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I Nuggets allungano il contratto di Karl, Murray ai Clippers.
La sua autorità nello spogliatoio sembrava in calo, ma la franchigia ha dimostrato di avere ancora fiducia nel suo lavoro. Infatti Stan Kroenke, proprietario dei Denver Nuggets, ha deciso di esercitare l'opzione nel contratto di coach George Karl e di vincolarlo fino al 2010, in modo da cancellare ogni possibile speculazione e dargli maggiore forza davanti agli occhi dei giocatori. ''Come abbiamo sempre detto - ha spiegato Kroenke - stiamo cercando di costruire una squadra da titolo. Con questa decisione aggiunta alle altre della offseason, crediamo di poterci avvicinare al nostro obiettivo''.
Karl, approdato ai Nuggets nel gennaio 2005 dopo l'infelice inizio stagione di Jeff Bzdelik e il breve interregno di Michael Cooper, è riuscito a chiudere l'annata con 32 successi in 40 partite. L'anno scorso non si è mantenuto sulla stessa percentuale di vittorie ma, portando la franchigia al primo titolo divisionale dal 1987-88, ha comunque centrato la seconda qualificazione consecutiva ai playoffs e il suo record complessivo sulla panchina di Denver è diventato un eccellente 76-46.
La base di partenza è più che buona, ma adesso Karl dovrà essere in grado di far crescere una squadra che punta ad arrivare nel giro più prestigioso in breve tempo. Per quest'obiettivo in estate sono state firmate le ricche estensioni di Nené (60 milioni in 6 anni) e Carmelo Anthony (80 in 5), è stato trattenuto Reggie Evans e sono arrivati dal mercato preziosi rinforzi come i due Smith, J.R. e Joe, l'ex fortitudino Yakhouba Diawara, Anthony Carter e Jamal Sampson, che insieme ai confermati daranno al tecnico un gruppo di livello importante su cui continuare il lavoro delle passate stagioni. ''Questa franchigia sta crescendo sulla strada giusta - ha dichiarato il coach alla 19ª stagione nella NBA - e sono onorato di farne parte. L'estensione del contratto mi aiuterà ad allenare e mantenere il controllo della squadra. Spero di finire qui la mia carriera''.
A Portland il proprietario Paul Allen ha deciso di assegnare a tutti gli effetti l'incarico di general manager a Steve Patterson. Sempre a disposizione del suo capo (''Sono felice di ricoprire qualunque ruolo'' ha detto recentemente), Patterson è presidente della franchigia dal 2003 e dallo scorso maggio, dopo il licenziamento di John Nash che ha pagato l'ultima deludente stagione da 21 vittorie (una sola nelle ultime venti uscite), è diventato anche g.m. ad interim. Pur sembrando solo di passaggio, non è rimasto a guardare e sin dal giorno del draft ha iniziato la ricostruzione della squadra. Così, grazie a lui, i Blazers si sono portati a casa quattro prime scelte - in particolare Aldridge e Roy - più Dickau e LaFrentz, poi hanno rifirmato Przybilla e preso Magloire da Milwaukee. Ne è nato un gruppo piuttosto giovane con buone prospettive di crescita, caratteristiche che sembrano aver ridato entusiasmo a Paul Allen, convincendolo a proseguire sulla strada intrapresa e a cancellare l'idea di vendere la franchigia.
Alla ricerca di un elemento di esperienza per allungare la panchina, i Clippers hanno firmato Lamond Murray. Per il giocatore uscito da California, si tratta in pratica di un ritorno a casa visto che proprio i Clippers lo avevano chiamato col numero 7 nel draft 1994 e con quella maglia ha disputato cinque campionati, facendo registrare complessivamente 11.6 punti e 4.2 rimbalzi di media. Passato anche da Cleveland e Toronto, Murray è reduce da una stagione ai Nets, dove ha giocato poco (solo 10.1 minuti di media in 57 partite) e segnato ancora meno (3.4 punti). Conosciuto per le qualità offensive e soprattutto per l'eleganza del tiro in sospensione piuttosto che per l'abnegazione difensiva, il cugino di Tracy Murray sembra ormai in calo atletico ma in un minutaggio limitato - e a Los Angeles sarà certamente così, vista la presenza nel ruolo di ala piccola di Tim Thomas e Corey Maggette - può ancora dare il suo contributo.
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