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Paolo Barlera

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2013 13:55
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17/12/2011 14:06

Re:
bekvr83, 17/12/2010 00.12:

è passato un anno... ciao Paolone!!! e ti salutiamo con un sorriso come piacerebbe a te!! [SM=g1399185]





sono due.. ma siamo sempre li a ricordarti Paolone! [SM=g1399185]
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17/12/2011 14:18

è con noi :)



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19/12/2013 13:55

"Siamo tutti un po' più soli"

Per usare il titolo di un libro di Roal Dahl lo potremmo chiamare il "Grande gigante gentile", si perchè dai suoi 216 centimetri Paolo Barlera guardava tutti dall'alto, in campo non si risparmiava e lottava su ogni palla, fuori era una persona gentile, cordiale, non ti negava mai due battute quando ti incontrava. Nello sguardo aveva la fierezza di essere riuscito a coronare il suo sogno, giocare in serie A, e per di più nella Virtus, primo capitano dell'era Sabatini. Un giocatore che era diventato uomo prima del tempo, e che Marco Sanguettoli, suo mentore, definì "un uomo vero". Ha affrontato la malattia con grande grinta, con grande forza di volontà, voleva sconfiggere quel male che stava precludendo i suoi sogni. La battaglia contro la leucemia lo ha portato allo stremo delle sue forze, ma nel vocabolario di Paolo non esiste la parola "arrendersi", e per due volte era tornato in campo. Un centro di quelli che non si trovano tutti i giorni, agile e veloce a dispetto della sua statura, sapeva leggere bene le situazioni tattiche, molte volte gli avevano detto che aveva poca grinta, ma Paolo era un leader silenzioso che faceva ciò di cui aveva bisogno la sua squadra. Dicevano che era un talento e un predestinato e avevano ragione. Era uscito dal vivaio bianconero, era già in prima squadra, e nel giro azzurro, quando i primi sintomi della malattia ne limitarono i sogni. Dopo essere stato scelto da Sabatini come capitano dell'allora FuturVirtus, il male si ripresenta nuovamente. Poi però l'esito positivo e la notizia che tutti aspettavano, Barlera può tornare a giocare e va in prestito a Biella, sulla panchina allora c'era l'attuale coach della Virtus Luca Bechi. Poi però la sua situazione si aggrava, la leucemia avanza e Paolo quasta volta è costretto arrendersi. Il 17 Dicembre del 2009 muore al Sant'Orsola.
Noi vogliamo ricordarlo con le parole di Marco Sanguettoli, il suo maestro: "Noi del mondo della pallacanestro lo abbiamo spesso considerato un ragazzo di talento, ma dicevamo anche che gli mancava un pizzico di grinta. Invece, in questi anni di travaglio Paolo ha dimostrato una forza, un carattere e una serenità interiore uniche, che sono venute meno solo un paio di mesi fa, quando il male lo ha sopraffatto. Anche in campo ha sempre dato il massimo. Me lo ricordo miglior giocatore agli Europei di Zara, quando l'Italia arrivò quarta. Finché è stato bene, ha dimostrato di essere un giocatore importante. Ma quello che è stato come uomo, in questi anni, vale di più. È stato un esempio". Giordano Consolini disse: "Io e Lele Molin lavoravamo individualmente, soprattutto seguendo i giovani del gruppo. Era impossibile non volergli bene. Perché era un ragazzo di una semplicità e di una purezza incredibili. Era arrivato presto nel giro della Nazionale, partendo dalle giovanili, e aveva di fronte un avvenire importante. In casi del genere, per un ragazzo è facile smarrirsi in atteggiamenti sbagliati. Con lui il rischio non esisteva. È sempre rimasto sé stesso: disponibile, solare. Ha dimostrato una forza incredibile nell'affrontare il male, convivendoci per tutti questi anni tra riprese e ricadute. Poco tempo fa l'ho sentito al telefono, e aveva ancora addosso una forza insospettabile. È drammatico pensare a quello che ha dovuto subire". A Biella, aveva trovato un Gm bolognese come lui, quel Daniele Baiesi, che tra le lacrime lo ricordò così: "Provo una sensazione di sgomento. Ripenso a quei due anni con lui, alle volte in cui mi arrabbiavo per cose stupide. Penso che ci si è visti poco, dopo. Troppo poco. E ricordo quando ad Avellino, nella stagione 2006-07, ci mandò ai playoff, e dopo la partita trovai lui e Frosini che piangevano come bambini. Il talento era grande, e certo non è facile giocare a basket quando sulla tua testa incombe qualcosa di molto più pesante". Quando vedi andare via un ragazzo così giovane, nel pieno della sua vita, un ragazzo umile che inseguiva i suoi sogni, ecco, quando assisti a questi eventi non trovi le parole. Mi piace pensare, però, che da qualche parte si stia giocando un due contro due fra Enrico Ravaglia, Paolo Barlera, Alphonso Ford e Matteo Bertolazzi, da qualche parte stanno ancora dando spettacolo, con la loro solita grinta. Mi piace pensare che quel due contro due si trasformi in tre contro tre con Davide Ancillotto e Mario Delle Cave. Già, da qualche parte, ma non più qui, dove oggi, per parafrasare lo striscione dei tifosi dei tifosi in onore a Barlera "Siamo tutti un po' più soli".

di Andrea Bonomo (tuttobolognaweb.it)

Non piango praticamente mai ma ogni volta che leggo qualcosa su di lui non riesco a tenermi!
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