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Perchè no?

Ultimo Aggiornamento: 06/07/2003 17:42
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05/07/2003 13:51

perchè non creare una bella discussione sui miti dei playground americani, i miti che rimarranno sempre oppure anche solo quelli più attuali??

io incomincio con uno attualissimo, uno dei pochi veri frequentatori del rucker ad essersi ritagliato uno spazio nel basket nba (forse l'unico...e con freqeuntatore non intendo un carter che va d'estate a giochicchiare, intendo proprio un "prodotto della strada"): sto parlando di Rafer "SKIP TO MY LOU" Alston.
attualmente è play nei toronto raptors, dopo essere stato anche nei bucks e nei warriors. è famosissimo dalle parti del rucker, quasi una divinità, celebrità dovuta alla sua fantasia con una pallone da basket tra le mani....

ecco una specie di racconto trovato in rete su di lui:

"...Dopo 12 sconfitte 12 di seguito si arriva addirittura a mettere in discussione l’operato di coach Wilkens, l’allenatore più vincente della NBA.

“C’è sangue intorno a noi e gli squali ci stanno circondando” le parole del GM, Glen Grunwald, che poi si mette le mani avanti con la tipica mossa del perbenismo americano. “Comunque non ho detto che voglio buttare qualcuno in preda agli squali”. Si vabbè, non fosse arrivata la W antitredici, ora penseremmo ad un Wilkens strappato a metà da un Bianco di almeno 4 metri.

Cosa ha salvato il nostro povero coach? Presente il Rucker Park? Presente i play della Big Apple? Presente il migliore di tutti questi secondo gli stessi newyorkesi? Signor Alston Rafer. Presente!

Dopo il litigio con coach Karl (Vabbè ora danno tutti la colpa a lui peggio che Carlton e Hilary a Willie Smith), il nostro firma coi Golden State Warriors in estate. Arenas sembra aver perso colpi, per cui c’è la possibilità di un posto nello starting five, non fosse che nella Baia hanno paura di svuotare troppo il portafoglio e scelgono niente meno che Dean Oliver (who!?).

Skip to my Lou firma così nella NBDL dove alla seconda apparizione arrivano 26 punti e 9 assist. Pochi giorni dopo la chiamata dai Raptors. “Ci sarebbe un pos..”, “Arrivo!”.

Gara all’Air Canada Centre contro Minnesota. Altra squadra che in assenza di play ha scelto di cautelarsi con un altro di quei newyorkesi sopra-descritti. Tale Rod Strickland, famoso per i suoi commenti in cui a farla da padrone è la modestia. “Sinceramente non mi preoccupano le rivalità fra play. Palla in mano non guardo neanche chi è il mio difensore”. Serve altro?

Beh, Hot Rod è famoso anche per essere uno di quelli che in estate si alzavano e andavano a piedi al Rucker per ammirare lo show che ogni volta il buon Raf metteva in piedi.

Contro i “Lupi” lo show lo ha potuto ammirare da molto vicino. Alla sua prima gara Alston gioca addirittura 30 minuti, partendo dalla panca, e segna 12 punti con 6 rimbalzi e 8 assist. Aggiungeteci i 20 di un rinato Mo Peterson e la double-double di Jerome Williams (17+14) e la striscia negativa è spezzata".

"Passa un giorno e si va da MJ a Washington. Il miglior giocatore della storia, dicesi Michael Jordan, inizia il suo personale duello linguistico con il nostro Rafer Alston.

I due si conoscono perfettamente per aver giocato insieme in qualche partitella estiva, e di certo sappiamo che il tiro non è che sia la prima opzione per l’ex Fresno State (e dove se no?!).

Primo possesso e la lingua di MJ comincia a colpire. “Ti lascio un metro se vuoi tira!”.

What!? Mai, o quasi, svegliare il can che dorme (e dagli coi Dog!). Raf va nella solita cabina telefonica e si trasforma nell’eroe che tutti noi StreetBall Junkies ammiriamo.

Skip to my Lou è fra noi, gente!

Di certo il 3/5 da tre punti e il 5/9 dal campo non hanno fatto la felicità di quel giocatore che lo marcava. Michael…., Michael….., boh non ricordo!

“Credeva non fossi capace di segnare da fuori. Gli ho fatto capire che ora quei tiri li metto!”. Grande!".



ecco ora una brevissima scheda:
Height: 6-2
Weight: 173 lbs.
Pos: PG


Age: 26
Born: July 24, 1976, New York, New York
College: Fresno State


ora, se volete continuare, tocca a voi!!

P.S.: ah, mi dimenticavo...ecco una foto, suppongo tratta dalla campagna pubblicitaria della AND1 che vede Skip To My Lou protagonista.






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05/07/2003 13:59

ah, per completezza, ecco il perhè del soprannome di Rafer:

(la mia fonte è questa pagina: www.playit.mediacity.it/playit/html/nba/theruck.html)


"The Rucker, NYC
» 15.10.01 » Gabe Giannini


Sui taccuini degli scouts NBA, circa un decennio fa, alla voce Kenny Anderson si leggeva quanto segue: "Ci sono solo tre giocatori con più talento di Kenny Anderson: Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo".

Evidentemente "Skip to my Lou", o è il Padre, o è il Figlio o è lo Spirito Santo.
Chi è Skip to my Lou?

Avete presente: "Arancio, limone, mandarino, fragola…" la filastrocca che si canta quando si salta la corda?
Ecco in inglese fa più o meno così: "Skip, skip to my lou, skip skip to my lou…".

Bene adesso immaginatevi un parco newyorkese, agosto. Immaginatevi un torneo di basket di strada. Immaginatevi lo speaker che canticchia al microfono "Skip skip to my lou", e infine immaginatevi un giocatore che palleggia al ritmo della canzoncina… tra le gambe, dietro la schiena, dapprima piano, poi ad una velocità assurda, come se la palla fosse uno yo-yo nelle sue mani".


"Una serata newyorkese, un party, con tra gli altri tale Grant Hill… un amico gli presenta Rafer Alston: "Piacere Grant" "Piacere Rafer". Morta lì. Hill si allontana, fa un paio di metri, quando l'amico gli bisbiglia nell'orecchio che Rafer Alston nient'altri è se non "Skip to my Lou".

Grant fa la faccia di chi ha scoperto l'identità segreta di Superman, si precipita da Rafer porgendogli tanto di scuse. In effetti Rafer è il più perfetto dei Signor nessuno, faccia non propriamente da laureato ad Harvard, sguardo semispento, eppure con una palla in mano si trasforma… Superman, ve lo avevamo detto!

Come quella volta che McRae… ricordate il compianto Conrad Bastian McRae? Ad Atene se lo ricordano, perché quella bimane al volo rovesciata non è cosa da tutti i giorni… ed anche al Rucker lo ricordano!

Skip to my Lou penetra verso il canestro e si trova di fronte Conrad. Skip parte in terzo tempo e va per il lay up, ma Conrad salta con lui, anzi Alston salta, Conrad decolla, come sua abitudine.

Tutti contraggono i muscoli del viso, come in attesa di uno scoppio, come a dire "adesso arriva…ahia!" perché la stoppata è cosa troppo ovvia. Ma improvvisamente la palla scompare! Rafer la fa scivolare dalla sua mano destra lungo il braccio, e dietro la testa… giù per il braccio sinistro fino alla mano sinistra, a mo' di bilancia, quando scarica il più incredibile degli assists per un incredulo Zendon Hamilton, che schiaccia a canestro…

McRae allibito, la folla… come il Kracatoa, esplode!
Si capisce allora perché Rod Stricktland, altro play newyorkese, si rechi al Rucker solo quando gioca Rafer!".


Signori, questi si che sono racconti di basket!!![SM=x49401]




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[Modificato da Pozz4ever 05/07/2003 14.00]

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05/07/2003 14:29

se la riscrivi in italiano la leggo [SM=g27828]
[SM=x49410]
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05/07/2003 14:30

ma mi pigli per scemo?[SM=g27833]
non è in italiano??? è copia-incollata da un sito, e si capisce benissimo...poi se non hai voglia di leggere è un altro discorso...
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05/07/2003 14:35

Calma! ElCobradera voleva solo fare un intervento divertente... [SM=x49497]
Comunque io non sono il tipo che segue molto la cultura sportiva statunitense... ho visto qualche film qua e là, ne ho sentito parlar molto ma nulla più.
Ricordo molto bene mangiafuoco invece... che morte morire di infarto a un matrimonio... [SM=x49396]
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05/07/2003 15:20

Re:

Scritto da: Pozz4ever 05/07/2003 14.30
ma mi pigli per scemo?[SM=g27833]
non è in italiano??? è copia-incollata da un sito, e si capisce benissimo...poi se non hai voglia di leggere è un altro discorso...



già calma [SM=g27815]
e cmq non mi puoi dire che il primo post sia scritto bene [SM=g27820]
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05/07/2003 15:24

Beh anche se non lo fosse non è colpa di Pozz che l'ha copiaincollato! [SM=x49425]
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05/07/2003 16:22

basta, speravo di fare una cosa gradita invece c'è sempre da ridire...
amen
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05/07/2003 16:27

Pozz non te la prendere per queste stupidate, dai! [SM=g27813]
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05/07/2003 16:37

El cobra ricordati che errare umanum est e cmq pozz non ne ha colpa quindi basta stressargli l'anima e cmq s evuoi incazzarti per il primo articolo chiedi a pozz gentilmente dove ha preso quelle informazioni e vai a rompere i coglioni a chi lo ha scritto
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05/07/2003 16:45

Hem... il caro Psy non si smentisce... [SM=x49426]
Comunque dico la mia: sarà anche vero che BASKET CONNECTION è la terra degli off topic e noi tutti ci divertiamo a tirarli fuori, però è anche vero che se si va OFF TOPIC subito, appena inizia il discorso, allora è anche difficile tornare sull'argomento, come per quanto riguardava il mio messaggio sul far girare la palla sul dito... quindi se il topic non interessa, tanto vale non rispondere neppure piuttosto che fare una battuta che può seccare chi ha aperto il topic.
Detto questo c'è da annotare che elCobradera non aveva nessunissima intenzione di prendere per il sedere nessuno, si era capito l'intento giocoso! [SM=g27817]
Direi di chiudere lafaccenda qua sperando che abbiate capito tutti cosa volevo intendere... [SM=x49430]
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05/07/2003 17:00

[SM=x49461]
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05/07/2003 17:17

e io imperterrito, lasciando perdere tutte le discussioni, continuo tornando in topic, parlando di un altro frequentatore dei playground: Omar Cook, da New York. Questa la sua scheda tecnica, presa da Nba.com:

Position: G
Born: 01/28/82
Height: 6-1 / 1,85
Weight: 190 lbs. / 86,2 kg.
College: St. John's (N.Y.) '04


il ragazzino (ha la mia età, ma per me è cmq un ragazzino![SM=g27828] ) è sempre stato una grande frequentatore del rucker, in più è stato anche un idolo locale alla Christ The King High School e alla St.John’s Univesity.
negli anni del liceo spopolava talmente tra parquet e campetti che si autodefinì “King of NY", come recita un tatuaggio sul suo bicipite (sigh! questi ragazzi americani non sanno proprio cosa sia la modestia...).
non ha avuto molta fortuna tra i pro, se non sbaglio ha finito la stagione a orlando, ma non si sa se verrà rifirmato.
nel frattempo, tra i campetti rimane un idolo. ecco un altro racconto di un suo memorabile duello al rucker con steph marbury:

"E che dire di Omar Cook? Un paio di anni or sono Marbury, da Coney Island, arriva al Rucker con parenti e amici. L'idea che aveva in testa? Dimostrare a tutta NY il suo valore. Non esattamente l'idea del suo avversario, l'idolo locale, il piccolo e grassotello Omar Cook. Un massacro! Il clan Marbury non sapeva più dove guardare, una lezione così Stephone non l'aveva mai presa!

Le statistiche della Caporetto di Marbury non le ho, ma poco importa perché al Rucker, numeri, risultato, cifre, contano solo fino ad un certo punto, come confermano le parole di Aleemo, che sulla carte d'identità alla voce nome fa Al e a quella cognome Evans, ma che tutti conoscono come Black Widow: "La gente di Harlem vuole divertirsi. Vogliono vedere i passaggi, le penetrazioni spettacolari…a tutti piace quando uno fa un bel passaggio, una finta, e far sembrare l'avversario un pagliaccio".".


per saperne di più invece su di lui, ecco un link ad una piccola storia sull sua carriera (il tutto chiaramente in italiano...così evito di copia-incollarlo di nuovo, per non creare di nuovo discussioni!!![SM=g27811] ):
digilander.libero.it/usabasket/Link/madskill/Beppe/20-08-...

ed ecco anche l'immancabile fotina:





tra l'altro credo sia stata scattata in una esibizione dei migliori talenti americani, nella quale si fece vedere per la prima volta e in tutta la sua grandezza la bravura di carmelo anthony...che memoria che ho!


cmq, avanti un altro!!!
male che vada continuerò io, andando a ravanare anche più a fondo nella storia dei playground americani e non solo nel passato recente!

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[Modificato da Pozz4ever 05/07/2003 17.19]

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05/07/2003 18:28

regà ma che è tutto sto casino [SM=g27833]
mica ho detto
"brutto [SM=x49494] come ti permetti di postare questa roba?"

stavo solo scherzando sul fatto che non mi sembrava scritto molto bene [SM=g27815]
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05/07/2003 18:39

Raga stiamo facendo un caso per nulla!
Sarebbe un bel gesto le scuse reciproche!
Un cobra che dice scusa scherzavo non volevo offendere quelo che hai fatto e pozz che si scusa per esseresaltato subito su così!
Non vi pare?
[SM=x49479] [SM=x49479] [SM=x49479] [SM=x49479] [SM=x49479] [SM=x49479] [SM=x49479] [SM=x49479]
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05/07/2003 20:02

Dai, mi sembra evidente che è così! [SM=g27811]


Comunque l'unico sito che conosco che parla di questi personaggi è playit....

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05/07/2003 20:11

lasciare stare sta discussione e fare qualche bella ricerchina per rimanere in topic? oppure interessa solo a me????[SM=g27833]
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05/07/2003 20:27

mi sono impegnato sui lakers.... [SM=x49397]

prometto che arricchirò la discussione!
06/07/2003 01:18

Il testo leggetelo pure qua se volete, ma se cliccate sul link è meglio (per correttezza verso il sito da cui è tratto)

www.usabasket.it/Link/madskill/Seb/28-05-2002.htm
Autore: Seb
Molte volte, su giornali e riviste sportive o sui forum di tifosi NBA e di basket in genere, si accendono forti dibattiti su chi sia "il più grande giocatore di pallacanestro della storia". Tali discussioni sono spesso soggettive in quanto è estremamente difficile stabilire principi sulla base dei quali confrontare giocatori aventi ruoli diversi e vissuti in epoche diverse. I nomi più ricorrenti sono comunque sempre gli stessi: Wilt Chamberlain, Kareem, Dr. J, Magic, "His Airness" Micheal, ma c'è anche chi inizia a proporre Shaq o Kobe. Sono tutti grandissimi giocatori, che per certi aspetti del loro gioco potrebbero ambire al titolo di "più grande di sempre", ma si da per scontato che il range di "possibili candidati" comprenda solamente le stelle della NBA.

La passione per la pallacanestro accomuna, in ogni lato del globo, bambini, ragazzi, uomini che, anche solo con una canotta ed un paio di scarpe consumate, alimentano la propria passione giocando e combattendo nei campetti all'aperto del quartiere, che, proprio grazie all'amore per il gioco, diventano più belli ed affollati del Madison Square Garden coi Knicks in finale. Sembra difficile da credere ma, secondo chi vive per le strade degli Stati Uniti e chi è visceralmente dentro alle vicende di pallacanestro, il "più grande di sempre" è un piccolo grande uomo nero che per i playgrounds di Harlem ha costruito la sua leggenda, realizzando giocate da fantascienza, mettendo in riga campioni come Kareem, Julius Erving e Earl Monroe, pur non avendo mai calcato un parquet della NBA. Quest'uomo è "the Goat", Earl Manigault, il Re di Harlem.

Ai più, in Italia, questo nome è sconosciuto o al massimo fa tornare alla memoria un film, "Rebound", uscito nel 1996 e che trattava la vita di un grande giocatore da playgrounds, distrutto dall'abuso di coca ed eroina. In realtà è il nome di un uomo, che, con le sue giocate e la sua incredibile elevazione, ha strabiliato chiunque avesse avuto la fortuna di vederlo dal vivo ed ha dato un motivo per continuare a sognare e a vivere ad un quartiere, Harlem, dove povertà, morte e delinquenza caratterizzano l'esistenza degli abitanti.

In una intervista al termine della carriera, Kareem Abdul-Jabbar ha dichiarato senza alcuna esitazione che, tra i 12000 giocatori contro cui si è confrontato sui campi di pallacanestro, il più grande fosse senza dubbio Earl Manigault, sicuramente almeno per la sua statura (non oltre i 182 cm).

Solamente la povertà, i vizi e la droga hanno potuto fermare il volo di Earl. Nato nella Carolina del Sud e precisamente a Charleston, come ultimo di nove fratelli di una famiglia poverissima, il futuro "The King" venne subito abbandonato per strada… quella stessa strada che lo vide artefice delle più belle giocate mai fatte su un campo di basket. La sua infanzia fu molto difficile; raccolto e adottato dalla signora Mary Manigault, che gli offrì tutto quello che poteva, il piccolo Earl avrà sempre la povertà come compagna di vita. Trasferitosi a New York City, la patria dei playgrounds, con la mamma, Manigault, che tutti credevano muto a causa del suo completo distacco dal mondo circostante, scoprì il suo amore per il basket, quel gioco attraverso il quale divenne una leggenda.

Col passare degli anni, la classe di Earl cresceva in maniera esponenziale e la fama delle sue giocate iniziava a fare il giro dello stato. A 13 anni, alto solo 165 cm, il Re riusciva a schiacciare con due palloni da volley contemporaneamente. Da teenager Manigault si esibiva sia alla Franklin High School (dove polverizzò ogni record scolastico segnando anche 52 punti in un solo tempo di gioco) che sui campetti della periferia della Grande Mela, ed è proprio in questi ultimi che nacque la leggenda del Re di Harlem.

Earl frequentava i playgrounds, anche per 20 ore al giorno, per divertirsi ma anche per raccimolare qualche dollaro scommettendo sulle sue prestazioni. Durante le accese partite nei campetti di Harlem e durante il famoso Rucker Park Tournament, Earl mise in riga - ed in alcuni casi umiliò letteralmente - diverse stars, presenti o future, di NBA ed ABA, tra i quali il già citato Lew Alcindor, (meglio conosciuto come Kareem Abdul-Jabbar), Julius Erving, Connie Hawkins, Earl Monroe, Jackie Jackson, Nate Archibald, Paul Robinson, Bill Bradley e Dave Cowens. Molti di questi furono testimoni di quella che probabilmente è stata la più straordinaria prestazione su un campo da gioco. Qualcuno dal pubblico offrì a Manigault 60 dollari nel caso fosse riuscito a realizzare 20 reverse dunks (si trattava di schiacciare compiendo una rotazione di almeno 180 gradi in aria) durante la partita che stava per cominciare. Earl accettò e non ne fece 20, ma bensì 36 durante il match (!!!!). La cosa ancora più stupefacente è data dal fatto che in alcune di queste Earl compì una rotazione di 440 gradi (!!!!!!).

Ma le imprese di Manigault con la palla da basket non si fermarono certo qui. Il 4 luglio del '66 in località Riis Beach al Queens, ha schiacciato salendo tra due avversari (stile Carter su Weis ai giochi di Sidney), guadagnando altri 30 cm con un colpo di reni mentre si trovava in aria… per la cronaca i due avversari si chiamavano Jabbar e Connie Hawkins; in una partita con la squadra della scuola, ha schiacciato salendo sopra i 4 metri; ha eseguito, primo nella storia (e unico????), la double dunk, ovvero ha schiacciato prima con una mano, per poi riprendere il pallone con l'altra e rischiacciare….il tutto mentre stava in aria e ad una velocità pazzesca; inoltre sembra essere riuscito anche ad eseguire una schiacciata a 720 gradi…

Verso la metà degli anni sessanta, Earl, nonostante le sue gesta liceali fossero seguite da scouts di circa 75 diverse università, tra cui Duke, Indiana e North Carolina, va alla Johnson C. Smith University, dove i suoi vizi e le incomprensioni con coach Bill McCollough, non gli permisero di resistere per più di un anno.

Tornato a NYC, Earl ricominciò ad esibirsi nei playgrounds di Harlem e dintorni, attirando, si dice, anche 10000 spettatori. Purtroppo le cattive frequentazioni e l'amore per "the great white lady", l'eroina, lo distrussero come uomo. Entrò ed uscì di prigione diverse volte per furto e spaccio e fu etichettato dalla stampa sportiva come un drogato la cui fama era dovuta alla fantasia della gente di Harlem. Questo poteva essere vero per chi non l'aveva visto all'opera e non per chi si era stropicciato gli occhi nel vedere The King in azione.

Ormai la sua carriera era finita anche se, nel 1971, provò per una settimana con gli Utah Stars dell'ABA. La droga aveva ormai offuscato la sua classe istintiva e le sue prestazioni fisiche e, in quel frangente, naufragò definitivamente l'opportunità di vedere il più grande di sempre su un parquet che conta. Probabilmente il fatto che non abbia mai giocato in nessuna lega professionistica rende ancora più affascinante l'immagine di questo uomo capace di cose mai viste su un campo di basket. Earl Manigault è stato un'artista che distribuiva le sue opere nei fatiscenti campi di periferia, che con le sue giocate risplendevano come i più bei e moderni palazzi NBA.

Da grande campione qual è stato, Earl ha battuto anche la dipendenza dagli stupefacenti, disintossicandosi e dedicandosi a cause pubbliche come la creazione di un torneo per portare i bambini di colore di Harlem lontani dalla droga.

Nel maggio del 1998, nello stesso giorno della scomparsa di Frank Sinatra, a causa di un arresto cardiaco, Earl "the Goat" Manigault, "King of Harlem", ha spiccato il suo ultimo balzo, quello verso il cielo. Di lui continua a vivere la leggenda: quella di un uomo che poteva andare in giro per Harlem senza un penny in tasca e avere ciò che voleva; di un uomo che era il più grande di tutti con la palla arancio in mano, senza Jabbar o Micheal che reggano il confronto; di un uomo che si dice voleva sedersi sul ferro del canestro e solo per pochi centimetri non ce la fece; di un uomo che ha fatto sognare ed alzare la testa a migliaia di persone che la sorte aveva già etichettato come "senza futuro".

Per chi volesse documentarsi ulteriormente sulla vita di Earl Manigault, consiglio un giretto in questi siti:

earlmanigault.cjb.net

www.ndaadunk.com/earlmanigault.com/earl_manigault.htm


[Modificato da Perantibus 06/07/2003 1.27]

06/07/2003 01:27

Tornando a Rafer Alston... stesso suggerimento di prima.
Il link è questo:
www.usabasket.it/Link/nba/Bruce/15-10-2002.htm
Autore: Bruce
E questo l'articolo:
…è la frase che pronunciò Patrick Ewing tornando in panchina dopo che un ragazzino di nome Shammond Williams gli aveva segnato in faccia ripetutamente e che ne sancì l’uscita dall’anonimato.Ma noi scommettiamo che , prima o poi qualcuno farà la stessa domanda riguardo a Rafer Alston stupendosi di essere più volte da lui ridicolizzato finchè qualcuno non gli dirà “Hey man, quello è Skip to my Lou” e , allora correrà a farsi fare un autografo! Come cantava quella?…is the History repeating…


5,4,3,2,1….Top Ten speciale “Skip to my Lou”

Sì può essere già leggende senza poter entrare in un bar e bersi una birra?Beh, chiedetelo all’ex play di riserva di Milwaukee , Rafer Alston, che prima di arrivare alla maggiore età , sotto le mentite spoglie di “Skip to my Lou” era già entrato nell’immaginario collettivo per le sue prodezze nel santuario del basket di strada, il Rucker Park, affiancandosi a personaggi che, come lui, sono stati investiti di notorietà prima di accorgersene, gente come “the Goat” , “Pee Wee”, “the Helicopter” e tanti altri che però hanno avuto meno fortuna!La loro storia non ha avuto un lieto fine come dovrebbe avere quella di Alston quando , nella NBA dove è già, riuscirà a far vedere a tutti il suo incredibile talento.

La sua sfortuna?

Avere avuto fino ad ora davanti un fenomeno vero, Sam “I am” Cassell, anche se ora, con la più che concreta possibilità di fare la squadra con Golden State,dove nel ruolo non troverà concorrenza fortissima (Logan, tra l’altro è dato in partenza), avrà probabilmente più spazio, in ogni caso il suo sogno lo ha già realizzato, non è morto ed ha una vita……

Noi, qui, non vogliamo raccontarvi la sua storia che potrebbe assomigliare molto allo stereotipo del ragazzo del ghetto scampato alla miseria grazie allo sport, no, il nostro intento è ben diverso! Vogliamo proporvi una sorta di Top Ten, una serie di 10 perle 10 per aiutare a farvi capire che tipo di personaggio sia il nostro e da dove è nata la sua leggenda, sulla strada!

10- Party, fra gli invitati un certo Grant Hill, (dream teamer, ”nuovo Jordan”, all star……… miccia per l’esplosione di TMC!) ad un certo punto incontra Skip:

“Hey!” “S’up!” “Rafer Alston” “Nice to meet you”….fine discussione! Qualcuno, più tardi và da Grant e gli dice “hai conosciuto Skip to my Lou”, lui si ferma un attimo, torna indietro e, come un bambino davanti al suo mito d’infanzia gli và a stringere la mano con gli occhi sbarrati senza spiaccicare verbo!..Come cantava quella..history repeating….

9- Summer League , fra i giocatori spicca un certo Anthony Mason, uno dei più duri difensori NBA e, di certo, uno che non si è mai tirato indietro di fronte a nulla (tornato anche da Pat Riley l’anno dopo il passato burrascoso fra i due!)!Al momento di entrare in campo si rifiuta categoricamente di andare a marcare Skip to my Lou per evitare di perdere le staffe!!Per sua fortuna lo scorso anno vestivano le stesse divise!

8- Playground del Queens, il nostro questa volta ha di fronte un energumeno meglio conosciuto con il nome di “Headache” (mal di testa), ad un certo punto Skip trova il modo di scioccare, non ci è dato di sapere con quale tipo di magia, a tal punto il malcapitato “dolorino” tanto che il pubblico inizia a lanciare sul campo grappoli di aspirine per dargli un po’ di sollievo!

7- Streetball, puro e semplice al Rucker, il ragazzo avanza verso il canestro, di fronte a lui il mai troppo compianto Conrad “mangiafuoco” McRae (stavolta nella parte di “ivo il tardivo”!), con la palla in mano Rafer prova a superarlo ma Conrad va in alto (come lui sapeva fare!), troppo in alto e, magicamente fa scomparire il canestro…è stoppata!Ma , un momento, in qualche modo la palla non è più nella visuale del difensore, Alston cambia idea, gira la mano e la fa rotolare lungo il suo braccio destro teso, dietro la testa e poi giù fino alla mano sinistra che in un attimo la smista ad un accorrente Zendon Hamilton che può facilmente schiacciarla nel cerchio di ferro!Il ragazzo dagli occhi sonnolenti è mito, il pubblico in visibilio e McRae che sta lì a chiedersi cosa sia successo!

Rafer?Solo un sorriso mentre ritorna in difesa!

6- Kareem Reid, (“Best kept secret” per chi frequenta le strade della mela)non certo il più lento e poco reattivo dei playmakerini, una volta provò a marcarlo; Skip per dribblarlo si limitò a farsi passare la palla in mezzo alle gambe e poi dietro la schiena dell’avversario per ritrovarsela nell’altra mano!E’ poi da appurare se Kareem, Newyorkese se ce n’è uno sia stato contento di far parte del lavoretto!

5- Rod Strickland,uno dei più forti e creativi prodotti del playground e, di certo, uno che ha una certa alta considerazione di sé (tale da meritarsi l’esplicito soprannome di “me first to me only”!) parla di lui :”C’è una differenza fra lui e tutti gli altri Street-Players come me, noi andiamo in campo e facciamo i numeri e un sacco di cose pazze per il gusto di farle, anche lui fa i numeri ma, è difficile spiegarlo: è basket, capisci cosa intendo?E’ tutto naturale!”

4- Rucker park (ovviamente!), “Wasted talent”, questo l’altro suo soprannome, è chiuso dai difensori, con calma olimpica passa la palla dietro la schiena di uno ,gira intorno ad un secondo, esitazione e ultimo difensore al bar ed , in fine , servizio al bacio per un compagno , ovviamente libero (si gioca in 5 fino a prova contraria!) per la Tomahawk!Fra il pubblico un certo Jerry Tarkanian, dove è andato al college Alston!?!?

3- “Gioca sporco e sarai punito”, potrebbe essere questa la morale delle righe che seguono.E’ un torneo al Queens il luogo del delitto, un avversario pensa di averne avuto abbastanza del “nostro” e, spingendolo clamorosamente da dietro tenta di far finire lo show. Alston, tutt’altro che intimorito evita la caduta , inevitabile da un ominide normale, si gira e lancia la palla che sembra destinata alle zone nobili dell’incauto ragazzo, il quale è costretto a proteggersi con fare da donnicciola. Ma Rafer non vuole attentare alla sua prole, la palla lo sorpassa, colpisce il piede di qualcuno e torna nelle sapienti mani del prodotto di Cardozo High, è lo “yo yo move” man!

2- Per favi capire della sensazione che questo ragazzo ha smosso fin dalla pubertà: era il 1992 , anno che, se l’elementare calcolo non ci tradisce, gli vedeva denunciare all’anagrafe la tenera età di 16 anni e l’emergente, soprattutto fra i playaz del blacktop, casa calzaturiera AND1 inaugura un tour promozionale in giro per gli asfalti di tutta la nazione (dal quale sarà poi tratto il video AND1 mix tape vol.1) invitando i più sensazionali giocolieri che riesce a reclutare.

Ora, a chi pensate sia dedicato il primo quarto dora di immagini?Ovvio, speciale Skip to my Lou!

Un consiglio,se siete, come dimostra la vostra lettura di questo pezzo, accaniti internauti, magari scambiate una mezz’ora di navigazione Hard per una di Download del suddetto volume, non ve ne pentirete!

1- Questa posizione il nostro buon senso ci impone di lasciarla libera, o meglio, di rimandarla ai posteri.E’ nostra fondata convinzione che il meglio lo si debba ancora vedere, magari nel mondo, sicuramente meno poetico e romanzato di quello dei campetti, ma anche più corroborante grazie alle immagini, della NBA.

Stay Tuned!



That’s all folks


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