Oggi stavo cazzeggiando un pò e mi sono reso conto che la cinematografia sul basket non sprona i ragazzi a giocare, o meglio: la nuova generazione.
Mi riferisco alla "generazione Z", quella dei nati dopo il 1997 che secondo me sono stati cresciuti a videogiochi openworld e scene mozzafiato ad alto contenuto di endorfine.
Guardiamo un attimo i film che sono stati fatti sul basket: moltissimi parlano di problemi sociali, povertà, emarginazione per il fatto di essere neri e di morte.
Quindi si va da Spike Lee che ci mette tanta politica (situazioni da emarginati), tanta psicologia (situazioni di disagio familiare) e tanta noia a "Blue Chips" in cui c'è una scena gasante (l'ultima) ma dove in pratica si denuncia il malaffare della NCAA.
Addirittura quando un film sul basket è comico si parla comunque di morte (
"Un canestro per due", articolo pubblicato su Slam).
Molti hanno parlato bene di "Coach Carter" (
recensione sul vecchio Slam) ma di quel film non è piaciuto molto l'atteggiamento del regista e dei due sceneggiatori (stranamente bianchi) di demonizzare l'etnia bianca e la ricostruzione della storia romanzata che è tutta da dimostrare (io se avessi fatto parte dei loro avversari avrei denunciato tutta la produzione).
Arrivo al punto: questo atteggiamento di buonismo e di
argomenti che non hanno niente a che fare con la vera competizione (il vincere, il farsi il culo, il sacrificio totale, la dedizione a uno sport) sta allontanando tutti, specialmente la generazione Z, cioè i post millenials.
Vogliamo appassionati di basket? Serve propaganda.
Serve roba come questa.
Dobbiamo tornare a gasarci, a saltare sulla sedia e urlare "porta vacca, voglio farlo anch'io!".
Cosa ne pensate?
BASKET CONNECTION, FIERI DI NON FARE SCHIFO