Craft non è mai convenzionale, disancorato dallo stereotipo dello sportivo dedito alla cura di sé. Le sue parole inseguono sempre l’altro, in tutte le sue forme, con il sottofondo di una fede che declina al plurale. «La passione per la medicina è qualcosa che coltivo da bambino perché amavo matematica e scienze. Ora mi affascina il fatto che richieda di coniugare talento e dedizione. Alla fine della mia vita spero di essere stato più di un giocatore che si tuffa per recuperare un pallone. Il mio obiettivo è aiutare gli altri e servire al meglio la società in cui vivo. Ci sono diversi modi per farlo, certamente, ma il percorso di medicina è quello che più mi si addice e può offrirmi l’opportunità di vivere un’esistenza che non sia solo concentrata su me stesso», spiega la point guard bianconera, originaria di Findlay (Ohio, of course), che in questi anni ha destinato parte delle sue retribuzioni al percorso di studio, non ultimo il compenso ricevuto per il successo al «The Tournament», il torneo americano agostano con un premio di due milioni di dollari che pone di fronte squadre di ex studenti universitari. «Sono stato felice di aver scelto Trento. Il general manager Salvatore Trainotti ha compiuto un lavoro egregio con la squadra, mi ha sempre ascoltato, ha compreso quello di cui avevamo bisogno io e la mia famiglia. Ma questo sarà il mio ultimo anno, mi sento pronto per prendere un’altra strada», annuncia Craft.
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