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CONCORSO PLAYGROUND

Ultimo Aggiornamento: 08/11/2006 09:32
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06/09/2006 19:05

E' arrivato il concorso playground organizzato da www.slambasket.net e www.basketconnection.it per celebrare l'estate, la pallacanestro e il movimento cestistico outdoor!

In cosa consiste?

Semplice! In una recensione del vostro playground preferito!
Le prime 3 recensioni verranno pubblicate su Slam e gli autori vinceranno dei premi.
Spedite il vostro articolo agli admin, in seguito verrà pubblicato in questo post, finché verrà giudicato dallo staff.
Il concorso scade fra un mese a partire dalla pubblicazione di questo topic.

Regole:

- Si può recensire solo un playground.

- Si possono pubblicare solo una/due foto.

- Nelle/a foto non ci devono essere persone o i visi delle persone devono essere oscurate.

- La recensione non deve essere né troppo lunga, né troppo corta, una pagina e mezza di Word va più che bene.

- La recensione non deve fare riferimenti a nomi e cognomi di persone, se si esclude la propria firma per l'articolo (che è facoltativa, in assenza verrà pubblicato il nickname).

- Le decisioni dello staff per le premiazioni non sono contestabili.

Naturalmente ci affidiamo al vostro buonsenso! Quindi niente recensioni già fatte, prese in giro, o cose simili.
Non è nient'altro che un gioco dopotutto.


Traccia da seguire (facoltativa):

- Descrizione.

- Storia.

- Conclusioni.

Potete mettere anche delle vostre esperienze.

Premi:

Primo Premio

[IMG]http://i1.tinypic.com/282qonq.jpg[/IMG]

Pallone freestyle ProBounce

Secondo premio

[IMG]http://i4.tinypic.com/2yvqdxe.jpg[/IMG]

Pallone Nike 500 Outdoor

terzo premio

[IMG]http://i4.tinypic.com/2rws5lj.jpg[/IMG]

Due polsini And1 bicolore (per polso o avambraccio).

Questo post è un annuncio, non si può rispondere. Per i commenti ci si legge qui:

freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=9512&idd=23010
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05/10/2006 20:55

Verona è forse la città del Veneto dove il basket è sentito di più.
Non a caso ci sono tantissimi playground nel mio quartiere.
Io abito a Borgo Milano ed è incredibile pensare che ci sono così tanti playground che non bastano le dita d una mano per contarli.
Descriverò dunque quello nel quale sono cresciuto.
Esso si trova in Borgo Milano, dentro al Centro Giovanile della parrocchia San Domenico Savio, all'incrocio tra Via Meneghetti e Via Umbria



Di per se il campo non è di grandezza regolare ma ci si diverte lo stesso.
Le linee rispetto ad altri campetti sono ben definite quindi non ci sono problemi riguardo alle varie aree.
I tabelloni sono di legno, piuttosto vecchio, ma non crea problemi in quando la traiettoria della palla non viene modificata per colpa di strani rimbalzi sul tabellone.
Gli anelli sono alti 2.95 m circa di colore giallo. Sono senza le molle interne che normalmente vengono usate per evitare l'abbattimento della struttura in seguito a molte schiacciate. Questo mancanza viene misteriosamente sostituita da più fattori, tra i quali l'elasticità del tabellone stesso e della struttura.
E' un campetto dove ci si va per giocare in tranquillità e per il
divertimento, infatti tra una partita e l'altra si chiacchera sempre.
Se qualche Veronese o qualcun'altro dovesse passarci vicino consiglio di fare due tiri.

lomiz
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06/10/2006 09:07

…$AN GIULIANO$ PLAYGROUND…

[IMG]http://tinypic.com/3zc5z5d.jpg[/IMG]


Il playground è situato a San Giuliano di Puglia (CB), nell’insediamento abitativo temporaneo costruito nel periodo post-terremoto. Precisamente si trova nelle vicinanze della chiesa, comunque non è difficile individuarlo date le piccole dimensioni del paese. Nasce come campetto polivalente adibito alla pallavolo, al basket ed al calcetto, proprio per questo la superficie è coperta da erbetta sintetica, ormai consumata e che quindi non influisce minimamente sul rimbalzo della palla, è circondato da una rete tipo gabbia per i polli, per non far uscire la palla. Inoltre sono presenti quattro riflettori che garantiscono un’ottima visione anche per le giocate serali, tra l’altro l’ingresso è gratuito. Anche se all’inizio le linee di gioco per il basket non erano state tracciate, grazie ai preparativi per una manifestazione che tra l’altro causa maltempo non si è più svolta nel playground sono state disegnate, e sono stati cambiati i canestri vecchi (rotti un paio di volte) con dei canestri di qualità nettamente migliore, l’impianto come potete vedere dalla foto non è di quelli costosissimi, tipo idraulici, che si possono regolare, comunque sembra reggere ancora bene e fare il suo lavoro. Le dimensioni del campo non sono regolamentari, ma poco importa; ci si diverte lo stesso. Dalla seconda foto si può notare l’ambiente molto UNDERGROUND che lo circonda. In conclusione, io sono più che soddisfatto, ho letto di ragazzi che abitano in città e non riescono a trovare playground in zona, di prezzi folli e magari poi non sono neanche il top, questo invece è gratuito, è sempre aperto e ce l’ho a due passi da casa.

[IMG]http://tinypic.com/42t0g2q.jpg[/IMG]



$DUNK3R$
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11/10/2006 00:52



Ormai sono passati anni da quando vidi per l’ultima volta il mio caro playground venire letteralmente cancellato dal mio paese. Ogni volta non riesco a non pensare a cosa c’era prima e a cosa non c’e’ ora. Era tempo che non provavo piu’ l’emozione di giocare in un normale campo da basket. Finalmente dopo anni di attesa le mie preghiere sono state esaudite. Il campetto che vi vado a descrivere non si trova nel mio paese ma a mezz’ora di distanza in un piccolo comune di 3000 abitanti chiamato Vallata. Che dire del campetto: e’ praticamente nuovo, avendo solo un anno di vita, costituito dal tipico “pavimento rosso” di dimensioni regolamentari e da linee ben definite che delineano il campo. Non ci sono né panchine né tribune, solo la recinzione che separa i giocatori dal pubblico. Gli unici posti dove ci si puo’ sedere sono quelli a terra, dietro i canestri. Ha i tipici canestri a cui noi tutti siamo abituati a vedere e alle spalle si intravede la scuola che frequento. Non sono molte le volte in cui vado a giocarci d’inverno. Le uniche sono quelle durante l’orario scolastico, fingendo di andare al bagno, e raggiungendo i miei amici piu’ grandi, al di fuori della scuola, fino a che non mi viene a riprendere la professoressa. D’estate invece e’ diverso: quasi tutti i giorni ci rechiamo verso il tanto amato campetto, scavalchiamo il cancello della scuola e ci giochiamo interrottamente per tutta la giornata. Il sole sorge e tramonta sulle partite, sugli 1 vs 1, sulle gare da 3 che si susseguono incessanti, senza mai un attimo di pausa. Il campo e’ accessibile a tutti ma a giocarci siamo sempre o quasi gli stessi ma non importa, sono contento di passare il mio tempo, in un posto che non sia un bar o un pub, a differenza della maggior parte dei miei coetanei.

[IMG]http://tinypic.com/2ewgzzs.jpg[/IMG]


Str33tballer

[Modificato da !LULLABY! 26/10/2006 15.07]

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28/10/2006 23:33



Questo è il mio playground dove gioco ormai da tempo;si trova nella parrocchia di san Giuseppe e santa Maria assunta nel quartiere Primavalle di Roma.che dire:ho versato litri di sudore sul cemento bollente del campo,in tutte quelle partite che magari hanno avuto come unici spettatori (nn paganti!!!)i personaggi Disney disegnati sulle pareti (si vedono chiaramente nell'immagine)dai ragazzi dell'oratorio.i canestri hanno la rete in stile "benetton" e sono qualche cm piu alti di quelli regolamentari;ma che importa.quante volte di sera ho giocato con climi glaciali (con la mitica maglia a maniche lunghe dei DALLAS MAVS!!!)correndo su e giu per il campo che è per di piu in discesa(a noi il palabarbuto ci fa un baffo!!),dispensando perle di alta classe fra i ragazzini della parrocchia che rimangono a bocca aperta.il campo da basket è adiacente a quello da calcio (che si intravede.)e sono entrambi protetti dalla strada da un'ampia recinsione metallica in stile playground.purtroppo c'è sempre un problema chiamato "preti":nn vogliono che bambocci alti 2 metri occupino lo spazio di gioco dei ragazzi dell'oratorio alti 1 metro e 1 ,e che nemmeno riescono a tirare sul ferro!!!innumerevoli volte la nostra dipendenza da basket ci ha indotti a scavalcare la recinsione rischiando di perdere piu volte gli attributi;ma c'è qualcosa di piu importante,come il brecciolino infuocato dal sole d'agosto,come il sibilo leggiadro della "ciaf",come le innumerevoli stoppate o le schiacciate tentate ancora e ancora.c'è qualcosa di piu importante, c'è il mio PLAYGROUND!

Fedeleneisecoli

[Modificato da Davide 28/10/2006 23.35]

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29/10/2006 15:37


Se un marziano atterrasse sul mio playground si sentirebbe a casa; un suolo rosso pieno di crateri.
Bè, proprio voragini no, ma ci sono aperture nell’asfalto che non hanno niente da invidiare alla faglia di S. Andreas.
Sto parlando del campetto di S.Giorio, un paese di ottocento abitanti dove la cultura per il basket non è presa minimamente in considerazione. Si è fatto il campetto solo perché il campo da calcio c’è già e farne un altro è solo uno spreco di spazio. Quindi decisero di riorganizzare lo spazio del comune facendo un campetto da BASKET-VOLO…..
Si si, avete capito bene, basket-volo perché insieme ai canestri ci hanno messo la rete da pallavolo: ma proprio in mezzo al campo.
Comunque quel campetto è una delle cose che mi tiene legato alla pallacanestro. Mi da forza vedere i giocatori che passano di lì; il playground di S.Giorio è un campetto di scorta: quando Susa e Ferriera sono pieni di spacconi i veri giocatori migrano nel campetto-marte e vengono ad allenarsi nel campetto sfigato.
Veri giocatori intendo; non professionisti ma con serietà elevata e tantissima voglia di giocare. Non sono tutti dei draghi nel gioco ma si distinguono tutti per la loro felicità di vedere un oggetto di forma sferica di color arancione che entra in un cerchio rosso creando un fruscio melenso alle orecchie (credo che questo processo si chiami: “fare canestro”). Non dico che guardano come gli allocchi un pallone che vola in aria ma dico che non giocano per lo spirito di spaccare il mondo ma con lo spirito vero di gioco. Comunque mi piace fare incazzare questi tizi e non ci vuole neanche tanto; basta vincere qualche partitella con 8 punti di scarto. Per me è più che facile, se c’è qualcuno che conosce tutte le buche, le fessure, le convessità o le concavità del tabellone oppure quant’è storto il canestro quello sono io. Io in questo campetto gioco in casa, sono il marziano che sta su marte e si scontra con i terrestri che si inciampano nei crateri e io ne traggo vantaggio.
Tutto questo non accadrebbe se non ci fosse il mio playground e se qualcuno cerca di chiuderlo io cercherei in tutti i modi di tenerlo aperto. Piuttosto lo comprerei io, a costo di vendere la moto.
Poi il playground in questione è anche luogo di salvezza per i bambini del mini-basket di Villarfocchiardo che non hanno ancora la palestra.
Nella foto è rappresentato il campetto, perdonatemi se ci sono persone in mezzo ma non ne avevo altre. In compenso ho annerito le facce.

[IMG]http://i13.tinypic.com/33w5zqv.jpg[/IMG]


mastro-lindo
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03/11/2006 09:14

“I CUBI”


Silvi. Profonda periferia. Spartiacque tra due provincie, quella di Pescara a sud e quella di Teramo a nord, che hanno entrambe poco a che fare con questa cittadina di appena 12.000 abitanti. Una terra di nessuno, insomma. Nasce in estate, con l’arrivo dei turisti, e muore con la partenza degli stessi. Il lungo letargo invernale è logorante, infinito. In sintonia con il letargo in cui cade la città, i suoi abitanti divengono più freddi, indolenti, quasi apatici. Per fortuna, però, a Silvi si gioca a pallacanestro.
Oltre all’oratorio, snobbatissimo dai noi giocatori, esiste solo un altro playgound sul suolo silvarolo: i “Cubi”, così denominati dalla vicinanza del residence omonimo, ammasso di costruzioni in cemento di colore verde, orribilmente squadrate. Se vai a giocare ai Cubi, è perchè hai programmato di farlo, sai già chi c troverai, sai perfino le squadre, perchè l’hai organizzata tu la partita. Ai Cubi è impossibile trovare gente che, passando di lì si è fermata a fare due tiri. I Cubi sono nascosti, lontani dal centro cittadino. Anche i rumori dei palleggi, delle grida, delle mattonate sul tabellone, sono soffocati dall’assordante e continuo transito di treni sulla ferrovia che letteralmente costeggia il campetto. In sintonia con la città, i Cubi sono una terra di nessuno, invisibile, irrilevante ai più. E’ tutto quello che abbiamo, tuttavia. E allora, con tenacia e orgoglio, ci attacchiamo a quel poco che c’è.
Circondato da una alta rete per tutti e quatto i lati, il campetto è accessibile solo da un cancelletto, perennemente, malinconicamente aperto. Il campo è di dimensioni regolamentari. Tuttavia ciò non significa affatto che i due canestri siano entrambi agibili. In un impeto di fisicità eburnea, un coglione indigeno si è appeso al ferro del canestro sud, mettendo a repentaglio l’integrità del ferro e la sua reputazione. Entrambe sono andate purtroppo perse. Ferro spaccato e tonfo comico dell’indigeno che si è pure fatto male (tiè!). Un asfalto grigio funge da fondo. La scarsità di catrame nell’impasto dell’asfalto fa si che spesso e volentieri granelli di ghiaia si distacchino dallo stesso, rendento scivolosa la pavimentazione, che, in certi punti, al passaggio, alza addirittura della polvere grigia tipo cavallo che galoppa nel Far West. Le linee classiche di un campo all’europea (lunetta trapezoidale, tiro da tre a 6,25), in alcuni punti lasciano spazio all’immaginazione dei giocatori, e contribuiscono alla vivacità del gioco creando lunghe controversie ed efficaci diversivi per prendere un po’ fiato. Ma il vero punto forte dei Cubi è la location, in particolar modo le costruzioni adiacenti. Come già detto, il residence “i Cubi”, a est del campo, non è esattamente espresione di buon gusto, nè tantomeno di arte moderna. Ma sicuramente pittoreschi ed interessanti sono i suoi abitanti. Puttane, immigrati più o meno clandestini, anziani bisbetici, e Dio solo sa che c’è dietro alla siepe che delimita la strada dai palazzi. Dal lato opposto sorge la già citata ferrovia, scenario di frequenti scorribande fulminee per recuperare il pallone dopo tiri particolarmente impossibili o prestazioni poco esaltanti (tutt’altro che infrequenti, ahime...) .
Come se non bastasse, sul lato sud il cemento si trasforma in terra battuta per fare spazio (come visto che non ce n’è abbastanza su giornali e televisioni) ad un campo di calcio, per permettere all’”italiano medio” silvarolo di svagarsi giocando al suo sport preferito. Puntualmente, gli attriti tra i calciatori e i cestisti sfociano in variopinti ed effervescenti scambi di “opinioni” allorchè la palla bianca e nera sconfina, causa una zappata clamorosa di un emule di Ronaldinho, nel campo da basket, guardacaso nel preciso istante in cui la partita diventava più interessante. Dulcis in fundo, sul lato nord il playground si affaccia su un campo scout, anch’esso nascosto e invisibile, ma che al sabato improvvisamente prende vita e si popola di marmocchi e preti. Preti, appunto, che al dolce suono delle ingiurie scaricate come proiettili da un Kalashnikof dai suddetti calciatori e cestisti, si fanno puntualmente portatori della parola di Dio, intervenendo non come pacieri, ma come inquisitori, condannando le due fazioni. Siamo noi, però, che ce lo dobbiamo sorbire più di tutti, per la vicinanza, ovviamente. Il posto ideale dove far crescere i vostri figli, insomma. Come ci insegna la scienza, tuttavia, la natura fa sì che anche nei territori più ostili, la vita riesca a prosperare. Analogamente, noi giocatori, come minuscoli batteri su una immensa lastra di ghiaccio antartico, prolifichiamo, giochiamo con passione, cercando di sopravvivere. Ma è dura. In passato sussisteva uno “zoccolo duro” della tradizione cestistica silvarola, che frequentava assiduamente i Cubi. Parliamo degli anni novanta. Questo gruppo ormai non esiste più, ed il campetto è passato via via nelle mani delle generazioni delle giovanili del BasketBall Club Silvi, la squadra locale, nella quale ho militato diverse stagioni. Col passare degli anni, tuttavia, l’interesse per il basket è sceso, e con esso le iscrizioni alle giovanili. La conseguenza fu la decandenza del playground. La vita cestistica ai Cubi è sempra stata problematica, difficle, una lotta per la sopravvivenza. Quando giocavamo, sapevamo che avremmo dovuto affrontare le difficoltà sopra citate, ma non ci scoraggiavamo. Muso duro e tanta volontà: nessuno ci ha mai scacciato da quel playground, e nessuno lo farà mai. Forse, però, proprio tutte queste difficoltà hanno creato in me quell’ideale di basket come “missione”, come ideale da difendere a tutti i costi. La distanza da casa, i vecchiacci rompipalle, le meretrici che accoglievano i loro clienti, i preti ipocriti e le offese dei calciatori hanno forgiato il mio animo cestistico e amplificato in me l’amore incondizionato per la palla a spicchi. D’altr’onde incaponirsi a fare qualcosa nonostante le difficoltà oggettive è un comportamento psicologico frequente (perchè crediate il mio soprannome sia Kaprone?) . Alla luce di ciò, sono convinto che i Cubi abbiano concorso in maniera determinante alla creazione del mio carattere, insegnandomi a difendere la libertà, and impegnarmi in quello che amo nonostante le difficoltà esterne, a fregarmene di ciò che gli altri dicono e fanno per cercare di abbatermi, di farmi cadere, di sconfiggermi. Sicuramente esistono playground migliori dei Cubi. Ma ai Cubi non impari solo a giocare a basket. Catturi l’essenza profonda, le istanze che accomunano la pallacanestro alla vita. Il confronto, la fatica, la volontà.





Kaprone - Francesco Florindi
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Matricola
08/11/2006 09:32

SANT'ELENA'S PLAYGROUND


Sentendo parlare di Venezia di pallacanestro, per tradizione, dovrebbe saperne più di molti altri. Invece, a quanto pare, purtroppo, la pallacanestro non è tenuta di gran conto tra gli affari veneziani. A Venezia i campetti scoperti sono solamente due, eh sì solo due. Uno a S. Marta (vicino a P.le Roma) e uno a S. Elena. I due playgrounds sono frequentati dai giocatori delle giovanili delle due squadre perenni avversarie nei campionati non seniores: Carmini e Virtus Venezia. Bene, io gioco nella seconda e di conseguenza frequento Sant'Elena!:-D
Il campetto di Sant'Elena è da molti ritenuto isolato per il fatto che si trova proprio sulla "coda" del "pesce Veneziano", a ridosso della scuola per Cadetti della Marina e nelle vicinanze dello stadio dove gioca il Venezia! E' completamente immerso tra gli alberi del parco che d'estate offrono una minima copertura dal devastante sole lagunare e d'autunno rendono il campo ugualmente utilizzabile nonostante il vento!
Negli anni '90, sentendo parlare mio fratello, che ne era frequentatore, il campetto di S. Elena era molto diverso da com'è ora. Era frequentato, veramente, dai giocatori delle giovanili che si lanciavano in sfide all'ultimo possesso in tornei organizzati al momento tra di loro. Non certo come ora che sono ormai non più di una decina quelli che si possono chiamare davvero frequentatori. Il campo, infatti, è ormai sempre più invaso da filippini che giocano solamente nei campetti imitando, alla meglio, le mitiche mosse dei giocatori NBA. Però di queste cose non bisogna vedere solo i lati negativi, infatti, per esperienza personale, posso dirvi che a giocare con loro ci si fanno davvero le "ossa"! Dopo una stoppata presa ti riscatti subito mollandogliene una e partendo a razzo in contropiede per andare a chiudere con un meraviglioso lay-up!!! Il che a parole non sembra certo granchè però fatto in campo è, per alcuni (tra cui io!), molto gasante!!:-D
Il campetto in sé non è meraviglioso ma neanche da buttare, è abbastanza più corto di uno regolare e i canestri sono a 2 e 95, questo limita un pò il 5c5 ma rende più facile fare spettacolo! I due canestri cambiano retina praticamente ogni due-tre mesi,soprattutto nel periodo estivo, durante il quale le retine vengono molto frequentemente "bruciate" dai ciuff di chi gioca lì!
Le panchine messe ai 4 angoli del campo per gente che, in cerca di tranquillità vorrebbe leggersi il giornale, sono ora diventate gli equivalenti degli spogliatoi, e il vicino bar è un punto fisso per il ristoro pre, post, e inter partita!
Per alcune squadre a fine estate, prima che le strutture coperte riaprano, il campetto diventa anche sede di allenamenti estivi e partitelle tra giocatori per regolamenti di conti del tipo: "Sono più forte di te!!" "Non penso proprio, ti dò la me**a quando voglio!" "Ah sì?!? mi sa che lo giudicherà il campetto!". Allora lì iniziano sfide su sfide interrotte numerose volte per andare a bere alla vicina fontana "artigianale" attaccate all'imbarcadero dei battelli! In certi casi, andando lì, si ha anche la fortuna di trovare qualche bravo giocatore di qualche squadra che fa un campionato nazionale e che ha voglia di fare due tiri con calma e non con la frenesia imposta dagli allenamenti. E anche quella allora si trasforma in un occasione di sfida...a senso unico, ma sempre di sfida si tratta!
Secondo me, comunque, il momento più bello per andare al campetto è sulle nove, dieci di sera, d'estate, quando il campetto è completamente vuoto per il fatto che solo i veri veterani del campetto conoscono il segreto dell'illuminazione di quel posto! Infatti, l'unico modo per accendere le luci è quello di andare fino a una baracca in mezzo agli alberi, a un centinaio di metri dal campo, e lì salire su una panchina, inserire il braccio in una finestra con grata il cui vetro è stato rotto e mai riparato, e di lì, a tastoni trovare l'interruttore giusto! Spesso diventa un'impresa difficile anche per chi la sa fare perché se non si segue una certa combinazione il contatore salta e infatti è sempre un'avventura andar là di notte ma se si riescono ad accendere le luci dopo è magnifico! L'atmosfera notturna veneziana è di una tranquillità unica, e in quel posto, in mezzo alla radura si fa sentire ancor di più. Il rumore e le luci in mezzo al mare dei vaporetti che passano ogni tanto trasportando gli ormai pochi veneziani e gli ormai molti turisti che fanno un giro di Venezia by night, concilia quasi la partita.
Per me, forse perché è lì che sono cresciuto cestisticamente, Sant'Elena rimane uno dei migliori campetti del circondario!!!



Il Parco di S. Elena, un’atmosfera incredibile!



virtusve91
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