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LIBRI - cosa state leggendo, ora?

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Indecisissimo tra "La mano di Fatima" e "La mano sinistra di Dio"
14/02/2010 15:17

I turbamenti del giovane Alfonso
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14/02/2010 22:45

Preso "La mano sinistra di Dio"...
Ah non datemi del bigotto, è un libro su un serial killer...
14/02/2010 22:48

il numero 10, 14/02/2010 22.45:

Preso "La mano sinistra di Dio"...
Ah non datemi del bigotto, è un libro su un serial killer...



Diego Armando Maradona?
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14/02/2010 22:53

No, Dexter Morgan... Però da come lo vedo io e avendo già visto la serie tv tratta da questo libro secondo me ci sarà una bellissima parte dedicata alla morale...
22/02/2010 22:16

Dopo la mia personalissima trilogia sulla criminalità organizzata: I boss della camorra (De Stefano), Il capo dei capi (D'Avanzo-Bolzoni), Cacciatore di mafiosi (Sabella), ho deciso di prendere il coraggio a sedici mani e di dedicarmi ad un classico libro da spiaggia: Storia della filosofia occidentale (Russell). Vediamo chi cede prima.
22/02/2010 22:58

Re:
the fire bug, 22/02/2010 22.16:

Dopo la mia personalissima trilogia sulla criminalità organizzata: I boss della camorra (De Stefano), Il capo dei capi (D'Avanzo-Bolzoni), Cacciatore di mafiosi (Sabella), ho deciso di prendere il coraggio a sedici mani e di dedicarmi ad un classico libro da spiaggia: Storia della filosofia occidentale (Russell). Vediamo chi cede prima.




Lo consulto spesso per integrare gli appunti di filosofia.
10/03/2010 00:26

LA BUSTINA DI MINERVA
Su di un libro non letto

di Umberto Eco



Conoscere di un libro la relazione con altri libri significa spesso saperne di più che non avendolo letto. Commenta

Ricordo (ma, come vedremo, non è detto che ricordi bene), un bellissimo articolo di Giorgio Manganelli, nel quale egli spiegava come un fine lettore possa sapere che un libro non si deve leggere anche prima di averlo aperto. Non stava parlando di quella virtù che si richiede spesso al lettore di professione (o all'amatore di gusto), di poter decidere da un incipit, da due pagine aperte a caso, dall'indice, spesso dalla bibliografia, se un libro valga o meno la pena di essere letto. Questo, direi, è solo mestiere. No, Manganelli parlava di una specie d'illuminazione, di cui evidentemente e paradossalmente si arrogava il dono.

'Come parlare di un libro senza averlo mai letto' (Excelsior, 16,50 euro) di Pierre Bayard (psicanalista e docente universitario di letteratura) non tratta di come si debba sapere se non leggere un libro, ma di come si possa tranquillamente parlare di un libro non letto, persino da professore a studente, e anche se si tratta di un libro di straordinaria importanza. Il suo calcolo è scientifico, le buone biblioteche raccolgono alcuni milioni di volumi, anche a leggerne uno al giorno ne leggeremmo solo 365 in un anno, 3600 in dieci anni, e tra i dieci e gli ottant'anni ne avremmo letti appena 25.200. Un'inezia. D'altra parte chiunque abbia avuto una buona educazione liceale sa benissimo di poter ascoltare un discorso, poniamo, su Bandello, Guicciardini, Boiardo, numerosissime tragedie di Alfieri e persino 'Le confessioni di un italiano' avendone soltanto appreso a scuola il titolo e la collocazione critica, ma senza averne mai letto una riga.

È la collocazione critica il punto cruciale per Bayard. Egli afferma senza vergogna di non aver mai letto lo 'Ulysses' di Joyce, ma di poterne parlare alludendo al fatto che è una ripresa della 'Odissea' (che egli peraltro ammette di non aver mai letto per intero), che si basa sul monologo interiore, che si svolge a Dublino in un giorno solo, eccetera. Così che scrive: "quindi mi capita di frequente, nei miei corsi, senza batter ciglio, di far spesso riferimento a Joyce". Conoscere di un libro la relazione con altri libri significa spesso saperne più che non avendolo letto.


Bayard mostra come, quando ci si pone a leggere certi libri trascurati da tempo, ci si accorge che se ne conosce benissimo il contenuto perché nel frattempo se ne erano letti altri che ne parlavano, li citavano, o si muovevano nello stesso ordine d'idee. E (così come fa alcune divertentissime analisi di vari testi letterari in cui si tratta di libri mai letti, da Musil a Graham Greene, da Valéry ad Anatole France e a David Lodge) mi fa l'onore di dedicare un intero capitolo al mio 'Il nome della rosa', dove Guglielmo da Baskerville dimostra di conoscere benissimo il contenuto del secondo libro della 'Poetica' di Aristotele, che pure egli sta prendendo in mano per la prima volta, semplicemente perché lo deduce da altre pagine aristoteliche. Vedremo poi alla fine di questa Bustina che non cito questa citazione per mera vanità.

La parte più intrigante di questo pamphlet, meno paradossale di quel che sembri, è che noi dimentichiamo una percentuale altissima anche dei libri che abbiamo letto davvero, anzi di essi ci componiamo una sorta di immagine virtuale fatta non tanto di quello che essi dicevano, bensì di ciò che ci hanno fatto passar per la mente. Pertanto se qualcuno, che non ha letto un certo libro, ce ne cita dei passi o delle situazioni inesistenti, noi siamo prontissimi a credere che il libro ne parlasse.

È che (e qui viene fuori lo psicanalista più che il docente di letteratura) Bayard non tanto è interessato a che la gente legga i libri altrui, quanto piuttosto al fatto che ogni lettura (o non-lettura, o lettura imperfetta) debba avere un aspetto creativo, e che (a dirla con parole semplici) in un libro il lettore debba metterci anzitutto del suo. Tanto da auspicare una scuola dove, siccome parlare di libri non letti è un modo per conoscere se stessi, gli studenti 'inventino' i libri che non dovranno leggere.

Salvo che Bayard, per mostrare come, quando si parla di un libro non letto, anche chi l'ha letto non si accorge delle citazioni sbagliate, verso la fine del suo discorso confessa di aver introdotto tre notizie false nel riassunto de 'Il nome della rosa', de 'Il terzo uomo' di Greene e di 'Scambi' di Lodge. La faccenda divertente è che io leggendo mi sono subito accorto dell'errore su Greene, ho avuto un dubbio a proposito di Lodge ma non mi ero accorto dell'errore a proposito del mio libro. Il che vuol dire che probabilmente ho letto male il libro di Bayard oppure (e sia lui che i miei lettori sarebbero autorizzati a sospettarlo) che l'ho appena sfogliato. Ma la cosa più interessante è che Bayard non si è reso conto che, denunciando i suoi tre (voluti) errori, egli assume implicitamente che dei libri ci sia una lettura più giusta delle altre -tanto che, dei libri che analizza per sostenere la sua tesi della non-lettura, dà una lettura molto minuziosa. La contraddizione è così evidente da dar adito al dubbio che Bayard non abbia letto il libro che ha scritto.
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10/03/2010 16:20

Re:
=Condor11=, 10/03/2010 0.26:



Salvo che Bayard, per mostrare come, quando si parla di un libro non letto, anche chi l'ha letto non si accorge delle citazioni sbagliate, verso la fine del suo discorso confessa di aver introdotto tre notizie false nel riassunto de 'Il nome della rosa', de 'Il terzo uomo' di Greene e di 'Scambi' di Lodge. La faccenda divertente è che io leggendo mi sono subito accorto dell'errore su Greene, ho avuto un dubbio a proposito di Lodge ma non mi ero accorto dell'errore a proposito del mio libro. Il che vuol dire che probabilmente ho letto male il libro di Bayard oppure (e sia lui che i miei lettori sarebbero autorizzati a sospettarlo) che l'ho appena sfogliato. Ma la cosa più interessante è che Bayard non si è reso conto che, denunciando i suoi tre (voluti) errori, egli assume implicitamente che dei libri ci sia una lettura più giusta delle altre -tanto che, dei libri che analizza per sostenere la sua tesi della non-lettura, dà una lettura molto minuziosa. La contraddizione è così evidente da dar adito al dubbio che Bayard non abbia letto il libro che ha scritto.



Davvero interessante. Soprattutto l'idea che il lettore debba leggere in modo creativo e non limitarsi a "leggere". Leggerò il libro di Bayard, personalmente il suo metodo mi sembra utilissimo quando sei costretto ad avere tempi di lettura ristretti e hai molti libri da leggere per recensioni da fare, dove magari spesso non ti importa molto quello che devi recensire. Ma a livello di puro piacere della lettura, un libro secondo me è da leggere tutto...a me piacciono le citazioni e se qualcuno le sbaglia su un libro che ho letto o le confonde a volte sussulto come se avessero sbagliato un congiuntivo :D senza contare che il suo discorso può essere valido per libri come l'Ulisse di Joyce, neanche io l'ho letto tutto ma ne ho studiato diversi pezzi in letteratura inglese per cui chiaro che si sa di cosa parla, come le famose pagine senza punteggiatura, o altri strafamosi, ma se il libro è poco conosciuto se non l'hai letto hai poco a cui attaccarti...perchè potrebbe cambiare. Il diario di Tristam Shandy ad esempio, comincia come un libro normale ma poi ha la particolarità delle pagine nere...e di quelle bianche. Se non lo leggi tutto o non lo studi, come fai a saperlo?

[Modificato da !LULLABY! 10/03/2010 16:20]
10/03/2010 18:41

Re: Re:
!LULLABY!, 10/03/2010 16.20:



Davvero interessante. Soprattutto l'idea che il lettore debba leggere in modo creativo e non limitarsi a "leggere". Leggerò il libro di Bayard, personalmente il suo metodo mi sembra utilissimo quando sei costretto ad avere tempi di lettura ristretti e hai molti libri da leggere per recensioni da fare, dove magari spesso non ti importa molto quello che devi recensire. Ma a livello di puro piacere della lettura, un libro secondo me è da leggere tutto...a me piacciono le citazioni e se qualcuno le sbaglia su un libro che ho letto o le confonde a volte sussulto come se avessero sbagliato un congiuntivo :D senza contare che il suo discorso può essere valido per libri come l'Ulisse di Joyce, neanche io l'ho letto tutto ma ne ho studiato diversi pezzi in letteratura inglese per cui chiaro che si sa di cosa parla, come le famose pagine senza punteggiatura, o altri strafamosi, ma se il libro è poco conosciuto se non l'hai letto hai poco a cui attaccarti...perchè potrebbe cambiare. Il diario di Tristam Shandy ad esempio, comincia come un libro normale ma poi ha la particolarità delle pagine nere...e di quelle bianche. Se non lo leggi tutto o non lo studi, come fai a saperlo?





concordo. In teoria la libertà del lettore dovrebbe consistere(e spesso è così) anche nell'avere il diritto di compiere tutta una serie di operazioni(saltare frasi,pagine,capitoli addirittura anche abbandonare un libro)che definirei poco ortodosse. Io parto dal presupposto che se per alcuni testi(raccolte di poesie,racconti,romanzi) tutto ciò non crea pregiudizio alla comprensione essenziale(e quindi anche all'opportunità di poterne parlare con cognizione di causa) per altri,sempre considerando la questione su questo versante, non si può prescindere da un vero e proprio studio(non puoi non studiare l'introduzione critica ad un'edizione del Capitale di Marx). Questo ovviamente ha a che fare con una tipologia di lettura diciamo "impegnata",ovviamente se si parla semplicemente di godimento personale non possono esserci restrizioni di sorta. Comunque sempre a proposito del libro di Bayard,a margine della sua tesi,ci trovi pure una simpatica e originale classificazione(la riporto qui,sarebbe divertente se prendendola come spunto ognuno facesse riferimento alla propria esperienze di lettore):

LSC: libro sconosciuto
LS: libro sfogliato
LSP: libro di cui ho sentito parlare
LD: libro dimenticato
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10/03/2010 19:10

Sì sono d'accordo...del resto anche la predisposizione alla lettura è diversa a seconda di cosa hai tra le mani. Almeno, per me è così. Curiosa questa cosa delle sigle :D adesso mi cerco il libro, grazie della segnalazione Condor ;)
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Con colpevolissimo ritardo, "Gomorra".



"Io sono dell'opinione che noi uomini siamo come dei piatti sporchi di due settimane: una parte della sporcizia puoi lavarla facilmente, ma per togliere quella incrostata ci vuole l'acido muriatico."
Respect.
10/03/2010 19:42

Re:
!LULLABY!, 10/03/2010 19.10:

Sì sono d'accordo...del resto anche la predisposizione alla lettura è diversa a seconda di cosa hai tra le mani. Almeno, per me è così. Curiosa questa cosa delle sigle :D adesso mi cerco il libro, grazie della segnalazione Condor ;)




de nada[SM=g27823]
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Re: Re: Re:
=Condor11=, 10/03/2010 18.41:




concordo. In teoria la libertà del lettore dovrebbe consistere(e spesso è così) anche nell'avere il diritto di compiere tutta una serie di operazioni(saltare frasi,pagine,capitoli addirittura anche abbandonare un libro)che definirei poco ortodosse. Io parto dal presupposto che se per alcuni testi(raccolte di poesie,racconti,romanzi) tutto ciò non crea pregiudizio alla comprensione essenziale(e quindi anche all'opportunità di poterne parlare con cognizione di causa) per altri,sempre considerando la questione su questo versante, non si può prescindere da un vero e proprio studio(non puoi non studiare l'introduzione critica ad un'edizione del Capitale di Marx). Questo ovviamente ha a che fare con una tipologia di lettura diciamo "impegnata",ovviamente se si parla semplicemente di godimento personale non possono esserci restrizioni di sorta. Comunque sempre a proposito del libro di Bayard,a margine della sua tesi,ci trovi pure una simpatica e originale classificazione(la riporto qui,sarebbe divertente se prendendola come spunto ognuno facesse riferimento alla propria esperienze di lettore):

LSC: libro sconosciuto
LS: libro sfogliato
LSP: libro di cui ho sentito parlare
LD: libro dimenticato




Sono un po' d'accordo e un po' no.
Diciamo innanzitutto che la lettura è importante ma non poi così fondamentale. E' probabile che si conosca meglio un libro studiandolo e sfogliandolo un po', che dopo una lettura completa ma disattenta; la vera lettura utile, per discutere di un'opera, sarebbe quindi ponderata e magari ripetuta.
Però bisogna anche un po' distinguere i campi. Il lettore x ha il sacrosanto diritto, nessuno è interessato a toglierglielo, di fare ciò che vuole con un libro, anche un origami. Per uno studioso, a maggior ragione un insegnante, le cose cambiano un po'. Deve assicurare la conoscenza dell'argomento, il modo in cui la ottiene come ho detto prima non è così rilevante, ma è fondamentale che sia coscienzioso in questo. Entrando nel dettaglio, poi, le cose si complicano ulteriormente... Se ti occupi di estetica, credo sia pressoché indispensabile leggere l'opera in questione. Se ti occupi di teoria letteraria rimane piuttosto importante ma non essenziale, comporta il rischio di prendersi imbarcate pazzesche ma in una disciplina del genere non conosco autore che non ne abbia prese. Se ti occupi di storia della letteratura, visto anche l'ampio spazio di lavoro, la conoscenza diretta del testo ha un basso valore. Se poi ti occupi di filologia o linguistica, il contenuto dell'opera non è rilevante.

Al di là di questo, molto interessante l'articolo.
[Modificato da _Sir_ 10/03/2010 23:09]
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Crypto di Dan Brown
11/03/2010 00:07

Di Dan Brown ho in canna Le verità del ghiaccio.
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11/03/2010 01:28

A mancano solo quello e "Il Simbolo Perduto" quando finirò Crypto.

Comunque, per ora, per dove sono arrivato in Crypto, lo ritengo meglio sia di Angeli e Demoni, sia del Codice Da Vinci.
11/03/2010 02:10

Re: Re: Re: Re:
_Sir_, 10/03/2010 23.08:




Sono un po' d'accordo e un po' no.
Diciamo innanzitutto che la lettura è importante ma non poi così fondamentale. E' probabile che si conosca meglio un libro studiandolo e sfogliandolo un po', che dopo una lettura completa ma disattenta; la vera lettura utile, per discutere di un'opera, sarebbe quindi ponderata e magari ripetuta.
Però bisogna anche un po' distinguere i campi. Il lettore x ha il sacrosanto diritto, nessuno è interessato a toglierglielo, di fare ciò che vuole con un libro, anche un origami. Per uno studioso, a maggior ragione un insegnante, le cose cambiano un po'. Deve assicurare la conoscenza dell'argomento, il modo in cui la ottiene come ho detto prima non è così rilevante, ma è fondamentale che sia coscienzioso in questo. Entrando nel dettaglio, poi, le cose si complicano ulteriormente... Se ti occupi di estetica, credo sia pressoché indispensabile leggere l'opera in questione. Se ti occupi di teoria letteraria rimane piuttosto importante ma non essenziale, comporta il rischio di prendersi imbarcate pazzesche ma in una disciplina del genere non conosco autore che non ne abbia prese. Se ti occupi di storia della letteratura, visto anche l'ampio spazio di lavoro, la conoscenza diretta del testo ha un basso valore. Se poi ti occupi di filologia o linguistica, il contenuto dell'opera non è rilevante.

Al di là di questo, molto interessante l'articolo.



diciamo che dovrebbe essere così(spesso capita che non lo sia),comunque certo che concordo.

Tra l'altro interessante la nota LSP che poi si rifà alla tesi di cui sopra, della conoscenza niente affatto superficiale alla fine della fiera di libri che non si sono mai letti ma di cui si è sentito parlare o si è letto su altri libri. A parte il velato richiamo ad un vizio tipico degli intellettuali(feticismo nei confronti del libro in quanto oggetto,libri che comunicano tra di loro ecc)che personalmente mi fa venire l'orticaria, a me è capitato spessissimo di sfogliare libri mai letti ma che mi sembrava di conoscere perfettamente,per averne sentito parlare/letto da altre parti. E' stranissimo.
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11/03/2010 09:01

Perfetto Sir, era quello che intendevo con "la predisposizione alla lettura è diversa a seconda di cosa hai tra le mani" :)
E' vero Condor, capita anche a me ed è strano. A volte mi capita di pensare, in un primo momento, "ma dove l'ho già letto? guarda questo che copia in modo spudorato!" invece sto leggendo l'originale di quello che altrove ho letto come riportato :D

@il numero 10:davvero Crypto è meglio? di cosa parla?
04/04/2010 21:21

the fire bug, 22/02/2010 22.16:

ho deciso di prendere il coraggio a sedici mani e di dedicarmi ad un classico libro da spiaggia: Storia della filosofia occidentale (Russell). Vediamo chi cede prima.



Mi ha conquistato. Sicuramente lo riprenderò in mano (il libro).
Ora, nelle mie personalissima ambizione di diventare il più grande montanellologo vivente [SM=g27824] , sto leggendo in contemporanea I conti con me stesso e La mia eredità sono io.
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