E’ lunedì mattina. Al risveglio nel giorno libero settimanale capitan Tommaso Raspino impugna il cellulare e chiama Niccolò De Vico e Luca Murta: «Andiamo in palestra». Il trio, cresciuto nel settore giovanile laniero, resta al palasport di via Pajetta finché non viene raggiunta quota 600 tiri realizzati, 200 a testa. «Mi sento in colpa, non riesco a stare fermo, ho bisogno di sfogare la delusione», racconta il capitano. Un primo tempo difensivo eccellente, poi la situazione falli da gestire, un bottino finale di sette punti: «Sono uscito dal palazzetto e mi son detto: di più stavolta non si poteva fare - racconta il capitano -. Poi non avevo più forze, sul pullman non ho visto nemmeno l’uscita dal parcheggio e già mi ero addormentato. Abbiamo dato il 100% ma, bisogna ammetterlo, Torino è stata più brava». Mentre Tommaso dormiva, Luca Murta rosicava via social network per il ko patito in quella città dove lui è stato studente universitario e giocatore del Cus Torino: «Probabilmente se avessimo vinto sarei già a fare serata in qualche locale torinese - mette in calce -. Abbiamo perso e ciò implica che stia tristemente mangiando dei mandarini, in pullman sulla via di Biella» E aggiunge: «Che spettacolo però giocare partite del genere, spero che questa sfida Biella-Torino non sia l’ultima della stagione».
E’ stata una partita da playoff: «Non so se da playoff o cosa - ribatte Raspino -, di sicuro per intensità e scelte tecniche non era una semplice partita di campionato». Biella ci ha provato, è stata in corsa fino al 26’ quando Voskuil (comunque tornato fattore) ha sparato sul ferro la tripla del 54 pari e a ruota la Manital ha trovato un 11 a 0 di parziale decisivo per far sua l’inerzia: «Torino è stata brava a punire i nostri cambi difensivi - spiega il numero 8 -, e noi abbiamo subito troppo a rimbalzo come ci è capitato nelle ultime partite. Quando cambi l’accoppiamento difensivo e ti trovi un centro bravo come Amoroso accade questo: bravi loro, noi dobbiamo lavorare meglio». Si può disquisire sui dettagli, sulla palese difficoltà nella lettura difensiva di Hollis su Mancinelli, o su qualche possesso perso di troppo: «Tutto vero, è inutile che ci nascondiamo, loro con un innesto in più sono una squadra da serie A - ammette Raspino -. Noi ci siamo approcciati nel modo giusto ed era il minimo perché se non lo fai in una partita del genere allora è meglio che smetti di giocare a basket, però ci manca ancora qualcosa». E rispetto all’andata: «Le avversarie giocano con una mentalità differente, non trattandoci più come dei giovincelli alle prime armi: al Ruffini Torino ha giocato da squadra forte che voleva vincere un derby».
Mentre si sfoga, il capitano non riesce a stare fermo, opta nel pomeriggio per andare ancora in palestra, questa volta tra i pesi della palestra Metropolitan: «Mi spiace per noi, visto come lavoriamo, ma anche per i nostri tifosi che si sono dimostrati ancora una volta i migliori d’Italia, per l’affetto e l’attaccamento alla squadra». E conclude: «Da capitano a nome della squadra non posso far altro che dire grazie a chi ci ha sostenuto fino a Torino. Stateci vicino, perché Torino è stata più forte, ma noi continueremo a lavorare con impegno dando il massimo».
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Non serve altro per descrivere questa squadra!