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Epigenetica: Cibo e DNA, importante per i futuri genitori

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2012 12:13
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20/09/2012 15:48

ARTICOLO PRESO DA: http://sanipersempre.com/2012/03/11/il-cibo-modifica-il-dna-epigenetica/

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I nostri cromosomi sono come una sorta di lungo alfabeto composto da sole 4 lettere: A, G, T, C. Tutto il nostro patrimonio genetico è descritto e funziona utilizzando queste 4 lettere. Basta cambiare la sequenza delle lettere e cambia il modo in cui siamo fatti, la nostra stessa natura.

Per lungo tempo si era creduto che l’unico meccanismo che portasse a modificazioni genetiche fosse il sostituire una lettera con un’altra: una C al posto di una A ed ecco che la nostra fisiologia si modifica.

Negli ultimi anni una nuova branca della genetica, l’Epigenetica, ci ha insegnato che la maggior parte delle volte in cui i geni sono implicati in qualche modifica del nostro organismo questo non avviene attraverso la sostituzione di una lettera.

Quello che in realtà accade e che i nostri geni vengono marchiati, etichettati da delle molecole che funzionano come degli interruttori, dei controllori, che attivano e/o disattivano i vari geni.

Quando hanno scoperto queste “etichette” gli scienziati si sono chiesti cosa significassero. E’ una cosa che avviene in tutti gli esseri umani nello stesso modo e quindi è un processo fisiologico di invecchiamento? Oppure ogni essere umano ha delle etichette diverse, il che suggerirebbe che gli stili di vita e l’alimentazione modificano i nostri geni in maniera diversa in ognuno di noi?

Studiando dei gemelli identici gli scienziati hanno trovato la risposta. Sebbene i gemelli partissero alla nascita con identico materiale genetico, col passare dei decenni le etichettature dei loro cromosomi sono diventate molto diverse. Durante la loro vita, ciò che i gemelli mangiavano, bevevano, pensavano, respiravano era diverso e quindi anche i loro geni venivano etichettati (attivati/disattivati) in maniera diversa. Quindi persone in teoria identiche si ritrovavano col tempo ad avere dei geni che si comportavano in maniera diversa: questo perché le etichette, gli interruttori, facevano sì che alcuni geni potessero essere messi a tacere posizionando l’interruttore sull’”off” e altri geni, magari, venissero attivati posizionando l’interruttore sull’”on”.

In pratica i geni, imparano a comportarsi bene o male, a seconda dei segnali che gli mandiamo con il nostro stile di vita e con l’alimentazione. Ovviamente quello che le etichette fanno non è solo accendere o spegnere i geni, ma ai fini della nostra discussione è sufficiente capire questo concetto.

I geni non si comportano in maniera immutabile nei secoli, ma imparano dai segnali che gli mandiamo e si adattano a questi segnali in maniera abbastanza veloce.

Quello che l’epigenetica ci insegna è che, ad esempio, se non mangiamo il calcio, non solo le nostre ossa si indeboliscono, ma anche i nostri geni si modificano. Il gene che controlla la formazione dell’osso va in letargo se non ingeriamo il calcio nella dieta. Letargo che può essere interrotto se noi riprendiamo ad alimentarci correttamente. Ma se questo letargo si prolunga anche nell’età della riproduzione, nell’età in cui facciamo dei figli, possiamo trasmettere ai nostri figli questa caratteristica e magari i nostri figli saranno più soggetti all’osteoporosi perché gli abbiamo trasmesso un gene magari un po’ svogliatello che non lavora alacremente come quello di una persona sana.

Queste “modifiche” genetiche non sono permanenti. Si possono trasmettere sì per qualche generazione, ma se modifichiamo in meglio il nostro modo di alimentarci e di vivere possiamo rieducare i geni a riprendere il loro comportamento originario. Non siamo schiavi degli errori dei nostri genitori e dei nostri nonni, anche se certo sarebbe meglio ereditare un patrimonio genetico privo di geni dormienti e/o malfunzionanti.

Ecco quindi i due lati della medaglia: possiamo sì modificare i nostri geni in meglio se i nostri genitori o nonni ci hanno trasmesso dei geni che non funzionano come dovrebbero, ma abbiamo anche la responsabilità di non gravare sulla salute dei nostri figli e dei nostri nipoti seguendo una alimentazione e uno stile di vita non proprio salutari.

Notate bene che questi effetti negativi non solo si possono trasmettere ma possono anche amplificarsi col passare delle generazioni. Uno studio ha dimostrato che i figli di madre fumatrice hanno una possibilità e mezzo in più di sviluppare asma di un figlio di una non fumatrice. Ma se a fumare era la nonna questa possibilità aumentava a quasi due volte, anche se la mamma non fumava! E se a fumare erano entrambe le donne, le possibilità di sviluppare l’asma per il bambino saliva a 2,6 volte in più. I bambini di queste fumatrici hanno dei geni che rendono i polmoni iperreattivi a qualsiasi particella estranea si trovi nell’area. I geni hanno imparato quando si trovavano nel corpo della mamma e della nonna che l’aria spesso era nociva e bisognava reagire. Hanno imparato la lezione, in buona fede, potremmo dire. Una volta trasmessi al bimbo continuano ad agire come sono stati programmati dalle nonne e dalle madri fumatrici: intolleranti a qualsiasi anomalia presente nell’aria, i polmoni di questi bambini reagiscono al più piccolo inquinante scatenando gli attacchi d’asma.

Un esempio clamoroso e indimenticabile, credo, lo troviamo in uno studio fatto dal dottor Fred Hale alla fine degli anni ‘30. Egli riuscì a privare il cibo di una scrofa di vitamina A prima che rimanesse gravida. La scrofa partorì dei maialini senza occhi. Alla gravidanza successiva la scrofa si nutrì normalmente e i maialini nacquero perfettamente normali; questo suggerisce che la modificazione genetica non era permanente, ma reversibile. La Vitamina A deriva dai retinoidi che si trovano nelle piante che come sappiamo devono la loro vita alla luce. L’assenza di Vitamina A è stata interpretata dal DNA della scrofa come assenza di luce. Ma se manca la luce a che diavolo servono gli occhi? A nulla: risparmiamo quindi ed evitiamo di farli, ha ragionato il DNA.

Ricordiamoci però che queste modifiche, queste etichette che segnano e controllano il nostro DNA non sono permanenti. Sono solo un modo in cui i nostri geni imparano dall’ambiente che li circonda. Prima che la modifica diventi definitiva devono passare parecchie generazioni. E’ come se il nostro DNA facesse delle prove. Per qualche generazione la modifica è reversibile, dato che potrebbero cambiare le cose da una generazione all’altra. Solo se gli stimoli che il gene riceve sono persistenti per molte generazioni diventa difficile se non impossibile tornare alla situazione originaria. È come quando un programmatore di software crea un nuovo prodotto. Lo chiama Beta perché è pronto a rimodificarlo a seconda delle esigenze; ma se il software dimostra di funzionare il programmatore lo integra magari nel sistema operativo e lo rende in tal modo immodificabile e parte della macchina stessa.

I geni sono come delle fabbriche che producono delle proteine. L’operaio che le comanda lo possiamo definire l’etichettatore, colui che dà il via o meno alle operazioni. Se ad esempio un gene viene messo a tacere ma le cose lì intorno continuano a funzionare come si deve, la fabbrica continua a rimanere spenta anche nelle generazioni successive in attesa di conferme che la chiusura sia definitiva. Magari un domani verrà riconvertita a fare altro se non serve più, e allora la modifica genetica diventerà definitiva.

Quindi le modifiche genetiche non sono in genere casuali, ma vengono sottoposte a controllo da parte del nostro organismo.

Ma da dove vengono questi “controllori”, queste molecole che interagiscono con i nostri geni e li educano e controllano? Dal cibo. Vitamine, minerali, nutrienti che prendiamo dal cibo diventano i controllori dei nostri geni e delle loro azioni. Capite ora l’enorme importanza del cibo? Quello che mangiamo non solo modifica giorno per giorno i nostri geni, ma anche quelli stessi geni che passeremo ai figli e ai nipoti. Come genitori abbiamo la grande responsabilità di salvaguardare il nostro patrimonio genetico perché le conseguenze di quello che facciamo a noi graveranno anche sui nostri discendenti.
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20/09/2012 16:52

Articolo interessantissimo scritto molto bene e super comprensibile, andrebbe fatto leggere a tutte le future mamme!
20/09/2012 21:02

Mourne, cosa ne pensi dell'emodieta?
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21/09/2012 12:13

Non lo so a dire il vero, ci sono pareri contrastanti.

In pratica la differenza tra gruppo A, B e 0 sta nella presenza di:
A---> N-acetil-galattosamina sull'antigene 0;
B---> galattosio sull'antigene 0;
0---> nulla oltre l'antigene 0.

Anni fa mi sono rivolto ad un medico che usufruiva di questo pensiero, e mi è stato detto di non mangiare la carne di maiale e di evitare il latte come se fossero la peste.
Io sono A+, in teoria non dovrei bere il latte, eppure i problemi li ho solo se bevo il latte pastorizzato mentre quello crudo lo digerisco senza problemi....quello pastorizzato mi gonfia le tonsille, quello crudo no.

Ci credo solo in parte, e nello specifico, sul fatto che ognuno è diverso e non tutti i cibi hanno gli stessi effetti.
Penso che bisogna sperimentare, bisogna capire quello che va bene per noi... mangiare roba completa e nutriente, il meno raffinata possibile...e possibilmente pochi cibi acidificanti.

Gli organi del corpo umano a mio parere personale, sono fatti per funzionare regolarmente e in modo efficiente fino alla tarda età, il fatto che cedano prima sono del parere che sia dovuto quasi interamente, salvo casi particolari, al cibo che si mangia.


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In questo periodo sto studiando la milk cure diet, e la sto provando, come già feci l'anno scorso con grande successo, spero di poterne scrivere a riguardo prossimamente, l'effetto disintossicante è davvero molto forte e la gente che l'ha fatta ha avuto benefici incalcolabili... almeno per quello che ho letto fin'ora.
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