ottima scuola di basket. La Serie A ti richiede di elevare le tue qualità ad un livello atletico e di contatti superiore”.

- Dalla Serie A2 in A è salito Leonardo Candi. Che si è meritato l’attenzione nel gruppone azzurro.
“Va a Reggio Emilia, la sua sfida sarà adattarsi a quel livello”.

- Davide Moretti, miglior Under dell'anno, anche lui tra i nomi che si sono meritati una nomination azzurra. Per il suo futuro ha invece scelto la via della NCAA, a Texas Tech.
“Prima cosa: grande scelta di vita, esperienza preziosa, che lo formerà. Di grande coinvolgimento”.

- E sul campo?
“Il college basket è tatticamente più semplice del nostro e quindi all’inizio gli sembrerà di fare un passo indietro sul piano dell’apprendimento. In realtà non è così: lo attende un lavoro di grande cura dei dettagli e di rapidità di esecuzione, 1-2 secondi in meno di ciò che è abituato a fare. A Texas Tech c'è un buon programma di basket”.

- Lei gli Under azzurri li portava a sfidare i College, tempo fa.
“Negli Anni ’90, incontrando College piccoli, ma utili per noi. Nei primi 4-5 giorni di lavoro non ci facevano passare la metà campo. Atletismo e pressing. Da questo punto di vista l’NCAA allena di più a misurare il proprio gap atletico e fisico”.

- Quali diversità, se ci sono, tra il ruolo dell’allenatore in Serie A2, con un roster prevalentemente italiano, ed in A, con un roster prevalentemente straniero?
“Non mi piacciono gli estremismi. Dico: abbiamo due bei campionati. La Serie A ha visto una finale tra Venezia e Trento, e Milano non vincere il campionato. La Serie A2 ci ha offerto una stagione ricca di spunti, con tanti buoni allenatori. Questa A2 è funzionale alla Serie A, non vediamola in contrapposizione”.

- Se Ettore Messina fosse una allenatore di Serie A2, cosa direbbe a giocatori italiani e stranieri per convincerli a giocare nella sua squadra?
“Che siamo come in un College, uno di quelli che partecipa ad una Conference di livello molto buono”.

- Tra due anni arriveranno le tre promozioni dalla A2 in A. Un buon tempo offerto ad un Club che volesse programmare il salto: secondo lei su quali tre pietre miliare dovrebbe costruirlo?
“Allenatore. Nucleo base fatto da 2-3 italiani di riferimento. Ticketing. Lo abbiamo visto applicato nei Club che hanno fatto la finale di Serie A,come di A2. Ma aggiungo anche Fortitudo e Ravenna. Per me, si passa da qui”.

Stefano Valenti - Area Comunicazione LNP
Davide
00lunedì 19 agosto 2019 18:05
ricicardo, 22/05/2017 19.03:

Sante parole, nel basket (ma in tutto lo sport italiano) a 24 anni sei considerato giovane, quando dovresti essere ormai un giocatore formato in grado di fare il professionista senza leggi protezionistiche.


Nell'ex Jugoslavia i talenti vengono buttati dentro partite di "serie A" a 17-18 anni, spesso anche prima... e non stiamo parlando di quei 2 minuti concessi a Omar Dieng in A2. Poi ci chiediamo come mai l'Italia non riesce a qualificarsi per le Olimpiadi. [SM=g2490502]

Danilovic ha vinto l'Eurolega a 21 anni (in una delle finali più belle di sempre) col Partizan trasferito a Fuenlabrada per via della guerra civile.
Risultato: una sconfitta in casa, 19,4 punti a partita, 55,5% da 2, 47% da 3, 74,7% ai liberi, 4,5 rimbalzi, 1,6 assist e 2,2 palle recuperate.

Parlo di amarcord a caso? No, lo dico perché i loro giovani sono tirati su col "metodo Danilovic", ho anche un aneddoto che fa molto riflettere su un incontro fra lo stesso Danilovic e il compianto Ancillotto, ma lo racconterò se qualcuno sarà interessato.

Noticina a margine: abbiamo un'ottima under 16 che lotta su tutti i palloni. Almeno quello.
SteveH
00martedì 27 agosto 2019 17:34
Credo che sia fondamentale sempre è comunque il lavoro nelle giovanili: per motivi di motivazione e metodi. E di passione.

Non sono sicuro che mettano piede così presto sul parquet ai giorni nostri, almeno nel campionato maggiore. Comunque anche in Italia ne avevamo di baby fenomeni negli anni di Danilovic, vedi Gentile ed Esposito, ma anche tanti campioni della generazione anni '90 attorno ai 20 era già titolare. Resto dell'idea che se non ti danno minuti è perché non sei pronto però ho visto a Roseto con i miei occhi i progressi di giovani su cui si è scelto di concedere minuti.
Davide
00mercoledì 25 settembre 2019 01:47
Secondo me invece è proprio un problema culturale-sportivo: non ti danno i minuti perché sei troppo giovane. [SM=g6025825]
Sai già come la penso e che generalmente prediligo l'esperienza, però mi sembra che non ci siano tanti passi in avanti da quel punto di vista: come facciamo a creare un movimento cestistico attorno agli italiani promettenti se oltre ai fenomeni nostrani giocano solo stranieri? Bisognerà mettere in campo ogni tanto i mediocri. O no? [SM=g27835]
Ad esempio come Roseto in A2, come giustamente hai fatto notare.
Sembra una cazzata e invece è importante: come crei i comprimari? [SM=g2490502]
A margine dico, andando pesantemente OT, che io Gentile padre l'ho visto giocare dal vivo tantissime volte negli incroci infiniti Scaligera-Olimpia anni '90 e non mi è mai sembrato un granché: Iuzzolino lo ubriacava così tanto che alla fine della partita sembrava un tizio appena uscito dall'Oktoberfest. [SM=g2486731]
Più di una volta si girava e urlava contro la difesa dopo essere stato battuto in 1 contro 1 quando la cavolata l'aveva palesamente fatta lui (ah ah). [SM=x2607564]
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