Per chi ha ancora voglia di parlarne

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
zuna
00mercoledì 17 ottobre 2007 16:47
eccovi gli ennesimi rumours sull'affaire Bryant-Lakers, tratti da Basketnet


E sono due. Due i giorni di assenza di Kobe Bryant agli allenamenti dei Los Angeles Lakers, pronti a partire da giovedì, per una serie di incontri di pre-season e di avvicinamento alla nuova stagione. Certo volendo guardare il bicchiere mezzo pieno o dal punto di vista dei più ottimisti al riguardo, l’assenza del figlio di ‘Jelly Bean’ è dovuta a problemi fisici (problemi al ginocchio ndr) che allo stato attuale non gli permettono di poter scendere in campo con i compagni, ma come per ogni cosa c’è sempre un rovescio della medaglia o la visione di chi vede il bicchiere mezzo vuoto o tutto nero o grigio.
Per questa parte di addetti ai lavori, le dichiarazioni dell’owner losangelino provenienti direttamente dalle spiagge e dalle soleggiate terre di Honolulu, dove i gialloviola hanno deciso di svolgere il proprio training camp, hanno una incidenza sulla questione. Dichiarazioni che ancora una volta riguardano l’ex numero 8 dei Lakers che da dopo quattro mesi e mezzo dalla sua lettere di addio dove chiedeva espressamente di essere ceduto, non ha mai abbandonato l’idea di vedere scritto il proprio nome dietro la canotta di un’altra franchigia. Un atteggiamento che a quanto pare non è piaciuto per niente al proprietario della franchigia della California che si è lasciato andare a dichiarazioni, quasi come un padre farebbe con il figlio capriccioso: «Stai attento che ad essere ceduto potresti essere proprio tu. A questo punto ascolteremo tutte le offerte che ci possono arrivare per una possibile trade».
Parole e dichiarazioni al quanto pesanti da parte di Jerry Buss arrivato evidentemente al limite della pazienza personale di fronte alle ‘bizze’ della sua superstar. A questo punto sembra sfumare anche l’ipotesi di una possibile operazione di mercato da parte della stanza dei bottoni gialloviola e diretta ad accontentare la sua stella cercando di intavolare una trattativa con un altro scontento di questa lega e molto legato al prodotto di Philadelphia: Shawn Marion. Uno scambio sul quale entrambe le parti stavano pensando anche perché da una parte non è mai facile liberasi di una All Star come The Matrix, dall’altra altrettanto difficile sarebbe stato privarsi di Lamar Odom secondo violino dietro al numero 24.
Considerazioni che ormai non hanno più valore, perché ad essere in vendita, a quanto pare, è lo stesso Bryant che un paio di destinazioni preferite le avrebbe, come quella della ‘Wind City’. La situazione contrattuale è quella che è 88 e spiccioli milioni di ‘presidenti spirati’ spalmati per i prossimi quattro anni. Accordo che però può essere interrotto nei prossimi due con l’opzione, però, che Kobe lasci sul tavolo e sulla scrivania di Jerry Buss un cospicuo assegno pari almeno alla metà del contratto. Insomma bizze che arrivano in un momento delicato della stagione, dal momento che oltre a Bryant i Lakers devono fare a meno anche, per questa prima parte di stagione, di Lamar Odom (che però sembra essere ad un passo dal rientro definitivo «Sono guarito, ma per tornare quello di prima mi serve di sicuro un po’ di tempo» le dichiarazioni dell’ex Miami al riguardo), Maurice Evans Chris Mihm, Kwame Brown, Ronny Turiaf e Derek Fisher. Come andrà a finire la telenovelas più seguita dagli ‘aficionados’ losangelini? Lo scopriremo solo vivendo; recitava una strofa di Lucio Battisti.

Domenico Pezzella




Avanti un altro; e con questo siamo a tre. Continua a ‘marcare visita’ agli allenamenti dei Lakers Kobe Bryant, infittendo ogni giorno di più una telenovelas che tiene tutti col fiato sospeso. Quello che è successo nelle ultime 24 ore è solo un ulteriore capitolo di una storia d’amore che se non ormai al capolinea poco ci manca. Già perché le due parti in causa si evitano e si schivano quasi come due fidanzatini che ormai non hanno nulla da dirsi, o meglio, visto la location della storia (Los Angeles ndr), come due star di Hollywood che non vogliono più parlare di una relazione andata a finire male ne in privato, ma soprattutto davanti alle telecamere se non per costrizione quasi con frasi fatte per l’occasione. E questo è quello che è successo nell’ultima puntata della ‘Kobe and Lakers’ telenovelas, con il figlio di Jelly Bean beccato dai media che lo hanno portato almeno a spendere due parole al riguardo.
«Non so niente – la prima frase del prodotto di Philadelphia alla domanda se avesse giocato o messo piede a Los Angeles per l’ultima volta -. Di questo credo che ne dovreste parlare con Buss e Kupchack. Il mio lavoro è quello di scendere in campo e giocare, e adesso quello di lavorare per farmi trovare pronto per questo; questo è quello che devo fare. Capisco che tutti sono intrigati ed interessati a questa vicende e a tutto quello che mi sta accadendo intorno, lo capisco, ma io ho un lavoro da fare; e ora torno a ripetere quello che detto e chiesto all’inizio del training camp: non voglio distrazioni». Poi però quando i giornalisti rincarano la dose di domande chiedendogli se abbia risentito degli ultimi avvenimenti Bryant non si fa pregare e risponde: «E’ nostro interesse cercare di non continuare ad alimentare la situazione e di non parlarne. Vogliamo volo mantenere calma e serena la cosa e pensare ognuno a quelli che sono i nostri interessi. Dobbiamo tornare ai principi base e partire da quelli: il mio lavoro è quello di giocare a basket, sicuramente non quello di preoccuparmi di quello che sta facendo o valutando la dirigenza su questa cosa o su altre. Sto lavorando per tornare a pieno ritmo, cosa che fa parte del mio lavoro, quindi per questo loro faranno e stanno facendo il loro».
Ma mister diplomazia non è stato certo l’unico ad essere interrogato al riguardo. Già perché dopo le parole del ‘grande capo’, dopo quelle del diretto interessato, era inevitabile non sentire il punto di vista di colui che forse maggiormente ne risentirà se qualcosa andrà per il verso sbagliato: Phil Jackson. Oddio quanto a diplomazia e dichiarazioni fatte coach Zen non è stato certo inferiore alla sua stella, ma questo era al quanto auspicabile.

«Non so niente ne di questo ne di altro. Chi lo sa? Ci sono delle cose che devono essere discusse e credo che al momento opportuno tutto verrà discusso e tutto verrà chiarito. Allo stato attuale non possiamo progettare niente; ci sono delle cose che devo progredire e fare dei passi in avanti e noi non possiamo che aspettare dal momento che dobbiamo inevitabilmente passare attraverso di queste».
Insomma dichiarazione da una parte e dell’altra che lasciano ancora tutti col fiato sospeso senza una risposta una questione alla quale tutti tengono puntati gli occhi. Insomma….TO BE CONTINUED….

Domenico Pezzella



il numero 10
00mercoledì 17 ottobre 2007 16:49
capisco che se ne voglia andare a tutti i costi ma il suo atteggiamento da snob mi farebbe girare il cazzo di brutto
AllenTheBest
00mercoledì 17 ottobre 2007 16:51
però c'è da dire che anche la società non si è comportata bene nei suoi riguardi: un mercato un po' più soddisfacente dopo le "minacce" di Bryant lo potevano pure fare
il numero 10
00mercoledì 17 ottobre 2007 17:19
si le colpe sono di tutti e due... ma non è professionale fare i capricci cosi non allenandosi... in piu non ci rimette solo la squadra ma anche lui se non si allena
=zanz=
00mercoledì 17 ottobre 2007 19:55
magari si allena in privato!!! [SM=g27827]
BW81
00giovedì 18 ottobre 2007 10:36
I Lakers hanno fatto poco, ma obbiettivamente cosa potevano fare di più?
Mandare via Bayum? Ok, sarà una promessa ma nessuno ti da una star per una promessa. I
Dar via Odom? Ok, ma se poi ti trovi con Kobe e con uno come Odom, il risultato cambia poco.
Poi, se sanno tutti che Kobe non vuole restare, non hai di certo il coltello dall aparte del manico mi pare. Sinceramente spero in un arrivo di una star ai Lakers, perchè Kobe mi piace come giocatore.
pisto7
00giovedì 18 ottobre 2007 11:02
fonte Basketnet

Bryant-Lakers... To be continued...
17.10.2007. 12:56

Tornerà mai il sorriso a Kobe Bryant?
Avanti un altro; e con questo siamo a tre. Continua a ‘marcare visita’ agli allenamenti dei Lakers Kobe Bryant, infittendo ogni giorno di più una telenovelas che tiene tutti col fiato sospeso. Quello che è successo nelle ultime 24 ore è solo un ulteriore capitolo di una storia d’amore che se non ormai al capolinea poco ci manca. Già perché le due parti in causa si evitano e si schivano quasi come due fidanzatini che ormai non hanno nulla da dirsi, o meglio, visto la location della storia (Los Angeles ndr), come due star di Hollywood che non vogliono più parlare di una relazione andata a finire male ne in privato, ma soprattutto davanti alle telecamere se non per costrizione quasi con frasi fatte per l’occasione. E questo è quello che è successo nell’ultima puntata della ‘Kobe and Lakers’ telenovelas, con il figlio di Jelly Bean beccato dai media che lo hanno portato almeno a spendere due parole al riguardo.
«Non so niente – la prima frase del prodotto di Philadelphia alla domanda se avesse giocato o messo piede a Los Angeles per l’ultima volta -. Di questo credo che ne dovreste parlare con Buss e Kupchack. Il mio lavoro è quello di scendere in campo e giocare, e adesso quello di lavorare per farmi trovare pronto per questo; questo è quello che devo fare. Capisco che tutti sono intrigati ed interessati a questa vicende e a tutto quello che mi sta accadendo intorno, lo capisco, ma io ho un lavoro da fare; e ora torno a ripetere quello che detto e chiesto all’inizio del training camp: non voglio distrazioni». Poi però quando i giornalisti rincarano la dose di domande chiedendogli se abbia risentito degli ultimi avvenimenti Bryant non si fa pregare e risponde: «E’ nostro interesse cercare di non continuare ad alimentare la situazione e di non parlarne. Vogliamo volo mantenere calma e serena la cosa e pensare ognuno a quelli che sono i nostri interessi. Dobbiamo tornare ai principi base e partire da quelli: il mio lavoro è quello di giocare a basket, sicuramente non quello di preoccuparmi di quello che sta facendo o valutando la dirigenza su questa cosa o su altre. Sto lavorando per tornare a pieno ritmo, cosa che fa parte del mio lavoro, quindi per questo loro faranno e stanno facendo il loro».
Ma mister diplomazia non è stato certo l’unico ad essere interrogato al riguardo. Già perché dopo le parole del ‘grande capo’, dopo quelle del diretto interessato, era inevitabile non sentire il punto di vista di colui che forse maggiormente ne risentirà se qualcosa andrà per il verso sbagliato: Phil Jackson. Oddio quanto a diplomazia e dichiarazioni fatte coach Zen non è stato certo inferiore alla sua stella, ma questo era al quanto auspicabile.

....forse si....
«Non so niente ne di questo ne di altro. Chi lo sa? Ci sono delle cose che devono essere discusse e credo che al momento opportuno tutto verrà discusso e tutto verrà chiarito. Allo stato attuale non possiamo progettare niente; ci sono delle cose che devo progredire e fare dei passi in avanti e noi non possiamo che aspettare dal momento che dobbiamo inevitabilmente passare attraverso di queste».
Insomma dichiarazione da una parte e dell’altra che lasciano ancora tutti col fiato sospeso senza una risposta una questione alla quale tutti tengono puntati gli occhi. Insomma….TO BE CONTINUED….
pisto7
00giovedì 18 ottobre 2007 11:03
ah cacchio.. l'avevi già postato zuna.. sorry!
zuna
00sabato 20 ottobre 2007 11:34
E andiamo avanti.. Articolo lunghetto ma molto bello, sempre preso da Basketnet


L.A. Confidential: La verità su Kobe e le parole di Buss

Kobe Advisory system.
Dovevo aspettarmelo. E' questa l'ultima grande invenzione del L.A. Times inpegnata in una battaglia mediatica senza precedenti.
Prima pagina sportiva del giornale più popolare nella Città degli Angeli. La novità del giorno è servita: un grafico che riproduce esattamente quello, drammaticamente tanto in voga, per gli attacchi terroristici.
Cinque livelli, corrispondenti a cinque colori e a cinque categorie di tolleranza.
Si parte dal livello di allerta grave, colore rosso, con la frase "Addio L.A.", si scende a livello di allerta alto (arancione) dove viene riportata la frase " Andrò a giocare su Plutone", poi il livello elevato, color giallo, accompagnata dalla frase "Non parlo con i giornalisti", il livello blu, cauto, dove Kobe dice "Il mio lavoro è giocare a basket" per chiudere con il verde, livello di allerta basso, dove la frase è "Sarò un Lakers a vita".
Se ogni giorno volete avere il polso della situazione, fate come me, e con un semplice clic
www.latimes.com/sports/basketball/nba/lakers/ trovate il livello d'allerta.

Quello che impressiona, mentre tutto il mondo è impegnato a scrivere di telenovelas immaginarie che spesso pescano nella fantasia, è che da questa parte dell'Oceano si ha un'altra dimensione del caso.


HATE ME OR LOVE ME
Il passato, il presente e il futuro di Kobe Bryant si riassume in quest'unica frase. Non ci sono e non ci sarà mai una via di mezzo, troppo facile, troppo scontato. Si passa in un attimo da migliore giocatore NBA punto e basta a giocatore egoista, invidioso, presuntuoso o come gli Americani riassumuno in un unica splendida parola "ballhog".
Chi vi scrive, Kobista convinto se c'è ne uno, pensa che il problema sia altrove, chi siede al banco dell'accusa pensa che il problema sia lui.
Il dato di fatto è un'altro. Se fino all'altro ieri la legione dei Kobisti convinti era di gran lunga superiore, con l'estate le percentuali si sono clamorosamente ribaltate.
Kobe era il re di Los Angeles, anche se il suo regno e il trono era scricchiolato e non poco dopo la dipartita di Shaq, adesso non più.
Chi lo vedeva egoista e presuntuoso ha avuto una conferma, mentre i tanti che lo amavano si sono sentiti traditi dalla famosa frase "Piuttosto che restare vado a giocare su Plutone" che ha colpito il cuore gialloviola.
La chiave di tutto comunque resta Buss e la società che non da l'idea di avere, forse per la prima volta nella sua storia, le idee chiare divisa internamete da piccole lotte che stanno deflagrando in una programmazione sbagliata.

KUPCHAK WHO?
Inutile dire che il grande imputato degli insuccessi Lakers resta lui. Persona splendida per carità e sempre molto gentile e di una disponibilità disarmente (spesso mi sono ritrovato a parlare con lui al buffet pre gara) ma chiaramente ognuno va giudicato per il lavoro che svolge e in uno sport e una città come questa uno solo è il metro di giudizio: le vittorie.
E qui si tocca un tasto dolente. Tutti giudicano, e non a torto, i successi del 2001 e 2002 figli di West, con Kupchak che ha dovuto solo tenere il timone di una nave che andava spedita. I limiti sono usciti proprio dove dovrebbe emergere la grandezza di un GM: scambi e programmazione.
Avesse vinto l'anello la squadra con Payton e Malone, Kupchak avrebbe argomenti validi in sua difesa, il fallimento di questa operazione ha segnato l'inizio della fine.
Tre i grandi erorri: Primo: giudicare Wade doppione di Kobe nello scambio Shaq e salutare Butler dopo un anno; Secondo: non prendere Kidd in inverno; Terzo: l'imbarazzante e impotente immobilismo estivo quando, anche le maestre d'asilo di Venice Beach, sapevano che i gialloviola neccessitavano di un innesto importante.
Mi fermo qui e non parlo di acquisti perchè sarebbe come sparare sulla croce rossa visto la serie di buchi fatti dal nostro.
Se poi aggiungiamo che Kobe non ha mai amato più di tanto Goofy ( il nome americano del personaggio diseyano di Pippo con cui la stampa chiama scherzosamente, e non, Kupchak) e le reiterate richieste del numero 24 di riportare West sulla "sua" poltrona abbiamo la certezza che l'amore fra i due non scoppierà mai.

QUANDO BUSS PARLA...
Come un fulmine a ciel sereno sono arrivate, dalla splendida cornice delle Hawaii ritiro storico precampionato dei gialloviola, le parole al veleno di Jerry Buss dopo un'estate dove ha fatto più che altro il paciere, lavorando nell'ombra (famoso l'incontro a Barcellona quando, con Bryant sul piede di guerra e con valigia pronta è stato ricucito un rapporto che sembrava compromesso).
Come in tanti han fatto notare Buss, abile giocatore di poker e maestro del bluff sui tavoli verdi che tanto ama, quando parla di pallacanestro raramente bluffa.
I precedenti illustri che ci vengono incontro negli ultimi anni sono tanti, peschiamo nel mazzo.
2004, periodo di rinnovo per Jackson, disse "Ci sono momenti in cui sembra non gli piaccia allenare", 4 mesi dopo divorzio Lakers - Jaks.
Stesso anno problema Shaq "Vogliamo capire qual'è il suo spirito e non capiamo se vuole rimanere". 5 mesi dopo Shaq era a Ocean Drive.
Estate 2004 rinnovo Kobe "Rimani con le persone che ti amano, rimani nella città che ti ama".
2005 primi scricchiolii di Kobe sul trono, Buss cancella ogni dubbio " Non scambierò mai Kobe a meno che non arrivi qualcuno e mi metta sul piatto la loro frachigia, la loro arana e la loro città per averlo".
Nel 2006 le cose vanno a gonfie vele e Buss dichiara, investendo definitivamente il 24 "non siamo mai stati di comune accordo come ora".
Fino ai giorni nostri, quando a scenario calmorosamente mutato, Buss si è detto pronto ad ascoltare qualsiasi offerta per una trade, mostrando, senza mezzi termini, la porta d'uscita alla stella da Lower Marion.
Il problema, come mi confermano fonti vicine, è che Buss si è stufato di tutti questi capricci e ha preso molto male e mal digerito lo sfogo di giugno della sua stella. Sembra che il ridicolizzare l'organizzazione, e le continue tensioni fra il figlio Jim e Kobe che non si sono mai amati, abbia messo in imbarazzo Buss che si è sentito screditato.
Da qui le parole di rabbia che suonano come una condanna.

BRYANT - BUSS TENSION GOES FROM DRAMA TO FARSE
Quello che sconvolgle nella Città degli Angeli è l'attacco mediatico senza tregua che la stampa sta lanciando contro Kobe, ridicolizzandolo, accousandolo di qualsiasi cosa ("When it comes to babies, Lakers is not charmer" uno dei titoli) fino all'apoteosi quando il vero, ripeto vero infortunio, ha tenuto Kobe lontano dagli allenamenti scatenando ogni tipo di ironia.
In 15 anni di Los Angeles non avevo mai assistito ad una attacco mediatico contro un singolo giocatore di questa portata, con la carta stampata, liberata dalle parole dell'Owner, che sta riducendo tutto a canzonatura e tratta l'argomento con l'ironia e il sarcasmo con cui ci si rivolge a un bambino viziato.
Ieri, il rientro in campo nella amichevole vinta contro Seattle e la dichiarazioni tanto attese, dopo una settimana travagliata, che non potevano essere altro che distensive. " Perchè dovrei sbattere la testa ogni giorno contro il muro? Non c'è molto altro da aggiungere, ovvio che le parole di Buss mi hanno scosso, ma non è il mio lavoro occuparmi di cosa fa il managment. Io ho espresso la mia frustrazione durante l'estate, poi non ho aggiunto più nulla".

Finalmente fra 11 giorni si ricomincia a giocare sul serio e l'impressione è che il caso Kobe sia destinato a sgonfiarsi per poi tornare d'attualità con l'inizio della prossima estate.
Sia chiaro che scambiare un giocatore simile dal punto di vista economico non è una cosa semplice, e mi fanno sorridere tutti i discorsi che volano in questi giorni.
Il giocatore ha un contratto con i Lakers per i prossimi 4 anni che chiama per 88,6 milioni di dollari da cui puo' uscire fra due stagioni (e lascierebbe sul tavolo 47,8 milioni) con una "trade kicker" di 9,6 milioni di dollari.
Appare chiaro che piuttosto di perdere uno dei giocatori più eletrizzanti della storia per nulla, l'ultima chiamata logica per una trade sarebbe la prossima estate ma è anche ovvio che i Lakers faranno di tutto, nonostante le parole di Buss, perchè cio non accada.

JACKSON CONTROLLA E PUNGE GARNETT
Stranamente assente nella diatribra Jackson (anche lui in scadenza), che osserva tutto con la consueta tranquillità dalla sponda del fiume. Per non sapere ne leggere ne scrivere e, per mantenersi in forma, la polemica della settimana la rivolge a Garnett reo di non aver accettato l'offerta gialloviola in estate.
"Da che pulpito parla?" chiede serafico il coach Zen " Dice che vuole vincere e non ha mai vinto niente, dice che non è venuto a Los Angeles perchè non vede chiarezza nel futuro......ma conosce la storia di questa franchigia? Mai nessuno ha vinto più di Jerry Buss".
Tradotto dalla Zen: brucia, oh se maledettamente brucia il rifiuto di Big Ticket!!!

Tornando al discorso Bryant, che occupa notiziari e discussioni in una Los Angeles baciata dal sole, la situazione attualmente non è delle più semplici e sale l'attesa per vedere con che spirito Kobe si presenterà al debutto.
A sua difesa va ricordato che al giocatore in sede di rinnovo contrattutale è stato promesso, e ve lo possono confermare tutte le fonti che volete all'interno dell'organizzazione Lakers, che non si sarebbe parlato di programmazione futura ma si sarebbe pensato anno per anno ad allestire la squadra migliore per vincere.
Ovvio che fra il dire e il fare c'è di mezzo, in questo caso, l'Oceano, ma chiunque sa, che negli ultimi 4 anni è stato sbagliato lo sbagliabile.
Ora, dimentichiamoci quanto guadagna Kobe, e mettetevi nei suoi panni e nel suo orgoglio da campione (che da sempre è proporzionale al talento, quindi smisurato). Se dopo anni di promesse non mantenute vi ritrovaste al punto di partenza con poca luce in fondo al tunnel non sareste, perlomeno, arrabbiati?
L'infurtunio è servito ad buttare benzina sul fuoco delle polemiche. Nessuno dell'entourage Lakers ve lo dirà mai, ma giungono spifferi che dei 3 giorni saltati di allenamento, dopo due il 24 era abile e arruolato ed abbia accentuato la cosa infastito dalla bufera mediatica.
La frattura fra Kobe e la stampa sembra cosa insanabile e in una città dove lo showbiz è tutto non è cosa da poco.
Fino a giugno, volenti o nolenti, kobisti e non, il Bryant show andrà in onda sulle sponde del Pacifico.


Come cantava 2pac Shakur, altro re nero e altro splendido solista della Citta degli Angeli:
"Me against the word" .... da quando Kobe ha messo piede nell'NBA è scritto nel suo destino.

Pisani Zeno
pisanizeno@cheapnet.it


P.S: il livello di oggi del Kobe Allert System è blu, per oggi i tifosi gialloviola dormono sonni tranquilli


AlexKobe
00domenica 21 ottobre 2007 10:27
Re:
il numero 10, 17/10/2007 16.49:

capisco che se ne voglia andare a tutti i costi ma il suo atteggiamento da snob mi farebbe girare il cazzo di brutto


In realtà non se nè mai voluto andare. Vive in una se non la città piu' viva d'America,ha un mega-contratto,rappresenta i Lakers nel mondo.
CONCLUSIONE : tutta pubblicità per la stampa,per il Los Angeles Times e soci.


il numero 10
00domenica 21 ottobre 2007 11:54
si però lui ha dato molti ultimatum dicendo che o veniva qualcuno o andava lui... se veramente non se ne voleva andare perchè ora fa tante scene? ormai il mercato è fatto... è difficile che si cambi ora
=Guardian of hell=
00venerdì 26 ottobre 2007 14:25
Re:
il numero 10, 17/10/2007 16.49:

capisco che se ne voglia andare a tutti i costi ma il suo atteggiamento da snob mi farebbe girare il cazzo di brutto




Quoto
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:57.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com