I geologi e i tecnici della futura costruzione del ponte sanno che esiste una faglia nella zona reggina, ossia una spaccatura della crosta terrestre che determina una zona assai instabile.
Lo spostamento della zona peninsulare e di quella siciliana, connesse all'urto della zolla africana su quella euro-asiatica, avviene sia in senso orizzontale, che in quello verticale e in modo temporalmente diverso.
La Sicilia, ad esempio, si sposterebbe di un centimetro all'anno e non di un centimetro ogni 100 anni.
I progettisti del ponte, incaricati dal cavalier Berlusconi, sono però convinti che il ponte può sopportare sismi d'oltre il settimo grado della scala Richter e quindi di quello tragico di Messina e inoltre spostamenti di 10/15 centimetri.
Ciò che in realtà allarma è la zona altamente sismica tra la Sicilia e la costa calabra.
Ci si domanda come si può affrontare un'opera di tale mole senza qualche dubbio sulle conseguenze.
Ci si consola dicendo che un terremoto come quello di Messina del 1908 avviene ogni 800 anni circa.
Vi pare seria una considerazione del genere?
E' come dire che non esiste alcun pericolo; se accade prima un terremoto dalle conseguenze gravissime anche sul ponte, chi sbaglia è la statistica.