Conclusa dopo un anno la trattativa: finisce l'era Berlu.
Ma chi è (davvero) il nuovo presidente Yonghong Li?
Flash, taccuini, riflettori, la fine di Berlusconi, del suo impero calcistico, è l'inizio del regno Yonghong Li al Milan. E la Cina non è più vicina: è qui, è dentro Milano, è il derby di Milano tra Milan e Inter. Una lunga muraglia corre tra gli affari cinesi di Mr Li e il suo nuovo asset, il suo gioiellino meneghino. Che brilla come le Champions vinte da Silvio, come il patrimonio prima di tutto culturale (ed è forse paradossale) che il Milan ha regalato al calcio italiano. La patria del calcio totale di Sacchi ora sorride young and chinese.
La fine di Berlusconi è l'inizio di Mr Yonghong Li. Ma chi è Mr Li? Dove si allargano i suoi affari? Chi ci fa affari davvero, dove gira il suo cash, dove inizia la sua visione e finiscono le sue mani? Primo punto segnatevi questo nome, il Guizhou Fuquyang Group. Qualcuno lo definisce un gruppo minerario, ma è molto di più: elettricità, impianti energetici e soprattutto, come sottolinea Bloomberg, investimenti.
Già, investimenti. Come il Milan, e come le costruzioni e il mattone e tutta una serie di operazioni finanziarie a livelli altissimi, ma il regno di Yonghong Li non finisce qui. Bottiglie di plastiche, montagne di bottiglie di plastica, un altro ramo in mano sua, immagina ora il più grande centro commerciale della città più ricca della Cina meridionale. Già, anche quello è suo.
Patrimonio stimato di Mr Li? 700 milioni di euro, che, breve nota a margine, sono quelli che hanno convinto il fondo Elliot Management ad erogare un maxi prestito da 303 milioni che di fatto ha salvato la trattativa. Ma di Mr Li si sa pochissimo: ha 46 anni, non rientra nelle classifiche di ricchezza di Forbes, è stato sanzionato dalle autorità borsistiche dello Shanghai Stock Exchange quattro anni fa (ma niente di grosso, cose da anni '90 come i Backstreet Boys per dire, e 80mila euro), è il n.1 della SESIM, che di fatto è un portafogli del governo per investire all'estero. Un veicolo finanziario governativo, dicono quelli bravi.
Primo punto da capire: la Cina ha dato una stretta fortissima agli investimenti all'estero. E per questo Mr Li è rimasto solo al comando di un'operazione rischiosa e complicata, con tutta una serie di fondi congelati in patria che il governo ha messo praticamente sotto chiave. Haixia Capital, la China Costruction Bank, la China Merchants Bank, Huarong e un altro asset manager di Hong Kong, tutti volati via.
Punto secondo da sapere su Mr Li. Una piccola, grande, enorme curiosità. Già, curioso che a prestare il cash necessario, in quello che in gergo è un prestito ponte, sia stato Paul (l'Elliot Management) Singer. Uno che si è arricchito rischiando, a volte con ferocia e a suon di carta bollata. Come per la sua prima grande operazione, l'acquisto di bond in default in Perù. Due gradi di giudizio, e via al maxi-risarcimento. Stesso meccanismo in Congo e poi tutta una serie di ristrutturazioni aziendali, da Chrysler a due miliardi di credito nei confronti della fallita Lehman and Brothers (solamente uno dei crack più clamorosi e incredibili della storia finanziaria americana).
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