Rammento che il 5 aprile 2001, pochi giorni dopo la sua vittoria elettorale, Silvio Berlusconi, davanti all'assemblea della Confcooperative si è così espresso: "riscriverò i codici, se ne sono occupati Napoleone, Giustiniano...".
In quell'occasione forse si è accorto di aver osato troppo con un accostamento eccessivo, dicendo tra l'altro "noi siamo piccolissimi, ma ci proveremo".
Il leader del centro-destra è convinto però a tal punto della sua "statura", da paragonarsi non solo a Napoleone I Bonaparte, l'imperatore francese che varò il nuovo codice civile, modello per eccellenza del sistema codicistico, ma soprattutto all'imperatore Giustiniano, che realizzò la grandiosa opera legislativa del "Corpus iuris civilis".
Giustiniano ha contribuito alla sopravvivenza del diritto romano: se il diritto romano è tuttora studiato come attuale, se si impostano i problemi in un determinato modo, se si usa un certo linguaggio, questo lo dobbiamo ai giuristi romani.
Ancor oggi in tutti i paesi continentali e sudamericani ci sono ordinamenti fondati su criteri romanistici, che non hanno nulla da invidiare ai sistemi di lingua inglese.
Si sente spesso dire: "la giustizia italiana è ammalata", attenzione la giustizia, non il diritto, che deve sempre essere strumento nella ricerca della verità, realizzando così una reale e non utopica giustizia.
Non vorremmo che il nuovo "codice berlusconiano", con leggi che si ispirano a motivi personali e contingenti, stravolgendo la nostra cultura giuridica e aspirando tra l'altro non all'immunità, ma all'impunità in genere dei governanti, faccia sprofondare l'Italia in un periodo oscuro.
Nel frattempo si può solo dire che il sogno di Silvio Berlusconi di rifondare l'Italia ricorda molto un celebre proverbio latino: "parturiunt montes, nascetur ridiculus mus" (le montagne stanno partorendo, nascerà un topo che fa ridere).
Chi sono le montagne? Chi è il ridicolo topolino?
Lascio a voi le deduzioni.
[Modificato da Iulius Caesar 04/02/2003 22.22]