La giornata italiana di Kobe

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Walker - Lugo
00mercoledì 20 giugno 2007 11:20
NEW YORK, 19 giugno 2007- A Montecavolo, sulle prime colline dell'appennino reggiano, sono le 8.10 di mattina quando nel chiosco dell'edicola del paese s'infila una sagoma nera di quasi due metri: "Ho alzato lo sguardo dal computer - racconta ancora emozionato Giuseppe Frigeri, titolare dell'edicola - e non credevo ai miei occhi perché subito ho riconosciuto in quella persona adulta e dal fisico sportivo il bambino che frequentava il mio esercizio 17 anni fa: Kobe Bryant. Ho fatto il suo nome e Kobe ha annuito mettendosi a ridere e scambiando saluti con me e mia moglie. Fa un certo effetto vedere un campione che viene a riscoprire i luoghi della propria infanzia alla mattina presto, quasi di nascosto. Era accompagnato da un paio di persone che hanno parcheggiato lauto sul piazzale del centro. Kobe si è guardato attorno, è salito verso la via Papa Giovanni dove ha vissuto con la sua famiglia negli anni in cui papà Joe giocava a Reggio Emilia. Ha acquistato da noi una macchina fotografica "usa e getta" per fare alcuni scatti, è andato anche al campetto della parrocchia dell'Annunziata dove da piccolo passava ore e ore, tutti i giorni, a giocare e tirare a canestro".
MONTECAVOLO - Bryant proviene da Milano via Reggio Emilia: già di prima mattina è intercettato davanti al vecchio PalaBigi, dove andava a tirare dopo gli allenamenti del padre. Montecavolo, frazione di 2000 anime del comune di Quattro Castella dove ogni anno si celebra lOscar del basket intitolato a Piero Reverberi, è un piccolo centro che pulsa per la pallacanestro, soprattutto giovanile, molti ragazzi del posto giocano nella GoBasket Vezzano allenata da Alberto Sidoli: "Qui si vive nel mito dei due Bryant, padre e figlio - conclude Friger -. Sappiamo che Montecavolo è sempre nel loro cuore ma questa visita di Kobe, lo confesso, ci ha molto sorpreso ed emozionato. Sono contento che si sia ricordato del mio negozio: Kobe veniva tutti i giorni ad acquistare i giornali insieme a Joe, e tanta frutta (allora avevo anche il bancone alimentare) di cui è sempre stato molto goloso".
PALABIGI - A Reggio Emilia Kobe pone la sua base allHotel Posta, che sorge in un palazzo rinascimentale, e poco dopo le 9 va dritto al PalaBigi. Claudio Sarti, direttore dellimpianto non crede ai propri occhi: "Ho visto un ragazzo di colore scendere dalle scale. A primo colpo non ho capito chi fosse, certo non potevo immaginare fosse Kobe, poi lho riconosciuto ed è stato un bellimpatto. Erano tanti anni che non lo vedevo di persona, un paio di volte mi era capitato che il padre passasse da queste parti&"
CICERONE - Bryant propone un look agile e sportivo, ed è accompagnato da un amico statunitense a cui fa da cicerone. Indica al compagno davventura una palestra secondaria dove ha fatto minibasket, poi si fa dare un pallone e scatta un paio di foto ricordo. "Ho scambiato solo qualche parola - spiega Sarti - perché non mi sembrava giusto disturbarlo in quello che voleva essere un momento privato. Però mi ha colpito come si ricordasse tutti i particolari del palazzo, anche per passare dalla palestrina allimpianto principale ha fatto una scorciatoia e non le scale principali". Lasciato il PalaBigi Kobe è tornato in centro, dove è iniziato lassalto dei tifosi. Braccato da qualche flash, ha fatto una breve passeggiata nella zona del mercato, si è fermato a parlare con qualche curioso e poi si è dileguato con unauto a noleggio in direzione di Milano. Kobe dunque è già in giro da ore. Ma niente pranzo.
FOUR SEASONS - Alle 14 arriva a Milano e si infila in camera al Four Seasons, in via Gesù, lhotel dove è alloggiato già da quattro giorni. E da dove ripartirà questa mattina. La pausa è breve: dopo un quarto dora o poco più esce di nuovo per una passeggiata. Indossa una maglietta bianca completamente smanicata che lascia muscoli e tatuaggi in bellevidenza, pantaloni neri al ginocchio, occhialoni da sole dalle lenti tondeggianti che permettono di intravedere il volto. Allanulare sinistro un anello con quattro giri di brillanti che deve avere un prezzo inversamente proporzionale alleleganza. Sulle spalle uno zainetto Prada e ai piedi Nike da passeggio. Sui talloni limmagine delluomo di cui si dice prenderà il posto a Chicago: licona del basket, Michael Jordan che vola. Gentilmente, con un gran sorriso e pacche sulle spalle declina qualsiasi tentativo di intervista: "Sono in vacanza", dice solamente. Niente dichiarazioni, allindomani della ormai famosa lettera aperta sul suo sito in cui spiega che vuole lasciare i Lakers. E in tutta risposta in poche ore riceve oltre mille mail di tifosi disperati che lo implorano di restare a Los Angeles.
SHOPPING - Ma è tempo di passeggiare tra le vetrine della moda. Con un amico, Kobe percorre via Montenapoleone, entra solo per un attimo da Gucci. Poi svolta in via Baguttino e si infila al San Babila Café, nella piazza omonima. Ordina un tramezzino con prosciutto cotto e formaggio a Rino e Renato che non lo riconoscono. Così come Cristina che sta alla cassa: "Un gran bel tipo, molto gentile anche". Lunico che si rende conto dellidentità di quellavventore così atletico è un signore sulla trentina dalla camicia a scacchi che gli rivolge un "Ciao Kobe" quasi distratto, come si fa con un vicino di casa. Bryant contraccambia, con una vigorosa pacca su una spalla. Di tuttaltro genere la reazione di Michael, un ragazzo filippino appoggiato alla ringhiera della discesa in metropolitana. Sta mandando un sms e il dito gli resta sospeso a mezzaria, gli occhi sgranati. Cerca conferma negli sguardi di chi gli è attorno: "Ma è Kobe!". Sì, però è già passato, ha imboccato corso Venezia mangiando il suo sandwich.
ASSALTO - Sullangolo con via della Spiga studia con attenzione la vetrina del negozio di abbigliamento Allegri. Entra per pochi secondi, senza comprare nulla. Dà unocchiata anche da Hermés, tra via della Spiga e via santAndrea. Si ferma un poco più a lungo da Chanel, ma ne esce sempre senza borse. Per lui niente shopping, evidentemente nelle stesse ore sta provvedendo la moglie Vanessa che Kobe incontrerà più tardi. Lungo via Manzoni lo affianca Abdul, un ragazzo senegalese con un vistoso cappello in stile rasta e in mano una serie di collanine e statuette di elefanti. Ma non cerca di rifilargli la sua mercanzia, lo segue per qualche decina di metri solo per dirgli che è il suo idolo. Kobe è circospetto: forse teme di scatenare troppe attenzioni. E infatti un paio di giapponesi si fanno coraggio e cominciano a mettere mano alle macchine fotografiche. Si ferma un uomo sui quarantanni e gli allunga la mano: "Sei un grande", gli dice. La situazione diventa un po troppo caotica per i parametri vacanzieri dellasso dei Lakers. E allora saluta Abdul e accelera verso lhotel. Nei pressi del quale si imbarca su un van, evidentemente prenotato in precedenza. Sparisce dietro i vetri oscurati.
OZIO - Sono le 16 e qualche minuto: lo attendono allHarbour Club, circolo esclusivo in zona San Siro. Dove aveva fatto sapere di voler andare per un po di pesi, una sauna, e magari anche una seduta di tiri sul campo da basket. La scaletta di Kobe devessere pienissima, eppure ugualmente aveva pianificato di fare un po di allenamento. AllHarbour Club non si erano stupiti più di tanto, quando qualcuno del suo entourage aveva prenotato la palestra per lui. Sono abituati ad avere star internazionali ospiti del circolo. "Qui si sono allenati John John Kennedy e Janet Jackson - rivela Massimo Policastro, responsabile delle attività sportive del club -, anche Michelle Hunziker e Ronaldo sono di casa". Ma in zona San Siro, Kobe non arriva mai. La sua destinazione è misteriosa, anche se pare siano da escludere impegni istituzionali con sponsor come gli era successo nei giorni scorsi in Spagna. Quel che è certo è che tra i programmi del tardo pomeriggio cè il ricongiungimento con la moglie Vanessa che non ha partecipato alla gita dei ricordi tra Reggio Emilia e Montecavolo. Insieme infatti i coniugi Bryant rientrano al Four Seasons poco prima delle 20.30, dopo aver cenato. Parte così un ultimo approccio dopo ore di pedinamenti: "Kobe, neanche una parola?". Un largo sorriso e i modi che permangono gentili: "Non mollate eh...Sono felice per tutto questo interesse intorno a me, ma ripeto: la vacanza è sacra". Allora ciao Kobe. E torna presto.


www.gazzetta.it/Sport_Vari/Basket/Usa/Primo_Piano/2007/06_Giugno/20/kobeital...
a cura diVincenzo Di Schiavi, Guido Guida, Mario Salvini e Andrea Tosi
SteveH
00mercoledì 20 giugno 2007 19:44
mi fa piacere sia ancora legato al nostro Paese. IO avrei sperato che fosse sfruttato di più dalle istituzioni sportive magari per dare impulso al movimento. Invece lo hanno seguito appena quattro giornalisti
Erkenbrand1
00mercoledì 20 giugno 2007 19:54
Che idolo.
il numero 10
00mercoledì 20 giugno 2007 22:14
grande grandissimo kobe
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