Siamo arrivati a un argomento apparentemente pirla ma molto importante: "Il potere della pizza" o, se volete, "The power of pizza", suona meglio in fondo.
Da piccolo dicevo che quando mangiavo tale pietanza ero contento come quando Silvestro "si mangia" Titti nei pochi momenti in cui riesce a spingerlo leggermente verso l'esofago.
A tutt'oggi la smania di pizza è forse l'ultima ossessione che mi è rimasta: chi mi vuole bene e soprattutto chi tiene al mio povero intestino "martoriato dalle patatine fritte e coche 'di marca Big Boy'" cerca di farmela mangiare il meno possibile, ma io, vi giuro, la ingurgiterei tutti i santi giorni.
La mia preferita in assoluto è quella al salamino piccante (la "diavola" in alcune pizzerie), un "toccasana" per lo stomaco, possibilmente con meno mozzarella... ma apprezzo molto anche la prosciutto e funghi, la capricciosa e a volte, se mi gira (capita davvero di rado), la marinara (
questa domanda è geniale).
Ultimamente sto ordinando molto spesso la pizza al salamino piccante in una pizzeria a domicilio veronese che la fa strabene: pasta cotta al punto giusto, sugo delizioso (quasi dolce ma non abbastanza da rovinare il sapore), mozzarella filante e, come ciliegina sulla torta, dei salamini un po' morbidi, un po' abrustoliti/croccanti... in pratica una goduria... talmente buona che non ti puoi fermare a una, ma se ne mangio più di una poi mi ammazzano (e divento obeso).
Perché vi sto parlando di pizza?
Perché in un certo senso la pizza è il cibo del cestista, no?
La pizza è la nostra preda culinaria da quando è stato inventato il basket e il gelato è il nostro dessert.
Perché questo?
Perché in una vita frenetica come quella del "baskettaro" c'è tempo solo per il fast food o pasti comunque "popolani".
I cestisti indoor tendono a consumare la pizza con la squadra dopo le partite... se la squadra e i cestisti stessi sono facoltosi, perché altrimenti ciccia, anzi, neanche quella... nel peggiore dei casi solo pizza a fine anno con tanti saluti dai cari dirigenti.
I loro fratelli outdoor hanno un rapporto un po' più particolare con la pizza perché, in pratica, è il loro cibo principale: spostandosi per la città, spesso con una bici, non hanno molto tempo per tornare a casa o pranzare o cenare spesso in modo decente. Assidui frequentatori di pizzerie al taglio, sono pedissequamente fuori, sempre a rimpinzarsi del cibo degli dei del basket.
In Slam 2000 la pizza si trova un po' dappertutto e anche quando "non si vede" si capisce benissimo che è stata consumata.
In particolare la troviamo nella puntata del 18 giugno "Il ragazzo di Maika" (in cui è "protagonista" di una vera e propria battaglia di cibo) e in quella del 4 agosto "Assalto al Concordia!".
"Il 20 giugno" si scopre addirittura che Alessio lavora part-time come pizzaiolo!
Troviamo infine delle pizzette il 12 settembre, poco prima della conclusione della storia.
Insomma per farla breve in Slam 2000, come nel mondo del basket, la pizza impera... e mi sembrava giusto farlo notare, perché anche se non ci facciamo caso, anche se per noi è una cavolata, la pizza sarà sempre la pizza... e farà parte di noi... anche letteralmente.
Fra qualche dì dovrei fare un viaggietto (destinazione... avventura) di un paio di giorni e poi sarò molto preso da un trasloco (dove ovviamente se non in Borgo Milano?), quindi vi do appuntamento per la fine del mese... ma prima volevo dimostrarvi come la pizza fa veramente parte di tutti noi, dividendo dei ricordi della mia vita in base alla sua presenza.
La pizza presa in via don Luigi Sturzo
Credo che ormai tutti i veronesi e tutti i fan di Slam 2000 che hanno visitato Verona si saranno resi conto che la "rissa di pizza" del 18 giugno (ovviamente su Slam 2000) "è stata fatta" (in realtà l'avvenimento non è mai successo) nella pizzeria San Marco, ossia
questa. Accanto, che ci crediate o no, c'era un'altra pizzeria però "a domicilio", Pizza In, poi probabilmente spostata in Borgo Venezia (non conosco le vicende societarie).
Entrambe erano praticamente attaccate alle case rosse, insomma dove abitavamo: conoscevamo i gestori come se fossero stati familiari, i tizi della pizza a domicilio non dovevano neanche prendere il motorino per portarci le pietanze... attraversavano una via ed erano già da noi.
Mi ricordo, però, che spesso andavamo noi a prenderle e quello era davvero un momento magico: partivi con un languorino pazzesco e tornavi nel centro di Borgo Milano nel momento in cui tutte le famiglie stavano per sedersi a tavola... ti sentivi parte di qualcosa e mentre "portavi su la pizza" potevi snasare i fantastici odorini delle pietanze che i vicini stavano cucinando, così la fame raggiungeva livelli esorbitanti.
Ti sentivi, per dirla giusta, in una comunità e di conseguenza in pace con te stesso... una cosa quasi antropologica, no?
La pizza "fatta da noi"
Nessun vero italiano si può considerare tale se prima non ha fatto (o non ha provato a fare) una pizza, beh, io mi sono cimentato nell'impresa e avevo addirittura scritto dei menu perché ero convinto di aprire una pizzeria (già pensavo al problema di come portare i clienti al secondo piano di un palazzone).
Le prime volte mia madre mi faceva fare solo il sugo, poi ho cominciato ad aiutarla con gli ingredienti e infine, se non c'era o aveva altro da fare, con la pasta.
Stavamo lì, a preparare la pizza, in un "cucinino", davanti alla TV.
A quei tempi il massimo di porcata era
Sarabanda, di conseguenza anche i programmi erano semi-sani e ci si divertiva in tutta normalità.
Erano momenti di pace interiore e felicità, mentre il mondo ruotava attorno a noi.
La pizza cestistica
Non che le altre non lo fossero state.
Con Alessio, sull'argomento, ho dei ricordi "pizzosi" non nel senso di noiosi, ma fantastici su cui tornerò molto presto (magari nella sua intervista, a proposito, se avete domande da fargli sono qui).
Abbiamo pappato pizza fin da piccoli, da cestisti non ci siamo certo tirati indietro: l'abbiamo fatto praticamente tutti i giorni e quando le nostre mani erano troppo sporche per passare da un playground a una pizzeria al taglio... il nostro pingue amico portava sempre con sé un sapone con le scaglie di limone che andava sempre bene (ora mi porto dietro l'Amuchina et similia, sono forse diventato una checca?).
La pizza aveva un sapore diverso quando giocavamo e soprattutto quando vincevamo, andava giù "più volentieri", diciamo, come se avessimo saputo di essercela meritata.
La pizza insomma ci ha sempre accompagnato e continuerà ad accompagnarci, grazie pizza e un saluto a tutti voi fan di Slam 2000!
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Dave ("the Box")
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