Sixers hanno lotteranno fino alla fine pur senza AI e Big Dog.
09/04/2004 by triangle-offense
Pronunciare il nome dei Philadelphia 76ers, negli ultimi anni ha avuto il significato di Allen Iverson: una squadra che ha imperniato la propria strategia presente e futura su un solo giocatore. Avendo i compagni adatti con cui circondarlo e un coach tatticamente tra i più validi, sembrava che in Pennsylvania, si fosse trovata la formula giusta per puntare ai massimi livelli –Western Conference permettendo-, ma questa stagione, invece, è partita senza coach Brown ed è stata un continuo susseguirsi di giocatori infortunati (11 del roster hanno subito infortuni), polemiche tra AI e il coach e una situazione di spogliatoio che non era mai stata tanto cupa nella storia recente dei Sixers. Eppure, grazie al passo corto delle rivali e a qualche risultato sorprendente, Phila ha trovato il modo di restare a contatto con l’8° posto nella Eastern Conference, e al momento sono a 2 partite di distanza da Boston, con 4 incontri da disputare; la matematica non li condanna ancora.
-Attacco-
L’operazione di aggiustamento senza Iverson parte da qui, ed è il cambiamento più difficile siccome l’ex Georgetown, sapeva tenere in piedi praticamente da solo l’attacco della squadra. Prima gli schemi avevano una funzione particolare: invece di ricercare la miglior conclusione per la prima opzione offensiva, lo scopo era giungere alla miglior ricezione possibile per Iverson, per poi proseguire con un gioco a due o un isolamento. Questo perché Allen I sa muoversi molto bene senza palla, ma finché non riceve il pallone, è una minaccia relativa: non è un attaccante che mette punti sul tabellone con tiri piazzati o se viene trovato libero dai compagni; gran parte dei suoi punti li costruisce da sé avendo un primo passo e un controllo di palla che lo rendono immarcabile. La cabala purtroppo ha imposto un radicale cambio di rotta e pur rimanendo invariata la scelta dei setplays (Flex Offense, Motion Offense i piatti forti della casa), l’uso che ne viene fatto è sicuramente più tradizionale: gli schemi vengono chiamati per ricercare conclusioni per i vari Salmons e McKie, isolamenti per Kenny Thomas e Willie Green; tutto gestito da un Eric Snow mai così immerso nei dettami del playmaking. Questa difficile mutazione è stata compiuta e metabolizzata abbastanza velocemente, ma i problemi in attacco rimangono, poiché gli attaccanti di razza sono pochi, la circolazione di palla è molto deficitaria e l’unica mano armata con un raggio di tiro elevato è Korver.
-Difesa-
Qui invece i cambiamenti imposti e attuati sono stati pochi, infatti, è stato eliminato il problema degli accoppiamenti difensivi sugli esterni e ci sono minori preoccupazioni sulla gestione di Iverson in marcatura. Il punto di forza della squadra risiede ad ogni modo da questa parte, avendo un sistema oliato e collaudato da più di una stagione e che con l’avvicendarsi degli allenatori non è stato cambiato: difesa principalmente a uomo, con molta pressione sul perimetro e con un centro molto abile alla stoppata. Samuel Dalembert, infatti, è una delle poche note liete della stagione: grazie ad un fisico da atleta e un’innata capacità di deviare le conclusioni, sta facendo la differenza sotto i tabelloni sia in aiuto sia a rimbalzo, dove viene aiutato da Kenny Thomas, ritrovatosi improvvisamente come prima opzione offensiva della squadra (oltre che come miglior rimbalzista d’attacco del roster). L’apporto del centro Haitiano, solo ora sta trovando riflessi di luce nelle statistiche, ma il suo contributo difensivo si sente già da Ottobre. Le lacune storiche della squadra in ogni modo permangono, come ad esempio un’inspiegabile lentezza nella transizione difensiva che fa coppia con un’inedita incapacità di scegliere i modi e i tempi per effettuare dei raddoppi di marcatura (una novità rispetto ai tempi di coach Brown -pur rimanendo raddoppi Double Down-).
-Willie Green-
Chiedere ad un giocatore di rimpiazzare l’MVP del 2001 è una cosa, affidargli gli stessi compiti è un’altra: un giocatore emerso dalla panchina, che è stato catapultato in campo ricoprendo il ruolo lasciato AI. In attacco si sta dimostrando molto pericoloso, con un gioco molto ravvicinato e molto potente a cui però aggiunge un tiro dalla media che è meglio non battezzare. In difesa non è molto abile, però l’atletismo di cui dispone lo rendono efficace nel contenimento dei penetratori. Al momento è lui a togliere parecchie castagne al fuoco per coach Ford.
-Allen Iverson-
Può sembrare un processo in assenza dell’imputato, ma la caduta verticale di Phila in questa stagione ha dato vigore ai detrattori che lo consideravano un mezzo giocatore, prima della stagione ‘00/’01. Non può esserci una risposta sola, poiché i recenti episodi in casa Sixers hanno confermato che la linea dura con The Answer non funziona e che l’equivalente atteggiamento testardo dell’ex-Hoyas non porta da nessuna parte. Il compromesso è obbligatorio, siccome c’è bisogno di una figura che entri nello spogliatoio e conquisti la sua fiducia, sapendo che la squadra senza di lui non ha futuro immediato.
-Coach-
Randy Ayers prima, Chris Ford ora. Per la squadra è stato sicuramente un cambio notevole, che probabilmente ha influito molto sull’atteggiamento della squadra e della sua stella nell’arco di questa stagione. La cosa fondamentale per l’anno prossimo è trovare un coach proprio come Maurice Cheeks (tra gli ipotetici successori più gettonati), che conosce l’ambiente, i giocatori e l’impianto tattico che caratterizza la squadra; inoltre la sua capacità di gestire e coltivare i rapporti umani lo aiuterebbero molto e questo nello spogliatoio di adesso sarebbe un’autentica manna dal cielo.
Massimo Bigal
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