Era una cestista la morta nello scontro
Nel tamponamento sull’A22 deceduta anche una turista tedesca
L’Alfa 166 sulla quale viaggiava Paola Mazzali è sbandata ed è finita in mezzo alla carreggiata Centrata in pieno da un’altra auto
Finiti gli allenamenti era partita da Bolzano col suo compagno per una vacanza di alcuni giorni sul lago di Garda. Paola Mazzali, di 32 anni, capitano della squadra di basket del Bolzano e il suo fidanzato Ruggero Scarano, di 37 anni, l’altra sera poco dopo le 22, stavano percorrendo la A22 del Brennero in direzione sud, quando, tra il casello di Affi e quello di Verona nord, l’Alfa 166 sulla quale viaggiavano è sbandata, ha urtato il guard-rail e ha iniziato una lunga carambola che è terminata con la vettura di traverso in mezzo alla carreggiata. Christel Carben Stotz, una cittadina tedesca di 63 anni originaria di Monaco ma residente a Venezia, non ha fatto in tempo a frenare e la sua Alfa 156 li ha centrati in pieno. Un impatto terribile. Paola Mazzali e la donna tedesca sono morte sul colpo, Ruggero Scarano, che era alla guida, è in fin di vita nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Borgo Trento.
«L’avevo sentita la mattina», racconta sconvolto Carlo Alberto Valer, vice presidente e dirigente responsabile della prima squadra del Bolzano Basket, «l’avevo chiamata per chiederle se sarebbe venuta alla grigliata organizzata con la squadra in montagna domenica». «Mi ha detto che aveva un impegno», aggiunge, «che sarebbe stata via qualche giorno in vacanza». Una vacanza che non è nemmeno cominciata. Difficile capire cosa sia successo: la polizia stradale di Verona sud, intervenuta sul luogo dell’incidente, ha accertato che la Alfa 166 sulla quale viaggiava la coppia di Bolzano, per qualche motivo dopo una lunga carambola si è messa di traverso in mezzo alla strada e che l’altra vettura che procedeva nella stessa direzione di marcia l’ha travolta facendola volare a quasi cento metri di distanza. Impossibile sapere perché il mezzo sul quale si trovavano la Mazzali e Scarano sia sbandato. Gli agenti della polstrada non hanno rilevato pneumatici scoppiati né segni sulla carrozzeria imputabili ad altri mezzi che avrebbero potuto spingere fuori strada la Alfa 166. Forse si è trattato di un colpo di sonno.
Poco dopo l’impatto, in autostrada sono arrivati, oltre alla polizia, ambulanze del 118 e vigili del fuoco. Questi ultimi hanno lavorato fino a quasi mezzanotte per estrarre i corpi dalle lamiere. La A22 non è stata chiusa perché le due vetture dopo l’impatto sono finite entrambe sulla corsia di emergenza. Il traffico, però, è stato rallentato anche perché la strada era cosparsa di detriti.
«Era un esempio per tutti, un punto di riferimento per le compagne e per tutte le altre ragazze della società», prosegue Valer, «mai un attrito, mai un problema, lavorava sodo con umiltà e dedizione». «Ricordo ancora il giorno», dice dopo una piccola pausa, «quando è entrata in prima squadra, era l’88, eravamo appena retrocessi in A2 e lei era solo una ragazzina di 14 anni ma già con una personalità fuori dal comune». Paola, come la mamma Gloria, ha passato tutta la sua vita sui campi da pallacanestro. Con lei la Basket Bolzano è tornata in A1 e nel ’94 la Mazzali ha conquistato la fascia da capitano. Faceva parte del nucleo storico della squadra, gruppo che ha abbandonato solo per la nascita dei suoi due bambini, uno di 3 e uno di 6 anni. «Erano i suoi cuccioli», dice Valer, «l’immagine che mi porterò sempre dentro ricordando Paola sono proprio loro, mentre la mamma si allenava loro giocavano nel palazzetto. Per fortuna l’altra sera erano con il papà dal quale Paola aveva divorziato due anni fa».
Marzio Perbellini
«Una guerriera, con il suo talento aveva portato la squadra in A1»
Il ricordo delle compagne: «La passione per lo sport ci teneva unite, il suo nome resterà sempre nei nostri cuori»
Anche il basket veronese è scosso dalla tragica e prematura scomparsa di Paola Mazzali. La giocatrice bolzanina, madre di due bambini, con la squadra della sua città aveva affrontato molte volte la Pakelo San Bonifacio e nella formazione veronese in questa stagione sono approdate due sue ex compagne di squadra a Bolzano in A1: Valentina Ciech e Anna Rossi.
«Era l’anima della squadra, la bandiera della società, il simbolo del basket bolzanino», ricorda Valentina. Con il cuore del guerriero e il carisma del talento, aveva portato il suo club in A1 e dopo la retrocessione dello scorso anno, aveva deciso di rimanere: il basket italiano ha perso una grande giocatrice».
«Sono frastornata, incredula», racconta Anna. «A Bolzano arrivai a metà stagione, ma lei mi fece sentire subito parte del gruppo e per me fu tutto più facile. Una grande giocatrice, la compagna di squadra che tutti vorrebbero avere». Nei primi anni Novanta, anche Francesca Rossini come Patrizia Segafredo, ex atlete della Fabretto e Pakelo hanno giocato insieme a Paola Mazzali, figlia d’arte, guardia-tiratrice come la madre; Gloria Vallazza Mazzali, è stata una delle più grandi giocatrici bolzanine: «Ho conosciuto molto bene entrambe, come avversarie, Paola anche compagna di squadra», afferma Rossini, storica giocatrice del basket veronese. «La ricordo ancora bambina, già con la palla in mano e poi atleta, con grandi potenzialità cestistiche. La passione per il basket ci aveva tenute unite anche quando io smisi, ogni tanto ci sentivamo, a volte andava fino a Bolzano per vedere lei e Valentina Ciech giocare, mi facevano compagnia Gloria, la madre che accompagnava al palazzetto i due nipotini. Ora il ricordo di Paola resterà nei nostri cuori».
a.p.
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Un frammento d’eternità può alterare il corso del tempo. Chiunque può farlo se gli viene concessa una seconda possibilità. Si tratta solo di sfruttarla in maniera diversa dalla prima. Così stiamo ancora cercando qualcuno che pensi al posto nostro. Ora più che mai, perchè lo scopo è capire se è meglio il punto di partenza o il punto di arrivo. Forse basterebbe collocare il frammento d’eternità in un tempo che non gli appartiene. Questo è quello che fa Slam.
(Lolly, Slam n° 33, 1999)
[Modificato da Davide 27/08/2006 14.42]