Seconda metà degli Anni '60 : nasceva a Torino l'Auxilium mentre ad Asti la locale Libertas trovava in Carlo Ercole un nuovo sponsor con mire ambiziose e ferma volontà di salire ai vertici del movimento cestistico italiano. A Torino si stava creando un formidabile vivaio, affidato a Vittorio Gonzales, il prof, per salire, lentamente, fino alla Serie B; ad Asti, forte di disponibilità economiche superiori, una campagna acquisti sensazionale, anno per anno, pur puntando su elementi giovani, per bruciare le tappe, dalla D alla A in cinque anni, con l'italo-ungherese Lajos Toth in panchina.
Pallacanestro SACLA' 73/74
Kirkland - Sacchetti - Rosa Brusin - Cerro (vice all.) -
Laing - Anconetani - Caglieris - Riva - Benevelli - Frediani
- De Simone - Merlati - Toth (all.)
E a quel punto Asti si dimostrò troppo piccola per la Serie A, mentre la B era poca cosa per interessare Torino. Da ciò il matrimonio, d'interesse se non d'amore, all'inizio. L'amore arrivò poi con il passare degli anni, con un paziente lavoro per smussare qualche angolo pungente, da entrambe le parti. E Torino ebbe il suo Basket.
Pallacanestro SACLA' 74/75
Riva - Mitton - Sacchetti - Frediani - Toth (all.) - Merlati
- Paleari - Laing - Marietta - Celoria - Cerro (vice all.)
- Cervino - Anconetani - Rosa Brusin
Tre anni di assestamento, a metà classifica, poi nel
1976 il primo grande momento, con la
finale di Coppa Korac che riuscì a scaldare, e come, il pur gelido pubblico torinese: 10.000, si proprio diecimila, persone stipate oltre ogni limite al Palasport di Parco Ruffini, per sospingere
capitan Merlati, John Laing e compagni contro la fortissima Jugoplastika di Spalato. "Mission impossible" ma quella
Chinamartini Torino riuscì almeno a conservare la propria imbattibilità casalinga: sconfitta in Dalmazia, pareggiò il confronto di Torino (ma perse nella sommatoria dei canestri fatti/subiti). Poteva essere il momento del grande lancio, ma l'anno successivo la tragedia di Vendemini bloccò i sogni torinesi.
Luciano Vendemini
Luciano Vendemini, pivot della Nazionale di 2,07, acquistato da Rieti dopo essere stato il grande protagonista della qualificazione azzurra ai Giochi Olimpici di Montreal morì improvvisamente a Forlì pochi istanti prima dell'inizio della partita a causa di una malformazione cardiaca che non era mai stata rilevata dalle visite mediche cui era stato sottoposto anche dai sanitari della nazionale. Fu uno scandalo che squassò lo sport italiano, ma alla Chinamartini restò solo il dolore per la perdita di un ragazzo buono che si era fatto amare da tutti per la sua semplicità e disponibilità.
Si riprese la strada, in salita, chiamando a Torino un "guru" come
Sandro Gamba, coach di fama mondiale, un match winner come
Brumatti e potenziando ulteriormente la squadra. Una lenta marcia di avvicinamento ai vertici conclusa nel
1982 con
Gianni Asti in panchina e un nuovo sponsor, la Berloni.
BERLONI Torino 82/83
Wansley - Ford - Caglieris - Brumatti - Vecchiato -
Sacchetti - Lardo - Brumatti - Manzin - Morandotti -
Mangini - Melgrati - Bratti
Una squadra con gli uomini contati, con una statura relativamente bassa, ma velocissima e compatta: Caglieris, Brumatti, Sacchetti, Wansley, Campbell (sostituito poi da Ford per un infortunio che alterò i delicati equilibri della squadra).
Secondo posto nella regular season e autrice di una serie di semifinali contro Milano che alla fine avrebbe poi vinto il titolo italiano.
Un secondo posto che forse illuse e l'anno successivo qualcosa si deteriorò nel meccanismo torinese, l'arrivo del pivot azzurro Vecchiato non diede i frutti sperati, anzi creò problemi di amalgama.
Ma
per tre torinesi Caglieris, Sacchetti e proprio Vecchiato, ci fu vera gloria a Nantes, ai Campionati Europei: prima medaglia d'oro per il nostro basket e proprio loro tre sugli scudi, i migliori della pattuglia azzurra guidata in panchina dall'ex-torinese Sandro Gamba.
L'immagine del torinese D.O.C. Charly Caglieris (trasmessa in Tv in tutta Europa) che corre baciando la palla dopo il suono della sirena della vittoriosa finale con la Jugoslavia resterà nei nostri cuori come il momento più emozionante ed il più bel ricordo dei successi del basket italiano.
L'anno successivo, sterzata tecnica, con l'arrivo del prof. Dido Guerrieri in panchina e un'iniezione di esperienza anche in campo con Scott May.
Basket piacevole divertente per la sua rapidità e fantasia, e la squadra volava:
secondo posto nella regular season, semifinale con la Virtus Granarolo Bologna e ancora una volta alla Berloni toccò inchinarsi alla futura squadra campione d'Italia.
La storia si ripeteva nella stagione successiva, 1984/85, quella della consacrazione di Morandotti titolare.
Ancora semifinale, ancora con Milano, e stavolta solo l'immenso Joe Barry Carroll impedì ai torinesi di arrivare quantomeno alla "bella" segnando otto canestri consecutivi negli ultimissimi minuti, inarrestabile, regalando la vittoria allo sprint ai futuri campioni (come sempre…) per un solo punto.
Ma la "storia infinita" delle sfide Torino - Milano conosceva il capitolo più emozionante la stagione successiva, quando la Berloni aveva rinunciato a Caglieris e aveva aggiunto al suo organico un altro americano di grande esperienza NBA come Mike Bantom ed un sesto uomo esperto come Savio.
Terzo posto nella regular season e immancabile appuntamento con Milano in semifinale. Ma non era una squadra quella che Guerrieri portò in campo, era un'infermeria.
Morandotti si era fratturato lo scafoide a due giornate dalla fine della regular season: stagione chiusa. Vecchiato all'ultima giornata si ruppe il tendine d'Achille: anche per lui stagione finita. Ma a Milano, con il giovane Croce "mascherato" pure lui per una frattura al naso, la Berloni fece impazzire la Simac di Mike D'Antoni e vinse una partita incredibile.
Purtroppo gli "appuntamenti ravvicinati" dei playoff si fecero sentire sui tendini usurati di May che giocò il match di ritorno a Torino praticamente su una gamba sola e la "bella" di Milano da fermo nei pochi minuti in cui riuscì a stare in campo.
Lo scudetto andò a Milano ma Torino vinse quello morale per quel che aveva fatto, buttando in campo dei giovani talenti come Pessina e Vidili ed un ragazzotto inesperto come Croce, tenendo comunque in scacco per 120' la futura squadra campione.
Pessina - Vidili - Morandotti
Purtroppo
a quel punto il giocattolo si ruppe. Il prof. Guerrieri emigrò, seguendo l'esempio di De Stefano che, dopo aver costruito una squadra di vertice, aveva tentato una nuova avventura a Treviso, con alterne fortune. E quando si volle cambiare un pò tutto, dal coach agli americani, i conti non tornarono più.
Fu una stagione disperata, con l'A-2 dietro l'angolo, e la A-1 riacciuffata per i capelli nei playout.
Fu anche l'addio alla Berloni, sponsor dei sei anni più belli del basket torinese. Tornò Gianni Asti, ma la ricostruzione è sempre difficile e con un pizzico di sfortuna, con le cessioni degli uomini migliori (Abbio, Pessina, ecc,) rese necessarie da un bilancio che incominciava a spaventare per certi buchi rossi, tutto diventò improbo fino all'amarezza della
retrocessione in A-2.
Una delusione terribile, subito compensata però dall'entusiasmo suscitato dall'arrivo a Torino di Darryl Dawkins "Tuono di cioccolata" , mitico protagonista della NBA, il re delle schiacciate. Descritto come personaggio ombrose ed irascibile, Dawkins presenta invece a Torino il suo lato migliore: simpatico, amicone, raffinato.
Darryl Dawkins
La sua straordinaria forza fisica, le sue stoppate, le sue devastanti schiacciate, consentono a Torino di vincere la A-2 e di ripresentarsi agguerritissima ai playoff.
Eliminata Livorno con un secco 2-0 che non lascia spazi a commenti, Torino sfiora la semifinale uscendo sconfitta di misura da Cantù in gara 3.
Perso Dawkins, attratto dal contratto miliardario offertogli da Milano,
Torino si presenta al via della nuova stagione 1991/92 con un nuovo sponsor torinese (Robe di Kappa) ed una coppia di americani nuova di zecca: Hurt e Magee. Sono proprio i due americani ed un grande Zamberlan a sostenere l'Auxilium a lungo votata squadra rivelazione del campionato.
Al termine della stagione Torino conquista un nono posto di assoluto valore.
Problemi con gli stranieri (ben 6 uomini alternati nel corso della stagione) e disavventure varie (leggi infortuni) caratterizzano il campionato 1992/93: nonostante alcune vittorie importanti contro squadre blasonate,
l'Auxilium non riesce a ripetere le imprese degli anni precedenti e scivola in A-2.
Nella stagione
1993/94 la squadra è affidata, dopo uno stentato avvio, alla saggia e sapiente guida del prof. Dido Guerrieri, rientrato dagli Stati Uniti per aiutare la nostra Auxilium.
Grazie ad un finale travolgente (5 vittorie negli ultimi 5 incontri disputati, l'ultimo dei quali ha permesso al prof. Guerrieri di raggiungere quota 300 vittorie in carriera in Serie A) i torinesi riescono a piazzarsi al
quinto posto in classifica nella regular season.
Nei playout purtroppo alcuni errori di troppo e alcune ingenuità non consentono ai gialloblu di ritornare in Serie A-1. Delusione cocente per tutti, dirigenti, tifosi squadra, ma non è da dimenticare quanto di positivo è stato fatto nell'arco di tutta la stagione.
La stagione
1994/95 una squadra profondamente rinnovata con Firic, Coppo, Mian e Valente a tenere insieme un gruppo di ragazzi di buon valore come Iacomuzzi, Carchia, Prato, Calvo, Muyango,
non va oltre al 10 posto in classifica ed i problemi al già critico bilancio societario crescono ancora. Non è più sostenibile per le casse sociali un campionato professionistico, soprattutto senza una sponsorizzazione adeguata, pertanto la dirigenza passa di mano e
dopo 23 anni di Serie A la gloriosa Auxilium chiede alla Federazione Italiana Pallacanestro di poter disputare il Campionato di Serie B d'Eccellenza, autoretrocedendosi per motivi economici.
E' l'inizio degli anni difficili: nel
1995/96 la squadra, giovanissima e ancora rifatta,
non riesce ad andare oltre al settimo posto nella prima fase ed a salvarsi nella seconda fase del campionato. Con Sacchetti in panchina e con Carchia e Iacomuzzi a fare da chioccia all'ennesimo gruppo di juniores la squadra torinese sempre
senza sponsor affronta il campionato 1996/97 con grande entusiasmo, ma rischia di retrocedere vincendo solo 7 partite, ma vince quelle decisive e si salva.
Nel
1997/98 ancora Sacchetti in panchina e due novità in campo Brignoli e Pastori, ma è troppo poco per pensare in grande e la squadra
si salva solo all'ultima giornata.
Il
1998/99 è l'anno più difficile per l'Auxilium e con Tassone alla guida di una squadra juniores o poco più, pur con grandi attestazioni di stima da parte delle altre società del Campionato,
la ex-grande Auxilium piomba tristemente in Serie B.
La società è finanziariamente in gravi difficoltà, si rischia di non poter provvedere all'iscrizione al Campionato di B 1999/2000 e questo vorrebbe dire che il nome più glorioso della pallacanestro torinese dovrebbe cessare di esistere.
La salvezza arriva da Collegno dove la locale squadra che milita anch'essa in Serie B propone all'Auxilium di mettere insieme le forze e di tentare di costruire qualcosa di positivo per il futuro cestistico della città.
La nuova dirigenza gestisce l'intera stagione ancora senza sponsor e questo impatta fortemente anche sulla campagna acquisti che non permette follie: la squadra è affidata al coach Beppe Carbone e la fusione dei due gruppi permette all'Auxilium di schierare una buona squadra che si pone l'obiettivo di raggiungere almeno i playoff in attesa di tempi migliori;
il Campionato si gioca a Collegno nel più piccolo Palazzetto dello Sport "Paolo Taroni" (capienza di 1.800 posti) dove i tifosi possono far sentire di più il loro supporto di incitamento alla squadra.
La struttura del campionato però è devastante e obbliga i torinesi a 5 trasferte in Sardegna e 9 in terra toscana.
Al di là dei costi insostenibili senza un aiuto economico di qualche azienda ed al di là di alcune partite perse per un soffio, la formazione torinese sfiora i play off e per soli 2 punti non si qualifica al terzo posto; la classifica "corta" e la differenza canestri piazzano l'Auxilium solamente al 12° posto, quindi ai playout che però vengono affrontati senza Calvo, Muyango e Signorile infortunatisi a Cagliari nell'ultima giornata di regular season.
Il risultato è drammatico e la sentenza ancor di più:
retrocessione in Serie C-1
La stagione
2000/2001 si caratterizza come quella delle partenze e degli arrivi importanti. La squadra è competitiva e
chiude la Regular Season al quinto posto, dietro alle "corazzate" Pavia, Asti, Casale e Saronno che, rispetto ai torinesi, si avvantaggiano di una panchina più profonda, esperta e maggiormente affidabile dal punto di vista tecnico.
I play-off si concludono, dopo due scontri combattutissimi, a favore di Saronno. Il bilancio della stagione è comunque positivo: la caduta libera degli anni precedenti si è arrestata,
la Squadra può contare su parecchi giocatori di qualità e su uno Sponsor, la Palmar, grazie al quale è finalmente possibile intavolare un discorso incentrato sul ritorno in campionati maggiormente consoni al blasone societario.
La stagione
2001/2002 vede il concretizzarsi di questi obiettivi:
alla Palmar si affiancano altri due Sponsor quali la Cospet e la C.A.R.T.E.R., la gestione tecnica viene affidata a Guido Tassone (di ritorno dalla trionfale stagione di Torre Boldone) e la squadra viene rinforzata con gli innesti del pivot Davide Profeti e della guardia Sergio Angeli, giocatori di quantità e qualità che hanno militato per anni in formazioni di categoria superiore alla Serie C.
L'inizio di campionato non è esaltante: la squadra fatica a trovare le giuste tempistiche di gioco, viene sconfitta due volte nelle prime quattro giornate ed è costretta ad inseguire. La svolta arriva il 16 dicembre 2001 quando la Palmar Cospet Torino, sommergendo la formazione di Omegna sotto un divario di diciassette punti, conquista il primato in classifica: da questo punto in avanti il campionato continua in crescendo, con i risultati positivi che si susseguono in continuazione ed il pubblico che ricomincia ad affollare, entusiasta, gli spalti del PalaTaroni di Collegno e quelli di tutti gli altri campi in cui i biancorossi sono impegnati in trasferta.
Conclusa la Regular Season a quota 38, i play-off propongono la difficile sfida contro il Bosto Varese: a Torino è un trionfo (vittoria con ben 26 punti di scarto), fuori casa è più dura ma la Palmar Cospet centra comunque la vittoria che elimina i lombardi e spalanca le porte della finale contro Valenza Po.
L'Auxilium si aggiudica la serie per due vittorie ad una e conquista la promozione in Serie B.
Attualmente milita nel campionato C1.
http://www.auxiliumbasket.it/