Re:
Davide, 26/11/2019 03.43:
Un'ultima domanda generica sul web: i forum hanno un futuro?
C'è chi dice che sopravviveranno solo i forum "tecnici", "di assistenza" e su un argomento specifico. Non sono assolutamente d'accordo. I forum che rimarranno vivi saranno composti da persone che ancora crederanno in qualcosa insieme e che si rispetteranno. Dove cesseranno questi due requisiti finirà anche qualsiasi progetto in rete.
Ciao a tutti,
leggo con molto piacere questa intervista, fonte di molteplici stimoli e riflessioni. Mi dispiace essere giunto in ritardo per gli auguri, ma sono dell'idea che alla fin fine il "nuovo" (che sia anno o ciclo) non debba cominciare necessariamente per tutti allo stesso momento.
Ho riflettuto su svariate risposte qui riportate e, oltre a fare i complimenti a Dave per l'incessante vena ispiratrice, mi piacerebbe lanciare una mia personale idea partendo proprio da quanto quoto.
Sono passati molti anni, non so quanti di voi si ricorderanno della mia figura e di quanto io ci tenessi a questo progetto, alle persone che frequentavano questa comunità e - più in generale - alla pallacanestro. Ricordo però, come fosse ieri, il clima "pesante" che sentivo di respirare in una comunità che si distaccava lentamente ed inesorabilmente dal mio immaginario. Fino allo "scontro" finale, con naturale espulsione del diverso (in quel caso fu un'autoespulsione da parte mia).
Oggi torno qui per via di una e-mail finita nello spam e aperta casualmente in cui venivano elencate le discussioni più attive del mese di Gennaio su BasketConnection. Inutile dire che, rivisto quel nome, mi sia fiondato per vedere se ancora vi fosse traccia di quel forum. E con quanta piacevole sorpresa ho scoperto che non solo questo spazio esiste ancora, ma che anche molti di voi sono ancora qui!
Sono successe tantissime cose in questi anni nella mia vita. Ho imparato ad osservare e ad ascoltare, a causa di batoste e cambiamenti personali. Oggi sbircio qui e lì diversi topic e mi ritrovo con il medesimo nickname a leggere commenti che sono provenuti da dita che stento a credere possano essere state le mie. Come ho potuto scrivere certe cose con certi toni? (e anche qui capisco benissimo la parte dell'intervista in cui ci si rivolge al passato)
E allora?
E allora mi piacerebbe rubare questi pochi minuti a chi di voi avrà la pazienza di leggermi per rispondere alla domanda quotata.
Seguo con grande passione la Juventus, la Fortitudo in Italia e i Lakers in NBA, esattamente con la medesima passione del 2007. Eppure, ascolto sempre di più e mi esprimo sempre di meno. Perché?
Perché non riesco più ad apprezzare il valore della condivisione o per timore?
Mi sono a lungo interrogato sul perché non sono più riuscito a ri-entrare in una comunità web di qualunque genere (ma che riguardasse queste mie passioni). Oggi penso di avere la risposta.
La mia idea è che i forum hanno costituito uno spazio pieno (di confronto) proprio in quei momenti di solitudine in cui le nostre sofferenze bussavano per risucchiarci nel loro vortice nero (e le definisco genericamente sofferenze, ma potrebbero essere ansie, paure, dolori, malattie e chi più ne ha più ne metta). Poi sono arrivati i social network. E quegli spazi vuoti (di attesa o di solitudine personale) sono stati riempiti con flirtaggi, con commenti superficiali, con foto, con confronti rapidi, con insulti. E dopo cos'è accaduto? Che questo modo di interagire col prossimo stimolava a rispondere tono su tono, foto su foto, commento superficiale su commento superficiale, insulto su insulto. E i social network sono diventati pieni di appeal, una marea di rumore di fondo degna dell'immaginario:"
Non riesco più a prendere sonno se c'è silenzio, ho bisogno del rumore della TV accesa".
Abbiamo iniziato ad avere difficoltà ad ascoltare, a domandare per approfondire il punto di vista altrui, a rileggerci per evitare che il nostro commento potesse essere offensivo o mal interpretato, a concentrarci sul contenuto e non sul modo.
La fregatura è che tutti questi ultimi aspetti sono fondanti di un forum che fa da specchio a una comunità che lo sostiene, ma non sono affatto necessari in una piazza piena di scimmie urlatrici la cui finalità è sbraitare sopra la voce altrui.
E così, personalmente, ho cominciato a smettere di interagire.
Inizialmente via social. Poi ho cominciato a sentirmi disturbato anche nel solo leggere. Ed ho scelto di abbandonare anche i social. Ho continuato a seguire community online la cui unica interazione risiede nei commenti (in siti strutturati a mo di blog), oggi sono fermo qui. All'ascolto senza interazione.
E qui arrivo alla risposta alla domanda quotata.
Io penso che i forum siano morti, ma che possano essere pronti a resuscitare. In diversi siti leggo e osservo tanta voglia di tornare a confrontarsi su temi appassionanti senza commenti banali, senza insultare, senza concentrarsi sul dimostrare quanto il prossimo sia in errore, ma quanto lo scambio possa far crescere.
Affinché questo accada però, a mio modesto parere, ci vogliono principi saldi e aspettative basse. Non è sui forum che la mia identità da tifoso può essere appagata. Quella è una faccenda di personale maturità, il forum (e la collettività che lo supporta) non potrà mai sostituirsi a tutto questo e, ad oggi, il grande rischio è imbarcare persone che vengano nel tuo spazio a urlare come sono abituati a fare nel 99% dei casi online e, in una percentuale molto alta che non saprei quantificare, anche nella propria vita reale.
Non so se avete mai notato il "ritorno" alle botteghe, fenomeno che sta iniziando a interessare molteplici realtà delle nostre città.
Ecco, io vedo lo stesso parallelismo.
La fuga sui social è stata paragonabile alla fuga verso gli ipermercati e i centri commerciali in un'estasi inebriante di capitalismo e super commercio. E poi? E poi ti senti svuotato, derubato e quasi sequestrato. E ti torna la voglia di passeggiare in centro e ritrovare, in quel negozio, una faccia amica e conosciuta, costi anche qualche centesimo di euro in più.
Questo è ciò che credo io: c'è bisogno di tornare ad essere una bottega della condivisione con driver chiari - fondati sul basket - ma soprattutto con un'atmosfera accogliente.
C'è grande domanda di condivisione, c'è grande voglia di esplorare la propria idea senza sentirsi giudicati o assaliti.
C'è enorme necessità di un luogo in cui sentirsi accolti a prescindere dal nome che si porta o dal lavoro che si fa. Dal numero di msg che si postano o dalla quantità di rotolini che albergano nella propria panza.
L'interrogativo è: siamo sufficientemente maturi per sostenere tutto questo?
PS: grazie Iuzzolino per esserti ricordato di me e di ciò che è successo. Mi ha fatto emozionare :)